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martedì, settembre 19, 2006

Fenomenologia ipocondriaca.

Oggi è una di quelle giornate da antipatia spinta.

La sveglia suona con due ore di anticipo per improrogabili esigenze lavorative, che comprendono tra l’altro anche l’uso della camicia buona.
La coscienza di me stesso come forma di vita più o meno senziente opta per il non manifestarsi con l’apertura degli occhi.
Rimanda la sua apparizione mentre scendo dal letto, nicchia durante la colazione e si palesa solo al decimo litro di acqua ghiacciata che incoccia sulle occhiaie.

Lo specchio del cesso mi restituisce un’immagine sbiadita del viso: mi tolgo le caccole dagli occhi per migliorare il focus.
Indi cerco in tutti i modi di rinfilarmi le caccole, con scarsi risultati.

Prima di giungere alla porta incontro il mio coinquilino (per sua pura sfiga), tediandolo con una sterile polemica su argomenti già trattati ieri. L’utilità del monologo risulta inversamente proporzionale all’acredine manifestata, così il mio passaggio lascia una lastra di ghiaccio come scia sul tragitto che mi conduce fuori casa.

Poco male: è solo il mio migliore amico.

All’interno della metropolitana condivido i miei 10cm2 di spazio vitale con il gomito di un tizio, più che mai deciso ad esplorarmi i polmoni tramite abbattimento della gabbia toracica.
Vorrei spiegargli che lo spettacolo lì dentro non è assolutamente degno di nota se non per la raccolta punti della Marlboro, ma sono troppo occupato a litigare col mio iPod: reo di andare sistematicamente a pescare nel torbido della playlist i pezzi più violenti mai scritti a memoria d’uomo.
Skippo Korn, Mars Volta e Deftones, prima di arenarmi sui Rage Against The Machine.

Al che gliela do vinta e mi tolgo le cuffie.

Il resto della mattinata ondeggia tra caffè, paglioni, nausea e noia.
E mentre indulgo a questi stati d’animo discordanti, un fotografo immortala insistentemente la mia spalla sinistra, cha ha avuto l’onore di essere scelta come protagonista di uno scatto pubblicitario.
Posa fiera davanti a un Bancomat, lei, mentre tutto il resto degli organi la maledicono per gli obblighi derivanti dal suo usucapione, indirettamente ricaduti su di loro.

Il tutto, naturalmente, a impatto zero sul salvadanaio.

Lo strazio dura un paio di ore e mezza, poi la mia carcassa viene adagiata sul sedile di un taxi per essere ricondotta in faccia al computer, dove si ritrova pigramente anche adesso a pigiare sulla tastiera.

Ascoltando il canone in re minore di Pachelbel realizzo che è il momento di lasciar perdere tutto e tornare a casa a dormire. Ecco, probabilmente farò proprio così.
Tanto la faccia che ho si presta ad incarnare i sintomi di una qualunque malattia, umana o animale, che abbia mai lasciato una minima traccia di sè sul pianeta Terra.

Non tutti i mali, vengono per nuocere: yuppie.

3 Comments:

Anonymous Anonimo said...

sai che non ho capito una minchia di nulla? o io o te, basta con le droghe!!!!

L'unica cosa che ho capito è stato Rage Against the Machine, ma è fatto noto che io capisco solo il cazzo che mi pare!!!!

Buona giornata, comunque...

14:53

 
Blogger Johnny Durelli said...

Post fantastico!

16:30

 
Anonymous Anonimo said...

c'è un post 'vizioso' che dovresti leggere oggi...

ciao smoms

12:19

 

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