Intelligent life is all around us.

giovedì, giugno 28, 2007

Il sirtaki del pigiama.

Se son rose, costano un botto.
Più delle begonie, meno delle orchidee, approssimativamente.

Botanica a parte, scopro per l’ennesima volta che tutto è collegato.
E al solito me ne sorprendo.
Il mondo è omnicomprensivo.

Parte tutto da quel tuo bel pacchettino.
Il peso, la foggia e il contenuto cambiano per ognuno.
Ma c'è la cosa comune a tutti.

La scritta.

Quella fatta a mano.
Il tratto di un pennarellone rosso indelebile:
“MANEGGIARE CON CURA”
c’è scritto sempre così.
E non sempre per quello che c’è dentro.

Quella scatola uno se la tiene stretta.
Che c’è dentro roba che ai suoi occhi vale.
Qualsiasi roba sia.

Ma uno scrigno dei segreti, per sua stessa natura, va condiviso.
Che gusto vi è a possederne uno, altrimenti?
Certo, bisogna che sia il momento.
Certo, bisogna che sia la persona.
E quindi si risolve tutto ai soliti: quando? Chi?
E come capire?

Ma le risposte a questo, invero, sono abbastanza semplici.

Per esempio: chi lo apre, fruga buttando tutto all’aria, si piglia una cosa a caso perchè “magari mi può servire” e te lo ridà stuprato e senza nemmeno ringraziare, non è chi.
Bisognerebbe cercare di non aversene troppo a male: capita.

Lo so: a volte è dura.

Per esempio: se la soglia giornaliera di porchi e puttane supera di più del quintuplo quella media annuale, ecco, magari oggi non è quando. E se non cambia, nemmeno domani.
Bisognerebbe cercare di non pretendere troppo: tanto così è.
Così si è.

Anche se non pare.

Non ci sono tanti cazzi: chi vuol essere lieto sia.
Il momento lo decidi tu.
La persona, entro certi limiti, anche.

Non fare drammi se pigli un granchio.
Calcola solo nelle tue tasche.
Anzi, non calcolare nemmeno in quelle.

E credi un po’ in quel cazzo che vuoi.
Ma credici, di grazia.
Agli scettici, magari, donerai una parvenza di consapevolezza.
Se ti fai i cazzi tuoi, nelle tue convinzioni, si stupiranno molto.
Magari le abbracceranno per una stagione.
Ma solo per cercare di farne moda.

Giunte le inevitabili picche sul progetto, ti starnazzeranno in face.
Come fosse colpa tua.
Come tante oche giulive.

Sbadiglia loro in faccia un sorriso rassegnato.

Smetti i panni del giustiziere: non sono i tuoi.
Tanto nessuno pretende da te nulla: è solo colore.
E di certo, tu non fai niente per loro.

O almeno, non dovresti.

sabato, giugno 23, 2007

Il ponte tra due mondi.


Pranzare dagli Hare Krishna e cenare da Mc Donalds nell'arco di un giorno, è indice quanto meno di un certo grado di confusione.
Forse, si può addirittura parlare di disagio mentale.
Nella foto: uno sherpa mostra ammirato il mio supposto schema sinaptico.

giovedì, giugno 21, 2007

5 vs 1 (All that's sacred, comes from youth).

1.
You can be what you want
It’s a matter of time
Prepare to be amazed
You’re flashing
They’re frowning
You flash the clover leaf cheer
Its a game
You’re winning
There’s always so many piranhas.
Tripping Daisy - Piranhas

2.
Here I am, my anger and me
Temper makes it hard to see
This situation I’m in again
Everything must come to an end
Now.
God Lives Underwater – All wrong

3.
rasta-allero-allero 'miezo 'a via
me putevano arrestà
p'à cumpagnia 'e 'na 10 'e niro
ca m'é fernuta già.
24 Grana - Stai mai cca

4.
E cado sereno, per mondi che
Hanno mille motivi, di esistere.
Interno 17 – Liquido

5.
Come on, Eileen taloora-ye.
Dexys Midnight Runners – Come on Eileen

Pussée bel, ghe n’è minga.

