Intelligent life is all around us.

venerdì, febbraio 29, 2008

That's all, folks!

Mi fanno: "C'è bisogno di farti una fota per il sito dell'agenzia."

"Pronti!" Dico io.

Preciseno: "Oh, è una roba di lavoro, eh: almeno semi-seria."

"Pronti!" Dico io.

Insisteno: "Oh, e mi raccomando: cerca di limitare le occhiaie."
Quest'ultima frase con aria particolarmente allusiva.
"Niente pippe o niente cicci?" penso io, dubbioso.

"Ma certo!" Rispondo comunque.

Bzzzzz...... Click!




Et voilà.

In effetti, sono stato chiuso in bagno un po', prima dello scatto.
Ma senza farmi una sega.



Never Covered chiude.
Non cancella un cazzo che non si sa mai, però chiude.

Musashimaru dice "grazie" a chi really pleased to meet you, a chi ma come scrivi bene/male/femminile, a chi statte buono/arripigliati (anche voi, eh, mi raccomando!), a chi che intelligente, a chi checcoglione, a chitticredidiessere?, a chi checcarina, ai miei beneamati libri/quotidiani/TG/fumetti virtuali (continuerò a seguirvi stesso_schermo_ora_variabile), a chi ci_crede_ma_anche_no, a chi non ci crede affatto ma sotto sotto un po' ci spera, a Stefano Benni che non mi ha scritto un commento ma mi ha fatto scrivere una mail da una che se non mi sbaglio faceva di nome Roberta o Stefania {mio bravo lupo, ammetterai però che come idea per un finale quella non era male} [Meglio di questa, almeno] (...), a Roberta o Stefania che dir si voglia che mi ha scritto una mail dove spergiurava che "Stefano è troppo occupato per risponderti ma ha letto etc etc" e mi è sembrato un gesto carino tutto sommato, a Kurz, Clacson, Luna e Maestro, a chi l'ho invitato a pupparmelo, a chi mi ha invitato a fare in culo, a chi l'ho invitata a bere, a chi l'ho invitata a Bari, a chi c'ho bevuto Campari, a chi c'ho vinto i Mondiali, a chi era il momento sbagliato, a chi c'ho suonato e sbagliava il Negroni, a chi cena messicana/giapponese, a chi Rat Man e A Toys Orchestra, all'ipercubo che ci sta sempre dentro, a chi kuchenka microfalowa, a chi non sei amanuense, a chi quel gran figo di Pino Scotto, a Never Covered che in definitiva ha fatto quel che doveva, a Claudio che a scrivere Never Covered ci ha messo un bel po' di suo.

Insomma, grazie: siete stati un piacere.

Se doveste conoscere un bassista senza gruppo ditemelo, dai.
Non fate mica i merda.

Ciao.

martedì, febbraio 26, 2008

Try with the headphone.

Aisha
We've only just met
And I think you ought to know
I'm a murderer

I have a portrait on my wall
He's a serial killer
I thought he wouldn't escape

Aisha
He got out

We live in a cemetery
A cold and damp place
And science runs through us
Making us Gods

The rules are all wrong
Every brusion is justified
They honestly believe dead bodies
Anything goes around here

I still want to be human
What am I?
What am I?
I'm a murderer

Aisha
I'm confused

Aisha
I'm vibrating

I'm a murderer

The Gods all sucks

M.C. Escher.

Played il 23.11.2007 alle 01.58

Volevo scrivere un post dal titolo "I blogger mi stanno tutti sul cazzo".
Avevo persino un argomento da trattare e gente da insultare.

Poi ho pensato: fuori piove da tutto il giorno.
Quando mi è venuta l'idea avevo finito l'Aziz, ora sto rollando.
Quando mi è venuta l'idea ero in ufficio, ora sono a casa.

In fondo, ma chi cazzo me lo fa fare?

