Intelligent life is all around us.

venerdì, settembre 29, 2006

Ritenta e controlla, pirla.


AHAHAHAH!!!!
Giusto per dimostrare quanto so essere buffone.

Ieri sono rimasto estremamente piccato perchè nei multistore di via marghera non ho trovato il libro "Un giorno ideale per i pescibanana" di J.D. Salinger.
Talmente piccato che oggi ci avevo pure scritto un post su, visto che i commessi mi hanno guardato come se fossi una specie di alieno con quattro teste, quando gli ho fatto presente il titolo.

Ho iniziato con la mia serie di lamentose litanie da caffettiera del cazzo, deridendo l'ignoranza dell'intera specie dei commessi e maledicendoli fino alla nona generazione della loro progenie.

Preciso che tale racconto (perchè di questo si tratta) io l'avevo letto svariati anni addietro tramite dispense scolastiche (si lo so: aberrante), ed ero alquanto convinto che fosse una pubblicazione distinta.

Senonchè, controllando meglio sul ueb, oggi ho scoperto con sommo stupore che l'ignoranza è mia, visto che il titolo in questione fa parte della raccolta "nove racconti" del medesimo autore, e mai è stato dato alle stampe in forma singola.

Ecco, bacchettatemi e sputazzatemi, o commessi ingiustamente vilipesi: di certo non vi biasimerò.

giovedì, settembre 28, 2006

Pentacoli al contrario.

I bimbi giocano col pongo, aye-aye-didderudadda
Questi bambini, così cattivi, aye-aye-didderudaddè

I bimbi neri girano in tondo, aye-aye-didderudadda
Questi bambocci, cupi e lascivi, aye-aye-didderudaddè

Bimbi da Sabba, tappati in casa, aye-aye-didderudadda
Ma che paura, dei bimbi vivi, aye-aye-didderudaddè

Questa è la giostra, del satanasso
Del diavolone, la gran canzone
Che non sa niente, non vuole un cazzo
Osserva tutti, con compassione.


ALL TOGHETER NOW!
One more time! Clap your hands! In that big-bad-old-black church!
Ripete da capo, ad libitum

Usare un ritmo a scelta tra:
Sexyback - J. Timberlake
Stop, dimentica! - T. Ferro

Per maggiori info, chiedere alla tata.
Il mondo è pieno zeppo di sfigati: evviva.

Black Swan.

What will grow quickly, that you can't make straight
It's the price you gotta pay
Do yourself a favour and pack you bags
Buy a ticket and get on the train
Buy a ticket and get on the train

Cause this is fucked up, fucked up
Cause this is fucked up, fucked up

People get crushed like biscuit crumbs
And laid down in the bed you made
You have tried your best to please everyone
But it just isn't happening
No, it just isn't happening

And it's fucked up, fucked up
And this is fucked up, fucked up
This your blind spot, blind spot
It should be obvious, but it's not.

But it isn't, but it isn't, but it isn't, but it isn't, but it isn't...

You cannot kickstart a dead horse
You just crush yourself and walk away
I don't care what the future holds
Cause I'm right here and I'm today
With your fingers you can touch me

I'm your black swan, black swan
But I made it to the top, made it to the top
This is fucked up, fucked up

You are fucked up, fucked up
This is fucked up, fucked up

Be your black swan, black swan
I'm for spare parts, broken up

- Thom Yorke

mercoledì, settembre 27, 2006

Il mio nome è Simplicio.

Ma chiariamoci: è soltanto un nome putativo.

È che ogni tanto sento il bisogno di dire le cose come stanno, senza tanti fronzoli. L’iniziativa sarebbe anche lodevole, se avessi una minima idea di come stanno le cose.

Ma come dice il poeta: più ci penso e meno trovo il senso.
Mi aiutate voi? C’ho un paio di curiosità.

BLOGSTAR

Sempre più stranito dai Blog Awards (e da Mafianera in generale) mi sono interrogato su un punto fondamentale: ma una blogstar ha un riscontro economico di qualche tipo derivante dal suo status?
Se la risposta è no, complimentissimi per la scelta.

LA SINISTRA

Qualcuno ha mai sentito proferire a Prodi, Riottello o Baffetto-Furbetto un’asserzione di sinistra? Guardate che voglio le prove: un link, un video o un’ostiamaria, sulla parola non vi credo. Preciso comunque che tra il “dire” e il “fare” c’è di mezzo “e il”: uno può dirsi compagno e poi agire da fascistone. Guardate me: mi dichiaro simpatizzante di sinistra e poi mi spugnetto con tutt’altra mano.

ORDINAMENTO SOCIALE

Ammetto di essere un po’ fissato con la preistoria. Ma pensateci bene: in chiave eudemonologica, una volta abbatuto il mammut, il cavernicolo medio poteva non fare più un beneamato per mesi. Ok: doveva guardarsi da smilanodonti, titanosauri e pteroduttili, ma mi angosciano meno loro di clienti, fornitori e account. So che rinunciare a certe comodità è dura (a me, se togli la partita a Warcraft III quotidiana, pigliano attacchi di alopecia), ma forse varrebbe la pena ritrattare su qualcosa, no?