Capessone, bradipocinesi, felposi più sintomi random a spiacere.
The dayafter™: lasciate ogni speranza, o voi ch’entrate in ufficio.

Mai – e dico MAI – uscite infrasettimanali con gli amichetti.

Pensavo che l’eliminazione delle decisioni definitive, puntualmente smentite dall’evidenza dei fatti, mi gioverebbe un sacco.

Pensavo che definire pensare quello che faccio oggi è pomposello.

Pensavo che oggi jazz: oui, demoiselle Peyroux.

Pensavo di fondare un collettivo di scrittura per scrivere una cosa tipo Q.
Anzi: per riscrivere Q tale e quale, che è pur sempre un gran bel libro.
Tanto che lo rileggerò, dopo averlo riscritto.
Qualcuno mi aiuta?

Pensavo che questo andare a cazzo a tutti i costi, so mica se funzioni.
Chi mischia non rischia?

Pensavo alle relazioni tra criaturi.

Vedo poco i miei nipoti e i miei genitori, per esempio.
Sarò mica un po’ stronzo?
Sì: è in forma retorica.

Più sparo i missili, più mi tornano in culo.
Come Mazzinger non sarei un granchè.
Contro chi combatteva, lui?
E chi era, intimamente, Kenzo Kabuto?

Uh, aspè: pensavo che al mutare delle canzoni scrivo in modo diverso.
Non credo abbia molta importanza.
Già da un po’ ho dismesso le intuizioni.

Daniel: giocare a scacchi con te sarebbe come farlo con zio Stoijl?
Perchè io qui m'arrocchicchio e vorrei tanto saperci giocare, a scacchi.
E non per vincere. O almeno, non sempre.
Ma che sia almeno una bella partita.

Ogni tanto qualcuno passa e mi urla arripigliati.
Ogni tanto lo urlo io a qualcuno.
Nessuna delle due parti, chiaramente, cambia di una virgola.

Sto attraversando il periodo blu, senza sapere cosa sia.
A questo punto, mi vedo costretto a un duro attacco dal Kamchatka.
In guardia!

martedì, giugno 19, 2007

Guignol.

Notte.
Confortante, neutra, silenziosa.
Gli innocenti, i timorati, consegnati all'abbraccio di Morfeo.

E così i savi e i vati.

Anche il ghigno del Gatto Mammone dissolve.
Cosa me ne faccio ora del campo da ping-pong?
Magari lo butto.

Mi serve solo un altro poco, Lewis: porta pazienza.

Tre note alla volta.
Massimo quattro. Un ritmo più tollerabile, una viola.
Archi. Un piano.

Un moschino vola per camera mia.
Si posa tra l'Eriador e l'Enedwaith.
Più a nord, i Rifugi Oscuri: a che ora salperà l'ultima nave per Aman?

Ogni volta che mi si scuote il terreno sotto i piedi.
Ogni ultima volta.
Le voci si fanno stridule.
E i nasi dei formichieri si mutano in rostri.
Uno spettacolo grottesco: da rimanerne sgomenti.

Le dame ammiccano.
Le più sgraziate anche masticando il chewing gum.
I gentiluomini lustrano i monocoli.
Hanno quasi tutti baffi e denti gialli.

Il teatrino si sdegna.

Ma che è sto sipario che cala in verticale?!
Sembra la mannaia dei boia medievali.
Veloce come una ghigliottina.
Attimi e l'attore goffo se lo piglia sulla testa.

Il pubblico: strano animale.
Mai contraddirlo.
Mai imbarazzarlo.
Non ci sarà savoir faire che tenga.

Non è lo sceneggiatore che scrive i dialoghi: è il pubblico.