E così ho pensato che chiamerò il post "La corazzata Potemkin è una cagata pazzesca" e andrò un po' a braccia.
Così, tanto per scrivere un po'.

Ma penso che non sia nemmeno questa una buona idea.

Il fatto è che non ho proprio voglia di scrivere.
A quest'ora poi... ma perchè uno dovrebbe farlo?

No, no: vado a letto.

Ma prima c'è da risolvere il problema del titolo.
Siamo arrivati fin qui e ancora non c'è.
Ora è apparso.

Sim-Sala-Bim.

Da gente che parla coi monitor, cazzo vuoi imparare?

Played il 14.02.2008 alle 17.08

Bambocci.

2 verità raffazzonate, spacciate come pubbliche supposte.
Tesori per cui litigare: i complimenti di 4 adolescenti in croce.
O peggio i vostri mutui complimenti.
Di adolescenti tra i 30 e i 40.

Babbei.

A misurarsi le verità come alla gara di chi ce l'ha più lungo.
A frugare tra gli “io ci credo” o “io non ci credo più”.
A vagliare lo stile, come ne foste i custodi.
Novelli Catoni di ‘sto gran cazzo.

Buffoni.

Frustrati da GF. Offesi dalla mancanza di uno special.
Con l’invidia degli altrui Confessionali.
Mondi pixelati, al retrogusto di plastica.
Scaturiscono da silenzi domestici. O eccessivi rumori di fondo.
Come abusi sconfinati, veloci nel vuoto cosmico.
Next stop Pulsar, scommetto.

Ogni tanto spuntando l’opzione Delete.
Che i bloggerdiuncertolivello rispettano standard qualitativi.
Come i supermercati.
Altrimenti chissà che pensano gli altri bloggerdiuncertolivello.

Per non vergognarsi, si chiama la vergogna con un altro nome.
Tipo Best of: come popstar di serie Z.

E magari, un giorno, gli spot.
Le partecipazioni a MCS.
Gli “A night with” su MTV.

O anche le locandine elettorali.
Che tanto la pasta è la stessa.

Nel mondo che immagino, non esistono i copy.

Played il 31.01.2008 alle 14.34

Mia madre era perennemente preoccupata per me.

Una rottura di palle infinita, una tassa.
Tanto più pesante quanto più discreta.

La parola “legame” è precisa.
Le tue mene le sconta anche qualcun altro, proprio come avesse i pensieri attaccati ai tuoi con una fune. A volte mi sembra di aver pensato sempre e solo a come non far preoccupare gli intimi. A come rispettarne i sentimenti. A come non ferirli.

Ottenendo esattamente l’effetto opposto.

Io non ho mai scelto l’amore, mi ci sono ritrovato catapultato in mezzo.
Terzo figlio, assai più piccolo, inevitabilmente cocco. E mica solo di mammà: tutta un’abbondante famigghia avevo, con tanto di cane e gatto.

4 genitori, 8 occhi vigili, 4 sentimenti amorosi dùdù, 4 speranze riposte addosso dàdàdà, 4 opinioni “grandi” da cui ricavare uno spazio per poterci mettere la mia, piccina. Come se per avere una minchia di personalità dovessi basarmi per forza su quel che rimaneva. Sugli avanzi.

Stesso discorso anche e soprattutto sui gusti.

Legami.
Con tutti i loro lati inquietanti, con i loro rischi di possesso.
La solita, odiosa sindrome da proprietà che mischia legami e pastoie.

Non so per che logica di reazione son venuto su legato.
Contorto, obbligato, sperando di potermi fare i cazzi miei, un giorno.
Reclamando il diritto di essere quello che sono, punto.
E per farlo ho usato l’indipendenza come un’arma.

Col tempo ho scoperto che non chiedere nulla a nessuno è solo la mia tattica di comodo per non creare nuovi, ingombranti lacci. Ma ho anche scoperto che non so quello che sono, che la somma delle innumerevoli parti che mi compongono non è il mio totale, che vivere senza volere m’impallidisce le carni e fiacca la mia vitalità.