DONNE

Vessate e ridotte al silenzio per secoli. In certi stati incivili ancora costrette a nascondersi dietro a un velo. Abonimevole, d’accordo.
Ma nei nostri stati civili, la donna moderna usa la fica come un’arma e sogna di diventare velina, letterina o puttavalletta, per essere costretta ad andare in giro praticamente nuda con il compito pregiato di arrizzacazzi. Che poi non è altro che un modo viscido come un altro per essere vessata e ridotta al silenzio nuovamente. In diretta nazionale, stavolta.

Ora:

A- Sarà mica che ve l’andate a cercare?
B- Perché predicate parità dei sessi e razzolate nei luoghi comuni maschili?
E, perchè no, C – Perché non ammettete che vi piace toccacciarvi e smanazzarvela quanto noi se, come dire, rimanete un po’ a corto di minchia?

Sì, lo so che per voi è un ossimoro l’ultima affermazione: ma se instaurate un minimo di parametri inerenti le persone e non altro nell’ambito delle preferenze sessuali, sappiate che non è così facile trovare un uomo che vi piaccia. Punto.

RELIGIONE

Argomento spinoso: la piglio larga.
L’uomo antico si dovette liberare pian piano dal retaggio del mondo sensibile. Sofisti, stoici, epicurei e scettici andarono mano a mano a distaccarsi dal mondo che avevano sotto gli occhi per giungere, a partire da Socrate, a uno stadio spirituale. Si suppone che l’uomo spirituale non abbia alcun interesse nei beni terreni, ma cerchi solo il pensiero che sta dietro a queste cose.
Il loro spirito, appunto.

(mi sto incartando: aiuto)

I Cristiani arrivarono a consacrare completamente il loro cuore e il loro intelletto a questo: riconoscendo qualcosa solo come opera e manifestazione della gloria di Dio, cioè emanazione dello Spirito Unico e Perfetto da cui tutto è stato originato. Ora: un litigio tra uomini spirituali come possono essere, ad esempio, Cristiani e Musulmani, può solo esaurirsi in una gara per stabilire a chi spetta la palma di spirito migliore, visto che a nessuna delle due parti interessa di null’altro.
Ma allora non è uguale ad un banale litigio tra bambini che fanno a gara a chi ce l’ha più grosso o a chi piscia più lontano? Sono il solo a cui paia una cagata? Consolatemi, vi prego.

Avrei dei dubbi anche sul TERRORISMO, l’INFORMAZIONE, il MARKETING e il DENARO, ma per oggi credo che possa bastare. Anche perché rileggendo non capisco manco io che cosa abbia scritto, figuratevi voi.

In pratica, Simplicio un cazzo. Au revoir (maledetto idioma gallico).

martedì, settembre 26, 2006

Pipol eiv de pauer, bat itz tu leit.


Mi risveglio terrorizzato, dopo aver sognato l’anima in fondo al Po.

Il sole non ho da un paio di giorni, ormai, visto che piove cheDiolamanda, e una totale mancanza di pushing-pushing mi rimembra la mia inadeguatezza al mondo per l’ennesima volta.
Un cartellone rotante (una specie di aggeggio alla Mazinga Z) m’informa che Paolo Maldini è IL film, quindi posso smetterla di pensare con nostalgia ai Blues Brothers e Animalhouse.

”Ma la vita non può essere tutta qui!” - urlo in faccia ad una bella sconosciuta in metropolitana, precisamente alla stazione di Wagner. Giunti che siamo in Cadorna (3 fermate dopo) ella si riprende dallo spavento e mi riempie di schiaffi, prima di convenire che forse ho ragione.
Quando usciamo insieme dal vagone, penso di averla conquistata e già mi immagino un futuro con lei, due figli e un cane di nome Arzù a carico. Ma il sogno dura non più di 4 secondi: giusto il tempo di salire in superficie e constatare amaramente che lei, di per contro, è salita sulla linea 2.

La delusione è tremenda: a distanza di 15 minuti ne porto ancora i segni addosso. Per sublimare provo a farmi arrestare da uno sbirro, ma purtroppo ho dimenticato il fumo a casa.

Capisco che per quanto mi dibatta, i lacci del destino mi hanno ormai stretto i polsi e non posso oppormi oltre al loro volere.
Quei lacciacci di merda si materializzano sotto forma di porta del mio ufficio, che apro mestamente, in ritardo di ormai una mezz’ora buona.

Al coro di vibrate proteste, devo dire giustificate, che mi accoglie, oppongo un mutismo ostinato, appellandomi al 5° emendamento.
Perché sì: in fondo vorrei rispondere che ero occupato a pensare cose serissime e profonde, ad architettare un nuovo e più equo ordinamento sociale, ma la mia naturale umiltà mi impedisce di raccontarle così grosse.
Visto e considerato che Luca Dirisio è ancora in vita (e prova a volare, perdipiù!), e in un equo ordinamento sociale ciò è inconcepibile.