Potevamo stupirvi con effetti speciali e colori ultravivaci.
Ma la Telefunken ci avrebbe fatto causa.
E poi, francamente, non c'era il budget.
Nè il motivo: fatevene una ragione.

Uh, si è fatto tardi.

lunedì, giugno 18, 2007

Ease off the bit.

Povera la mia radio, fusa da Dido e Meneguzzi.
E mi chiedo se è questo che piace
E mi viene di fare il contrario.
Otto Ohm – Pizza e mandolino

Paganini, sì.
Proprio lui.

Sto ancora ‘mbriaco da sabato: di vinaccia da due soldi.

Ho spaccato tre corde su sei, dimenticato la chitarra non so bene in che macchina, goduto come un orso per un messaggio in definitiva patetico, sognato di fare un cross al Santiago Bernabeu durante un non meglio precisato triangolare con Real Madrid, Barcellona e la mia squadra che non sapevo manco quale fosse. Forse l’Alcione, a giudicare dalla maglietta. Era un cross dalla destra, colpito male, ma forse molto pericoloso. E dico forse solo perchè mi sono svegliato mentre cercavo di capire se il tizio che lo stava raccogliendo davanti all’area piccola fosse un mio compagno o un difensore avversario.
La visuale era coperta da Puyol: capirai.

Chissà che cazzo voleva dire.
Chissà se poi siamo andati in vantaggio.
Avrei goduto da matti: un assist al Bernabeu!

E ora, anatema: ogni volta che verrete a leggere ‘sto cazzo di blog, la vita vi si accorcerà di 10 secondi. E il Barone Samedi vi tirerà i piedi mentre dormite. Buon lunedì a tutti.

domenica, giugno 17, 2007

Il mio blog è web spazzatura.


Niente: 'ste pareti mi si attaccano addosso.
Si va in fuga, one more time.
A cercar di perdere per strada un po' di angoscia.

Controllo il telefono.
Ci sei, non me lo sono sognato.
Ti ci vedo proprio a ballar la pizzica.

Avrei voglia di sentirti.
Di smontare le tue teorie astruse.
Di starti a guardare mentre dubiti delle mie minchiate.

Mi è piaciuto mescolare un po' le mie carte con le tue.
Mi è piaciuto sentirti entrare sottopelle.
E doverlo dire qua, al nulla, è così triste.

Desolante.
Stupido.
Sintomatico.

Si fermerà tutto in quel parchetto?
Nuovo record: un solo pomeriggio.
Molto bello.
Come lo zero comico di Tafazzi.
Un mondo intero chiuso in 10 secondi.

Ma quella frase non potevi proprio risparmiartela?
Lo scontato mettere le mani avanti. Così inelegante.
Così poco in sintonia con il tuo dogma "tutto è un gioco".

Non vuoi giocare con me?
Non faccio paura nemmeno al gatto.
Mi è indispensabile: i liquidi hanno bisogno di un contenitore.
Se non mi dai forma è come se non esistessi.

Un coglione ti picchia a sangue e tu ci torni pure insieme.
E qualcuno ti ha insegnato che ciò si chiama compassione.
Ti abbraccio come fossi l'ultima cosa preziosa del mondo e scappi.
Ti prego: a questa cosa che nome darebbe il tuo Sai Baba?

No, non ti chiamo. Esco da solo.
E sai perchè? Perchè mi piaci.
Perchè so che vorrei farlo.

A questo punto si è arrivati.
Errare diabolicamente, perseverare come un uomo.
You all look the same to me.
Nella foto: il moderno rapporto causa/effetto.

sabato, giugno 16, 2007

La pena dell'alma.

Non doveva essere così.

Uno svilente passaggio di testimone.
Più veloce di un pit-stop in Formula 1.

Le tue lacrime, le sue botte: ma perchè io?
Perchè lo dici a me?
Ce l'ho scritto in fronte che sono un babbione?