Tanto per non perdere l’abitudine al paradosso ho corretto la rotta (e chissà quante altre volte capiterà, tra l’altro): la parte che manca, quella per trasformare una mera somma in un totale, deve venire da un’altra persona. Anzi: deve venire con o per un’altra persona.
Ma faccio casino come al solito: mi capita di scomodare grossi concetti con gente minuscola o di sorprendermi a mia volta infinitamente più piccolo e meschino di quanto non credevo poter essere.

In pratica: sono in guerra aperta con la mia stessa volontà.
Come simbolo di quell’ego monumentale che, se ulteriormente rimpinzato, genera le aberrazioni disseminate lungo tutta la storia dell’uomo.

A questo proposito: ci tenevo davvero a cantare.
O a scrivere qui opinioni solo mie, che nemmeno io conosco.
Di cui prendo coscienza mentre rileggo, di cui spesso mi vergogno subito dopo.

Non ce l’ho fatta a fare il cantante, e anche qui i miei propositi si realizzano solo a singhiozzo, ma parmi il mondo averci ben altri problemi per caccare il cazzo con la solfa “sono uno scrittore/cantante/attore/copywriter/imbianchino/blogger superlativo ma nessuno mi capisce”. Lo vedo e leggo fare a tanti, troppi invertebrati. Non mi piace confondermi tra le fila.

Ma come al solito, divago.

Pandora.

La testa mi si apre in due come una noce di cocco, vomita fantasmi, cola il sangue sulle dita e il mio urlo non è umano. Urlo, cazzo, urlo e continuo ad urlare fino a che non ho più la gola e pure il collo mi casca e mi tocca di afferrarlo al volo come un giocoliere. Rido senza suono. Che schifo, è tutto un cola-cola. Un gorgoglìo osceno: ma da dove cazzo esce tutto 'sto sangue?! Quanto ne ho ancora?! Fetida corruzione liquida, la mia vita il cazzo! Fuori, porco del Dio! Fuori, fuori tutto, fino all'ultima stilla. Ricicliamo? Travasiamo? Lo que quieres, ma almeno basta con quelle cazzo di immagini. Sempre le stesse. Non ho mai visto nient'altro, non vedrò più nient'altro: sempre quelle. Due volte più larghe, sei volte più alte, dieci volte più oblique: mostruosi gargantua ghignanti, artigli acuminati e alito robusto. Un merdoso fetore di marcio esala dalla mia testa. Tutto nella mia testa. Solo nella mia testa. Sempre nella mia testa.

lunedì, febbraio 25, 2008

Tutt'un cazzo di "nel mentre".

Ascolto musichine: brune e bionde.

Vado a colloqui controvoglia.

Bevo come un irlandese, con un irlandese: Kiran, 27 anni, Dublino.

Allarmato perchè il suo nuovo CT è Ciofanni Trapattoni.
A riguardo, non trovo parole per confortarlo.
E il mio inglese traballante è solo una delle ragioni.

venerdì, febbraio 22, 2008

Quest'anno Hansel va un casino.


Minghia, come sono elegante. - "Frankie Boy" Calì

mercoledì, febbraio 20, 2008

GoogleHeart.

Dapprima sono ottavi.
Tastiera. E fisarmonica.

Poi singole note. A pioggia.
In gruppi di otto, due giri alla volta.
Ripetizione di dolci promesse.

Archi pizzicati: la leggerezza di certi momenti.
Una scala alla fine della battuta, l’innocenza di uno xilofono.

E un arco.
Maestoso, tragico nella sua liricità.
6 note lente, scandite, mantenute.
Su una marcia di rullante.

Una marcia.

Sì, perchè sei in un marasma ma devi camminare lo stesso.
Ci si vive, in cammino.