Così mi faccio cazziare placido, ufficialmente perché sono un mirabile asceta.
In via ufficiosa, però, si vocifera che le mie mattinate siano spesso riassumibili in un grosso, gigantesco, monumentale esempio di cazzeggio.
Praticamente, la storia della mia vita.
Nella foto: un po' di pushing-pushing.

lunedì, settembre 25, 2006

Cose DAVVERO importanti.

Claudia Andreatti dichiara convinta dopo l’elezione di Miss Italia:

- nel 2006 i capelli corti ci vogliono.
- Sono nemica giurata dell’alcool, gli spinelli e la musica heavy metal.

Alcoolisti, tossici e metallari capelloni, controbattono preoccupati:

- sì, ma i bocchini li fai?!

venerdì, settembre 22, 2006

A perfect day, for mòvacaghèr.


La televisione ufficiale è stata presa d'assalto dai pescibanana.

Non mi spiegherei altrimenti quel buffo personaggio lampadato che ha invaso il mio schermo stamane, alla guida di una lussuosa convertibile hammericana, cantando compulsivamente un'aria su Materazzi e Zidane.

Questo povero squilibrato farneticava anche riguardo a Gioconde e telefonini, ma in tutta onestà il nesso mi è sfuggito completamente.

Ah, sfortunata creatura - mi sono detto - chissà quale cataclisma ti ha portato un giorno a gettare la tua vita così, senza un briciolo di amor proprio, dal finestrino di una vettura che non ne abbisogna, essendo essa decapottabile?

Ma io, che porto quasi il nome di un Samurai, laverò via quell'onta se mai ci incontreremo: donandoti gloriosa morte, sul filo caritatevole della mia spada.
Nella foto: perdonali, J.D. Salinger, torneranno tutti a te.

martedì, settembre 19, 2006

Verità per Aldro.


Diffondo con piacere l'appello lanciato dall'amico Canta.

Trovo semplicemente doveroso contribuire nel mio piccolo.

Fenomenologia ipocondriaca.

Oggi è una di quelle giornate da antipatia spinta.

La sveglia suona con due ore di anticipo per improrogabili esigenze lavorative, che comprendono tra l’altro anche l’uso della camicia buona.
La coscienza di me stesso come forma di vita più o meno senziente opta per il non manifestarsi con l’apertura degli occhi.
Rimanda la sua apparizione mentre scendo dal letto, nicchia durante la colazione e si palesa solo al decimo litro di acqua ghiacciata che incoccia sulle occhiaie.

Lo specchio del cesso mi restituisce un’immagine sbiadita del viso: mi tolgo le caccole dagli occhi per migliorare il focus.
Indi cerco in tutti i modi di rinfilarmi le caccole, con scarsi risultati.

Prima di giungere alla porta incontro il mio coinquilino (per sua pura sfiga), tediandolo con una sterile polemica su argomenti già trattati ieri. L’utilità del monologo risulta inversamente proporzionale all’acredine manifestata, così il mio passaggio lascia una lastra di ghiaccio come scia sul tragitto che mi conduce fuori casa.

Poco male: è solo il mio migliore amico.

All’interno della metropolitana condivido i miei 10cm2 di spazio vitale con il gomito di un tizio, più che mai deciso ad esplorarmi i polmoni tramite abbattimento della gabbia toracica.
Vorrei spiegargli che lo spettacolo lì dentro non è assolutamente degno di nota se non per la raccolta punti della Marlboro, ma sono troppo occupato a litigare col mio iPod: reo di andare sistematicamente a pescare nel torbido della playlist i pezzi più violenti mai scritti a memoria d’uomo.
Skippo Korn, Mars Volta e Deftones, prima di arenarmi sui Rage Against The Machine.

Al che gliela do vinta e mi tolgo le cuffie.

Il resto della mattinata ondeggia tra caffè, paglioni, nausea e noia.
E mentre indulgo a questi stati d’animo discordanti, un fotografo immortala insistentemente la mia spalla sinistra, cha ha avuto l’onore di essere scelta come protagonista di uno scatto pubblicitario.
Posa fiera davanti a un Bancomat, lei, mentre tutto il resto degli organi la maledicono per gli obblighi derivanti dal suo usucapione, indirettamente ricaduti su di loro.

Il tutto, naturalmente, a impatto zero sul salvadanaio.

Lo strazio dura un paio di ore e mezza, poi la mia carcassa viene adagiata sul sedile di un taxi per essere ricondotta in faccia al computer, dove si ritrova pigramente anche adesso a pigiare sulla tastiera.

Ascoltando il canone in re minore di Pachelbel realizzo che è il momento di lasciar perdere tutto e tornare a casa a dormire. Ecco, probabilmente farò proprio così.
Tanto la faccia che ho si presta ad incarnare i sintomi di una qualunque malattia, umana o animale, che abbia mai lasciato una minima traccia di sè sul pianeta Terra.

Non tutti i mali, vengono per nuocere: yuppie.

lunedì, settembre 18, 2006

Raccontacene un'altra, Eddie.