Va bene: non posso negarlo, in fondo.
Ma te sei testa di cazzo.
Tu e i tuoi trabocchetti ayurvedici.

Hai servito un uomo che ha visto la Verità?
Hai visto la mia anima?
Non dirmi cazzate.
Non parlare da imbonitrice.

Io non servo nessuno.
Io non cerco lo scontro.
Rispetta la tua ombra.
Rispetta la tua natura.
Nulla si trascende, nulla s'illumina.
E=mc2, bellaggioia.
L'energia la puoi solo trasformare.

Mi sono già cacato su il cazzo di fare il saltimbanco.
E se provieni da Signore dell'Universo, hai sbagliato indirizzo.
Io non sono un eletto.

E ringrazia il porco d'iddio!
Che è per quello che non ti picchierò mai fino quasi ad ammazzarti.
E che se vedessi Signore dell'Universo lo ucciderei sul posto.
Prova a guardare la mia anima, adesso.
Leggilo: avrei davvero la forza per farlo?
Si, si, quantosonofigo: lo ammazzo, il figlio di troia.

E tu come cazzo fai a non capire?!
Sono le puttanate sull'Illuminazione che vi portano a questo!
E al Maestro do Nascimiento.

Non valgo nulla. NON VOGLIO valere nulla.
Non sarò certo io a imporre la mia meschina volontà sul mondo.
Non è meglio nè peggio delle altre. Lo so e basta.
Non è meglio nè peggio di quella di Signore dell'Universo.

Non morirò in nessun altro modo che non sia diventare un oggetto.
Un pezzo di carne disteso su un tavolo da obitorio.
Non vedresti la mia anima volare via.
Al limite si verserà per terra.
Niente palloncini: un pozzo di piscio.

Anche tu non sai scegliere.
Anche tu non vuoi scegliere.
Ti sei rincoglionita con l'idea dello Spirito.
Ieri però il linguaggio del corpo eccome se ti piaceva!

Ma quella è la bassezza dell'animale.
E salita sul treno dalla opposta direzione, te ne sarai vergognata.
Chicca sublime: a breve ti dispiacerà.
Per me.
Ti sentirai in colpa.
Come l'altra: un giro di giostra e parlerai da padrona del Luna Park.
Affanculo: non ci sarà.

Ma chi cazzo mi sono messo in testa di essere?
Mi basta una carezza per vedere cuoricini: peggio di Candy Candy.
E rido di chi chiava nei cessi dell'ufficio come se fosse ancora al liceo.

Bambocci di merda.
Ma che morissimo tutti.
E alla svelta, anche.

mercoledì, giugno 13, 2007

È già mercoledì e io no.

Sospetti.
Sospetti, sospetti, raggiri.

I puffi sono alieni.
Piccoli alieni blu.
Col cappellone bianco trullallà.
Sono una cifra abnorme. Tutti maschi, tranne una.
Per quanto zoccola, mica può soddisfarli tutti.
Mettersi in salvo, altrochè: evacuare l'Enterprise.
Abbandonare i marziani sessuofobi a loro stessi.

E poi tu, con i tuoi no scientifici.
Sai esattamente cosa, quando e chi rifiutare.
Non è la stima che metto in dubbio: la pensiamo diversa.
O mi dici che cosa è si con altrettanta dovizia di particolari.
O i no a priori non valgono più così tanto.
Per me, eh. Sempre e solo per me.

E tu che ci sei quasi sempre stato.
Ne hai viste un bel po', ora lasciami solo nella tundra.
Niente glaciati testimoni. Non sono una cazzo di stampella, per Dio.
In un certo senso, è da tanto che lo volevo.
Essere uno sconosciuto, come Stina Nordenstam.
Non chiedermi il perchè.

Ehi, guarda che la luce del riflettore sta dall’altra parte.
Sorridi al pubblico! Non declamare di schiena!
Di qui ci sono solo io.
E guardo altrove. Come ho sempre fatto, del resto.
Due indizi non fanno una prova, ma un'opinione.
La mia: sei una bamboccia.
In ogni caso, non scambio astio con l'irrilevanza.