E la vita è silenzi, tentativi di suicidio, piani ingegnosi per naufragi perfetti, menù in ristoranti scadenti, salvataggi miracolosi sulla linea di porta, alleati insospettabili, fuori programma, dubbi, liberazioni dell'animo, danze ridicole.

E ancora la tua pelle morbida e meravigliosa, il tuo sorriso, il tuo stupore. E le spirali che fai coi pensieri e le azioni.
Così ipnotiche.

In tutto questo camminiamo.

Io, te, tutti gli altri.
Sgomenti, timorosi o annoiati che sia.
Impegnati a ritagliarci una parte nel copione di un pazzo.
E spingendo una macchina che spesso non parte.

Qui - mi vida - proprio qui, sta la vera bellezza.
Si può essere e fare davvero tutto.
Ma nessuno sa come, prima che succeda.

lunedì, febbraio 18, 2008

Parandroid in 3D.

In.
Ogni.
Salsa.

Love – love is a verb
Love is a doing word
Fearless on my breath
Gentle impulsion
Shakes me, makes me lighter
Fearless on my breath

Teardrop on the fire
Fearless on my breath

Nine nights of matter
Black flowers blossom
Fearless on my breath
Black flowers blossom
Fearless on my breath
Teardrop on the fire
Fearless on my –

Water is my eye
Most faithful mirror
Fearless on my breath
Teardrop on the fire of a confession
Fearless on my breath
Most faithful mirror
Fearless on my breath
Teardrop on the fire
Fearless on my breath

You're stumbling into a –
You're stumbling into a –

Massive Attack's version.

2 notti, 7 ore e 26 minuti di treno.

Per scoprire che riempi il mio cuore di meraviglia.
E il tuo letto, il mio culo di estimmate.

La vecchia storia dello Yin e dello Yang, suppongo.

venerdì, febbraio 15, 2008

Piani inclinati, in 2 soli post.

Il ragionamento a posteriori, nel migliore dei casi, è noioso.

Anche chi scrive di come si debba scrivere, comunque, è un coglione.
Tanto più che se prima pensi e in base a quello fai, allora ragioni.
Al contrario, il tuo 'pensiero' diventa piuttosto 'giustificazione'.
Indottrinamento.
Pontificazione.

Con conseguente calo del tasso di attenzione generale.
Almeno, in un mondo sensato.

Tipo quello che presenta attrito nullo.

martedì, febbraio 12, 2008

Un romanzo di 6 parole.

Apprendo da qui, che ha appreso a sua volta altrove.
L'idea mi piace.
Il mio libro recita:

Sbranano le sirene, affogandole nei bicchieri.

lunedì, febbraio 11, 2008

Greetings from Mars.

Chiunque scriva come debba essere un vero blog è un coglione.

venerdì, febbraio 08, 2008

Doin' the Salmon Dance.

Tutta la vita il pesce palla che si gonfia.

I heard somebody say out loud “what the fuck is that?!”
“This nigga’s dancing like a fish while he’s doing the snap”
Chemical Brothers - The salmon dance

giovedì, febbraio 07, 2008

Ora che c'ho il sonoro son diventato muto.

This fame thing, I don't get it.

Ti metti a scrivere a seguito di un bozzo sulla carrozzeria.
9 volte su 10 a causa di una nota.
Nota già in memoria, nota nella noia.

Scrivi per salvare quella parte di te a cui piace scrivere.
Scrivi per compensare le minchiate che scrivi di mestiere.
Tu odi le minchiate di qualsiasi tipo.
Se proprio dev’essere, che almeno siano le tue.

Tipo: scriverò del problema di non avere i soldi per partire alla cazzo.
Perchè crescere vuol dire solo non poter più partire alla cazzo.
Ma poi non lo scrivo, che quello è solo uscire di casa.

Crescere o è altro che boh, o la solita bazza per babbioni.
Ed eccomi lì. Tra i babbioni. Again.
Ci credevo pure. Come a Santa Claus.