Nel mio essere pirla ci avevo anche creduto.
Peccato: Never Covered va avanti, ma quello sarebbe stato un signor finale.

Poco male: perchè dopotutto mi sarebbe spiaciuto non poter scrivere del concerto di ieri dei Pearl Jam.
Una volta che accetti serenamente la tua condizione di "non più di primo pelo", il fatto che il tuo idolo ribelle adesso ha 42 anni e che il grunge è un concetto più d'antiquariato che d'avanguardia, ti capita che il tuo idolo dicuisopra tiri fuori la prestazione che 15 anni addietro non gli hai mai visto fare.

Ed estasiato assisti al miracolo di sentire l'intiero Forum cantare una per una tutte le canzoni di un gruppo straniero a memoria, a squarciagola e per nulla a cazzo.
Devoti dalla prima all'ultima nota: nessuna traccia di quei pubblichini poco avvezzi all'uso delle lingue anglofone che recitano "Aiuonnaghenap, uazzaghein" senza capire una mazze di quello che gli esce dalla bocca.
Tant'è che a un certo punto, completamente incataiato dall'alcool, il buon Vedder si affida ad un pessimo italiano per comunicarci che di tutti i posti in cui si sono esibiti, a Milano spetta la medaglia d'oro per il pubblico che canta meglio.

Grazie, anche tu non te la cavi male.

Alla fine di 225 minuti di quel bel rock che si ascoltava una volta, esci domiciliando un bel paro di vaffanculo convinti ad indirizzo del nu-metal, di MTV e dei loro negroni_che_parlano_veloce adorni di catenazze d'oro e delle mignottelle tuttesvestite ma così toxic o dirrty.

Come dire: sei dirrty? ESSOCAAA!!!

Di ritorno a casa, durante la consueta battaglia notturna contro le zanzare, partorisco il seguente precetto naturalista: in accordo con la teoria Darwiniana, diventerà la specie più numerosa quella che meglio si adatta all'ambiente circostante. Quindi Milano, come la quasi totalità delle grandi città, più che a misura d'uomo è fatta a misura di pappatecio.
Voglio andare a vivere in campagna.
Nella foto: Even Flow un par di maroni.

venerdì, settembre 15, 2006

Unsent?

[...] la città è mezza vuota. Anche la gente è mezza vuota e vive metà vita. Si incontrano e fanno gesti che non riescono a concludere. Dicono solo metà delle parole. Alcuni non hanno la testa, altri non hanno gambe e stanno immobili sulle macchine, suonando irosi, ma davanti non c'è nessuno. Un uomo in piedi in una mezza cabina con un mezzo telefono, cerca di chiamare. Ma il numero è nell'altra metà del mondo. D'improvviso ululano le sirene, tutti scappano in casa e chiudono le finestre. Resta in strada solo Musashimaru, con un'intera incredibile allegria, e gli piacerebbe condividerla con qualcuno. [...]

Di mio c'è solo quel cazzo di nick che ho scelto, che tra l'altro è sempre tuo.
Scusami se non ti cito, ma mi piacerebbe che un maledetto stronzo qualsivoglia passasse di qua e riconoscesse da solo i tuoi versi, senza bisogno di una volgare didascalia.

Mi piacerebbe che questo fosse il mio ultimo, tristissimo blues.
Vorrei svegliarmi domani e trovare un solo commento, a tuo nome.
Allora potrei anche smetterla di stare qui a scrivere come un cretino, che tanto non riuscirei in altri mille post a trovare un finale migliore per questo ennesimo, inutile blog.

E magari poi uscirei, correndo a perdifiato, per scrivere ogni giorno LUCIA, in lettere rosse alte due metri, sul muro di casa sua.
E la pregherei di tornare dal suo LEONE, che se il Porco Dio vuole non ha preso una fucilata in testa come il tuo, e può ancora urlarle tutto il suo amore.

E se ancora non le bastasse, se nonostante tutto non ne volesse ancora sapere, mi accontenterei di questo.

Che una storia, per essere bella, non sempre ha bisogno di un lieto fine.
Buonanotte.

Peccati Capitali - part IV: lussuria.


Continuo a non capacitarmi del motivo che mi abbia indotto in quel lontano febbraio a mandare il mio curriculum alle agenzie di comunicazione piuttosto che a Rocco Siffredi.

Sospetto che, a parità di compenso, la mia qualità di vita sarebbe adesso notevolmente migliore.

Senza contare che, per la prima volta da che recito la parte del professionista, nutrirei un’incrollabile fiducia nel mio datore di lavoro.
Nella foto: tanto gentile e tanto onesta, pare.

Ira & superbia
Accidia

Fahrenheit 9/11.


Il mondo, come volontà e rappresentazione.

Il buon Arthur era uno di quelli che non ci credevano più di tanto e non lo mandava a dire. Il suo “velo di Maya”, atto a coprire la realtà, in questo particolare periodo storico poi risulta essere estremamente funzionale.