Per inciso: c’ho passato una vita a partire alla cazzo.
Wow.
Gaucho, nevvero?
On the road eccomenò!
Ve ne dovrebbe fottere?

Magari vuoi scrivere della perdita di significato delle definizioni.
Progressiva e inesorabile.
Col tempo: più classifichi, più le definizioni s’inadeguano.
Da sè sole.
Che ti fan sentire parolaio in un mondo di cantautori.
Con tutti ‘sti furbacchioni che si son mangiati la foglia.

Vuoi scriverlo?
E scrivilo!
Ma è la solita minchiata, detta diversamente.

Alla fine sei stanco, devi lavorare e hai voglia di una sigaretta.

Allora non scrivi.
Anzi: scrivi fate un po’ come cazzo vi pare.
Io vedo tanti idioti, per loro l’idiota sono io.
Nulla di nuovo sotto il sole.

Scrivo perchè c'ho le dita e riconosco le lettere sui tasti.
In questo ci assomigliamo molto.

Aluminum, tastes like fear.
Adrenaline, it pulls us near.

EXTRA 1: CALL TO ACTION
Sgama tutte le citazioni e invia la risposta a dvrtt@fastwebnet.it, in palio due Caran d'Ache tenuti insieme da un elastico per capelli.


EXTRA 2: I GIOCHI DELLE PAROLE
Ciò che nel campo dei metalli e dei gas rende 'nobili', tra gli uomini rende 'emarginati'.

mercoledì, febbraio 06, 2008

La brillante teoria del papero forzuto.

Il mondo è pieno di rapaci.

Finchè non mi caccano su il cazzo gozzoviglino pure.
Se cercano di predare me, che siano grossi abbastanza.

lunedì, febbraio 04, 2008

Il web: la nuova frontiera delle minchiate.

Orde di impiegati rassegnati si preparano
A bordo di veicoli fumanti s'incolonnano
Mandrie di umani silenziosi si riversano
scontenti sui sentieri nell'asfalto
Voci suadenti di sirene ammaliatrici
ti convincono a gettare la tua vita
Cosa vuoi che ti dica
Questa coda è infinita e tu non hai
Tu non hai che una vita vissuta, sprecata
Aspettando l'uscita
Io, Carlo - L'uomo occidentale

A me IoCarlo ricorda JD.
Vai a capire perchè.

In TV si sprecano le ipotesi sul male minore.
Sulla natura della depressione.
Sul governo e le zizze dei Marini nazionali.
Sarkozy, si dice, c'ha il cazzo duro.
La Bruni, i maligni insinuano, ce l'ha stretta stretta.

Dulcis in fundo, la ricetta del giorno.
A base di noci.

L'Inter ruba. La Juve rubava. Il Milan ruberà.
CLAMOROSO: scudetto d'ufficio al Bologna!
GASOL AI LAKERS!
MICHAEL JACKSON AI PINK FLOYD!
HUMPHREY BOGART, pure lui AL BOLOGNA!

Ma sul web... ah, che miracolo, il web!
Miriadi di geniali intuizioni.
Intipententi, fere, genuise.

Massì, giacchè l'informazione fa cagare, menomale che ci sto io.
Con la mia integerrima pagina Internet.
A tesser la trama della rivoluzione.

Organizziamoci, compari!

Facciamo una paginona da tante paginette che siamo!
Vedi come cambia!
Non potranno più ignorarci!
Gli andiamo nel culo!
Fankulo ai poteri ombra!
OKKIO AL KRANIO!
Oh, ma senza fare populismo, eh?

No, no: noi siamo i nuovi intellettuali.
I nuovi poeti, i nuovi stilnovisti.
Siamo tanto emo, siamo tanto indie, siamo tanto spleen.

Eh, la Madonna, quanta roba!
Pure troppa, infatti.