Questa volontà irrazionale, che come unico fine pone la sua autoaffermazione, nell’era della comunicazione globale è un’arma formidabile.
Ed è incarnata da noi poveri stronzi: suggestionabili, affamati di scalpore e sensazionalismi, che assecondiamo passivamente la pigrizia delle nostre mani e della nostra mente e ci beviamo ogni tipo di minchiata ci venga propalata da un elettrodomestico squadrato ormai eletto a complemento d’arredo.

Un cazzo di patetico scatolone con pretese di design.

Lo sa bene George dabeliù, LA merda strisciante del mondo, che costruisce i suoi mattoncini dorati basandoli sulla babbioneria di un popolo isterico e spaventato, sulla ripugnante astuzia di un padre sciacallo e sulla pura e semplice possibilità di farlo.

Possibilità che contribuiamo a creare in nome delle nostre comodità inique, di una scarsa attitudine alla critica che possa anche solo mettere in dubbio lo stato attuale delle cose, di una totale ignoranza del meccanismo azione=reazione: dove l'azione c'è eccome, ma per quanto abbietta ed esecrabile suscita come estrema forma di protesta giusto uno sbadiglio. E un attacco di zapping nel migliore dei casi.

In nome, insomma, del leibniziano concetto del “migliore dei mondi possibili”, che per la maggior parte del becero popolo ha dei connotati simili all’era dell’ottimismo di Tonino Guerra.
Povero Gottfried: hai voglia a costruire un solido sistema di stampo filosofico, se poi lo basi su una fede a priori. Il minimo che ti possa capitare è di venire consegnato ai posteri con la nomea di padre del panglossismo.

Per loro fortuna, comunque, né Leibniz né Schopenauer hanno avuto l’occasione di conoscere questo fantastico continuum spazio-temporale. E non hanno la minima idea di cosa rappresenti la Carlyle Group.

Ma se il tuo sospetto, caro lettore, è che mi sia definitivamente bevuto il cervello, lungi dal cercare di negarlo t’invito comunque a:

A) guardarti il film citato nel titolo del post;
B) stemperare gli entusiasmi che potrebbe provocarti con questo articolo.

E se poi dovessi avvertire un retrogusto comedimerdainbocca, lavalo ascoltando un po’ questa.
Nella foto: armi da distruggere in massa.

giovedì, settembre 14, 2006

È ora di basta!

Niente, ci tenevo a sfatare un luogo comune che mi sta particolarmente sul culo e che ultimamente mi si ripropone con troppa frequenza:

IL SESSO NON CENTRA UN CAZZO CON LA TENEREZZA.


Se proprio dovete associare un ideale Hollywoodiano alle vostre sacrosante chiavate (cosa riprovevole a prescindere), scegliete un film di Jenna Jameson.

Almeno è veritiero, altro che primi piani di camini.

P.S. per le signorine dall'impressionamento facile:
Ma voi urlate "SCOPAMI, SCOPAMI" nel mentre o "FACCIAMO L'AMORE, FACCIAMO L'AMORE"?

Eccheccazzo.

Parla come mangi.


In taluni ambienti di lavoro, nei discorsi tra il boss e i dipendenti vige la legge dell'io_so-che_tu_sai-che_io_so.

Questa equivoca forma di comunicazione verbale, presuppone che il capo ti dica una cosa tramite un'altra che non centra una fava, che tu dovrai decriptare attraverso un discorso fatto svariati mesi addietro, fornendo poi una risposta che centra ancora meno ma che lui possa decodificare a seconda dell'inclinazione del tuo sopracciglio destro.

So che tutto questo può sembrare fumoso, per cui faccio un esempio pratico:

CAPO
Come ti dicevo, la Juventus in B è stata una grande delusione.
E aggiunge - se fossi il presidente, caccerei via tutti.

MUSASHIMARU
Mah, io direi che il problema non è tanto dei calciatori, quanto di Moggi. (inclinazione del sopracciglio) E aggiungo - dopotutto, le decisioni le prendeva tutte lui, di testa sua. (inclinazione del sopracciglio, allusiva grattata di mento)

CAPO
Si, ma Moggi ha vinto molto, nella sua carriera. (si lucida la pelata)

MUSASHIMARU
Questo è innegabile. Ma la carriera non è oggi (sopracciglio), e vincere è inutile se poi ti revocano le vittorie. (sopracciglio e toccata allo scroto)

... e via così.

Quello che sembra un innocuo discorso da bar, rappresenta tutt'altro.
La chiave sta in quel “come ti dicevo”.

Perché in verità lui prima non ti parlava della Juve, ma del reparto creativo a cui tu appartieni, che ultimamente perde un po’ troppe gare.

Capite bene che il senso del dialogo cambia.
Per esempio, quando tu parli di Moggi, stai intendendo il direttore creativo, che non ti garba assai.

Ma questa, in realtà, non è che un’esemplificazione. Le cose, solitamente, sono molto più complesse. Del tipo:

CAPO
Allora, cosa ne pensi della menta?

Sfogliando rapido il tuo hard disk cerebrale, scopri con orrore che il termine “menta” è stato utilizzato nei vostri discorsi a proposito di:

- Suo figlio che si è fatto bocciare (e lui non l’ha presa bene).

- La sua squadra del cuore che ha vinto la Champions (e lui ne ha goduto).

- Il fatto che al supermercato l’ha trovata dentro bicchieri di Mojito preconfezionati (e la cosa lo ha lasciato indifferente).

In casi come questo, il pericolo di fare tilt è concreto, per non dire probabile. Senza contare che il mio sopracciglio destro è dotato di piercing e magari non si inarca come dovrebbe al momento di rispondere.

Non mancano infine i casi dove lui sta alludendo mentre tu, per una distrazione qualsiasi, rispondi in buona fede.

CAPO
Come ti dicevo, l’Inter è una squadra di merda (sempre intendendo il reparto creativo).

MUSASHIMARU
Ma và, lì è un problema di dirigenza: lo sanno tutti che Moratti è un coglione!

E ti ritrovi licenziato.

A questo punto, per risolvere, scelgo quasi sempre la strada del babbione:

CAPO
Ti ricordi quel discorso lì sulla pioggia?

MUSASHIMARU
Assolutamente no. Puoi ripetere?
Nella foto: può darsi che abbia frainteso.

mercoledì, settembre 13, 2006

E io che vi avevo preso sul serio!


Incuriosito da 'sta caciara dei Macchianera Blog Awards, vado a vedere un po' di link appartenenti alla categoria "miglior blog".

A un certo punto mi appare un'imperdibile pagina-chicca, dove vari banner vagamente allucinati mostrano fieri manifesti stars&stripes e un fantastico George Dabeliù in tutina da pilota militare.

So che non dovrei farlo che poi m'incazzo, ma trascinato da un impulso più forte di me leggo qualche post.

Ecco un passaggio che mi ha totalmente affascinato:

[...] Sono passati 5 anni da quel folle giorno in cui l’America venne attaccata, ferita a sangue, violentata e con lei tutti coloro che credono nei valori su cui essa è fondata: la libertà, la vita e il rispetto per il valore del singolo, dell’uomo.
Sono passati 5 anni da quel giorno che ha cambiato il mondo che lo si voglia o meno, tanto per le persone intelligenti che per i frustrati che da allora hanno esponenzializzato le allucinazioni ideologiche. Siamo stati tutti americani per un la durata di un battito d’ali [...]


Suppongo che per tale Robinik, gli "intelligenti" siano quelli che la pensano come lui e i "frustrati" quelli che la pensano come...me, per esempio.

Tutto ciò è nei suoi pieni diritti, per carità, certo è che:

A) Americana si sarà sentita tua sorella, al massimo.

B) I Macchianera Blog Awards, mi paiono una cagata colossale.

Divertitevi col pongo, eh, ma quando finite rimettetelo a posto.
Nella foto: Michael Moore, aiutaci tu.

martedì, settembre 12, 2006

Comico, spaventato guerriero.

Sono un ragazzo mediamente sfigato.

In un periodo così distante da sembrare un’altra vita, non ero così.
I miei ricordi mostrano un me stesso più giovane suonare la chitarra in un ristorante italiano in Turchia. Rumori di posate diventati ormai abituali, e l’immancabile bis che i signorotti turchi chiedevano per i “ti amo, ti” di Tozzi.

- Bravo, italiano, bravo! Vieni a suonare anche al mio pub?
- Certo che si può fare! E il compenso, mio buon irlandese?
- Whisky gratis, come se piovesse.
- Affare fatto, Irish. Ma il mio culo te lo puoi scordare lo stesso.

Ero un ragazzo mediamente ricco, abbastanza per fottermene. Abbastanza per essere viziato. Abbastanza per vivere su uno strato di cirri, anziché sulla fredda terra. Abbastanza per spendere tutto solo per trovarmi con un pugno di fumo in mano. Alla lettera.

Ero un ragazzo mediamente allegro e solare.
Interessi, per Dio! Abbiatene tanti, diversi e tutti della medesima importanza. Mi bastava il nuovo disco dei Pearl Jam per passare un pomeriggio. E poi una nottata. E poi un’altra ancora.

E cantavo sempre. Un’ossessione, più che una passione.

- Ma che cazzo vuoi fare della tua vita?
- Perché, se ne può fare qualcosa?

E discutevo per ore e ore con un prete che usava “puttanalclero” come intercalare.

- Hai una bella testa, Claudio, occhio a come la usi.
- Tranquillo, Don, in fondo sono un bravo quaglione.
- Sì, lo so. Ma quanto in fondo?

Risate. Sincere. E la confidenza necessaria per starsene lì, sui gradini della chiesa, uno con un cannone e l’altro col sigaro.
Il prete incazzoso e il ventenne anarchico: che bella coppia.

- Ma come fa tua madre? E spegni quella roba, che puzza.

Ai tempi avrei giurato che si potesse andare sempre avanti così, a stupirsi per un nonnulla e imparare quante differenze possono intercorrere tra le persone.
Poi in un attimo le logiche cambiano, ti trovi sommerso dall’esasperante piattezza dell’affitto/mutuo da pagare, uguale per tutti.
E tutte le multicolori differenze che usavi per crescere si fondono in un lamentoso coro di intolleranze, meschinità e corse al successo.

Ti accorgi che la scalata sociale ti prende dentro anche se non vuoi, e tra te e quel Sarmigezetusa che tanto poco ti garba non c’è poi questa gran differenza: entrambi persi dietro alla chimera della popolarità, ognuno a suo modo.

E di quello che eri poco o nulla rimane: cancellare, uniformarsi, schnell!

Se tifi il Bologna lo fai per farti notare, se ti fai i cazzi tuoi sei un immaturo, se non sei d’accordo su tutto sei un dissidente, se lo fai notare un demagogo, se ti piace cantare un esibizionista, et cetera et cetera et cetera.

E tu stai lì, placido, che ti permetti giusto di dire “questo mi piace e questo no” e subisci la gogna sia per una cosa che per l’altra.
E ti chiedi perché mai dovresti cercare di far cambiare idea a gente che si sente la verità in tasca.

E soprattutto perché mai per loro è così importante farla cambiare a te.

Ciònonostante poi lo fai lo stesso, non foss’altro per assecondare quella tua fastidiosa abitudine a fare polemica.
E per difendere quel tuo inalienabile diritto, di definire “imbecille” colui che risponde a certi requisiti, piuttosto che ad altri.

Buona vita, comunque, davvero a tutti.

sabato, settembre 09, 2006

Grace

There's the moon asking to stay
Long enough for the clouds to fly me away
Well it's my time coming and i'm not afraid
Afraid to die

My fading voice sings
Of love
But she cries to the clicking of time
Of time

Wait in the fire

And she weeps on my arm
Walking to the bright lights in sorrow
Oh drink a bit of wine we both might go tomorrow
Oh my love

And the rain is falling and i believe
My time has come
It reminds me of the pain
I might leave
Leave behind

Wait in the fire

And I feel them drown my name
So easy to know and forget with this kiss
I'm not afraid to go but it goes so slow

- Jeff Buckley

venerdì, settembre 08, 2006

Erasmo da Milano.


Venerdì - STOP - elogio della follia - STOP - gambe che dolgono per corsetta di ieri - STOP - ipotesi di pagare qualcuno per andare a fare jogging al posto mio - STOP - saldo banca: ipotesi scartata - STOP - nuova ipotesi: farmi pagare per andare a fare jogging al posto di Giuliano Ferrara - STOP - cheppalle: ipotesi scartata - STOP - scambio di commenti con Ubikindred su blog non mio - STOP - è pazzo: se lo conoscete, evitatelo - STOP - se lo conoscete non vi uccide - STOP - ritardo in ufficio - STOP - me lo potete sucare tutto - STOP - ragionamento profondo: quella tipa lì di ieri era proprio figa - STOP - reazione profonda: rigonfiamento zona pelvica del jeans - STOP - proposito per il nuovo anno: imparare a suonare l'ukulele - STOP - 2° proposito nuovo anno: appendere al muro il mio direttore creativo - STOP - ne verrebbe fuori un bel quadro - STOP.

Consiglio GloriArt:
Te la pigli troppo, lascia che sia.
Risposta al consiglio:
These dicks.

Massima del giorno:
Il battito d'ali di una farfalla qui, provoca una violenta reazione di pesticida.
E se sei sfigato una crisi allergica.
Postulato alla massima:
In Giappone odiano le farfalle.

STOP.
Nella foto: dopo di te, nessuno più.

mercoledì, settembre 06, 2006

Ma no, cazzo.

Ecco, io vivo su pianeti distanti, non leggo (quasi mai) i giornali e di questa storia non ne sapevo niente.

Ieri, spulciando tra i blog a cazzo sono finito su questa pagina e mi ha fatto un effetto strano. Come se qualcuno mi svuotasse delle viscere, per intenderci.

Non riesco a dire nulla a riguardo, se volete leggete qui.
E poi qui.

Ciao, buon viaggio.

martedì, settembre 05, 2006

Plastifìcate.


Una persona cambia umore piuttosto spesso.
E sbaglia con altrettanta frequenza.

Un personaggio è sostanzialmente sempre uguale.
Avrà reazioni diverse a seconda delle situazioni, certo, ma rimarrà sempre fedele alla propria natura.

Il personaggio non sbaglia (quasi) mai, a meno che il copione non lo imponga.

La persona è volubile e incoerente.
Il personaggio sprizza sicumera e costanza da tutti i pori.
Dharma sparerà sempre una cazzata, anche in faccia al boia. E, come per magia, lo farà ridere. Così che anche il boia, per un attimo, diventerà un po’ meno boia. E farà meno paura.

La persona scrive le proprie storie un po’ per volta, senza sapere come andranno a finire.
Il personaggio si avvia sull’agiato sentiero verso il lieto fine fin dall’inizio della sua storia.

La persona è un sistema dinamico, il personaggio statico.
La persona narra, il personaggio interpreta.
La persona impara, il personaggio insegna.

Ho girato un centinaio di blog, da quando mi piglio la briga di scrivere sul mio, incontrando moltissimi personaggi e molte poche persone.
I personaggi sono vari e colorati, ma si esprimono sempre per comodi e adeguabilissimi stereotipi.
C’è l’umorista, il cinico, il romantico, il disilluso, l’incazzato, il poeta e via discorrendo.

Costoro sono in assoluto i più seguiti e venerati del web.
La gente legge ogni singolo post tutti i giorni, aspettandosi di volta in volta nuove battute, dichiarazioni d’amore, poesie, invettive sempre in stile.

La gente ama i personaggi.
Ama presagire cosa l’aspetta, leggere di qualcuno che la vita la mette in riga invece di lottarci.

Ama persino l’immancabile chiosa con cui il personaggio si congeda dal suo pubblico. Ama i “that’s all folks”, i “chi è Tatiana?!” e i “bella la vita baby”.
Li trova molto rassicuranti.

Questo, credo, perché la gente è composta da persone, non da personaggi.
E sono le persone a leggere, non i personaggi.

E questo vale per tutti.
Anche e soprattutto per quelli che quando scrivono rimangono vittime (compiacenti) dei clichè che si sono creati. Per vanità, voglia di riscatto, o qualsiasi altra cosa.

Eppure, non saprei dire perché, ma l’idea di uscire a bere con un personaggio mi suona terribilmente noiosa.
De gustibus...
Nella foto: preferisco il modello con l’easy pil.

lunedì, settembre 04, 2006

C'è grossa grisi.

A volte mi viene il sospetto che tutta 'sta questione dei blog sia solamente il palliativo di una sana, simpatica, depravatissima attività sessuale.

Beh, come palliativo fa cagare.
Trombiamo?

venerdì, settembre 01, 2006

Punkarlino o Sancabbestia?


Ci sono infinite cose di cui ho una paura fottuta.

Usando un termine chiaro e comprensibile per tutti, credo che non esiterei a definirmi un cacasotto.
So che normalmente tale definizione non è pregna di attributi positivi, ma la cosa non mi disturba molto. Anzi, non mi riguarda affatto.

Sarà perchè non temo mai qualcuno (anzi, spesso e volentieri le persone mi fanno notare che ragiono e mi relaziono agli altri in maniera aggressiva) ma sempre qualcosa; e la paura delle cose induce meno vergogna, in quanto non scatena competizioni.

Per esempio: l'assenza di emozioni mi fa diventare pazzo.

Fin da piccolo ho sempre avuto la tendenza a costruirmi castelloni in aria per un musino grazioso, una canzone, un film, un libro o un gol segnato al 90°.
Tanto che l'altra sera, parlando con la mia buona amica LaFà, si stava ipotizzando la mia ricchioneria latente, motivandola con la tendenza a piangere a volte anche per i cartoni animati.

Ma che volete che vi dica? Io l'uomo - Denim lo schifo.
Lo trovo terribilmente debole. E irrimediabilmente ipocrita.

Per non parlare della sua infinita stupidità.

E poi sono anche snob al contrario: detesto il discutibile primato della forma sulla sostanza, l'ostentazione della ricchezza, l'esercizio arbitrario e vacuo del potere.

E soprattutto le definizioni, che chiudono persone e oggetti in spazi claustrofobici, pronti a soffocare ogni cosa che in loro è genuina.

Se tutto questo mi rende omosexuale, beh: poco male.
Dopotutto a un livello puramente razionale sono dell'idea che uomini, donne o capre: l'importante è che si goda.

Ma tornando alle paure, un'altra cosa che tollero poco è la trasparenza.
Ho sempre bisogno di un cantuccio buio dove ripararmi quando la presenza degli altri si fa opprimente: questo è il motivo per cui ho sempre la chitarra con me, anche quando esco con gli amici. Così almeno mi ci posso nascondere dietro, usando una canzone per evitare il dialogo.

Sì, perchè quando si inizia una canzone, in qualunque contesto, bisogna andare avanti fino a che non la si è finita. Anche se gli altri ti parlano.
E poi se ne può sempre iniziare un'altra.

Ma al tempo stesso, assecondando un'incoerenza patologica innata, temo molto le distanze e la solitudine.
E il silenzio ostinato che faccio seguire alla musica anche in mezzo a un gruppo nutrito di persone che chiacchierano.
Mi fa paura perchè non lo capisco: quando ho iniziato a essere così? Esiste una soluzione? Perchè uno che di mestiere fa il creativo nel mondo della comunicazione non sa comunicare?

Bah, roba da uscirci scemi.

Per fortuna sono stupido, e altrettanto pronto al riso che alla rabbia e al pianto: quindi alla fine trovo sempre un motivo per fottermene, altrimenti a quest'ora mi sarei già attaccato a un cappio.

E, in definitiva, la morte mi fa una gran paura.
Nella foto: fino all'introduzione del Futon, un ottimo nascondiglio.