E poi e poi e poi... c’è la parte di no uguale agli altri giorni.
Quella si che ha dell'astio. Ridicolo. Come i limiti che ho.
Quella è inesorabile. Inevitabile.
Quella, è proprio quella che.
SO-LO SI-LEN-ZIO.
SI-LEN-ZIO.
Ancora SI-LEN-ZIO.
Zitto. ZITTO. Taci, babbeo.
E inventa di sana pianta.
Che in quello, mai avuto problemi.

Rubrica: Chosen one? These dicks!
San Antonio ridicolizza Cleveland.
Lebron fa cacare da tutta la serie.
Ha fatto i numeri solo per indispettirmi, la merda.

Come se non bastasse tifare il Bologna.

martedì, giugno 12, 2007

Antoine Paul.

Io dedico questa canzone
ad ogni donna pensata come amore
in un attimo di libertà
a quella conosciuta appena
non c'era tempo e valeva la pena
di perderci un secolo in più.

A quella quasi da immaginare
tanto di fretta l'hai vista passare
dal balcone a un segreto più in là
e ti piace ricordarne il sorriso
che non ti ha fatto e che tu le hai deciso
in un vuoto di felicità.

Alla compagna di viaggio
i suoi occhi il più bel paesaggio
fan sembrare più corto il cammino
e magari sei l'unico a capirla
e la fai scendere senza seguirla
senza averle sfiorato la mano.

A quelle che sono già prese
e che vivendo delle ore deluse
con un uomo ormai troppo cambiato
ti hanno lasciato, inutile pazzia,
vedere il fondo della malinconia
di un avvenire disperato.

Immagini care per qualche istante
sarete presto una folla distante
scavalcate da un ricordo più vicino
per poco che la felicità ritorni
è molto raro che ci si ricordi
degli episodi del cammino.

Ma se la vita smette di aiutarti
è più difficile dimenticarti
di quelle felicità intraviste
dei baci che non si è osato dare
delle occasioni lasciate ad aspettare
degli occhi mai più rivisti.

Allora nei momenti di solitudine
quando il rimpianto diventa abitudine,
una maniera di viversi insieme,
si piangono le labbra assenti
di tutte le belle passanti
che non siamo riusciti a trattenere.
F. De Andrè - Le passanti

lunedì, giugno 11, 2007

Love will save the Planet.


La madre degli stronzi, è facile che sia stronza a sua volta.

Weekend-vibriolina: ben tre sere di fila fuori. In alcuni scritti apocrifi ciò viene riportato come un segnale dell’Armageddon imminente. Se nel giro di 10 giorni si sgonfiano simultaneamente tutti i soufflè del pianeta, la Kellog’s dichiara bancarotta e due stilisti etero fanno un gran successo ci siamo.

Così, mi preparo all'Apocalisse andando ai Marcia su Kubrik. Loro avvertono l'imminente catastrofe e impreziosiscono il concerto con un’inaspettata cover di Where is my mind?, canzone nota per instillare furia omicida d.o.c. a chiunque, foss'anche Padre Pio.
Mi appunto anche i ...A Toys Orchestra e il loro cantante caposseliano: cacando di buon grado i 10 euri per il CD. Su tutti gli altri incombe gniura l’ombra dei Nubia: vi si rompeva il culo, cari. Senza offesa, eh.

Nel rutilante andirivieni tra palchi – birra – stand CD, etc etc mi blinda un’attivista GreenPeace, chiedendomi di attivarmi a mia volta. Azzardo di rimando che sono uno spirito contemplativo, alla Paolino Paperino, ma lei più che attiva è incataiata e non molla. Soprattutto: più chè incataiata è cuccurulla e da un certo punto in poi il mio voler essere mollato vacilla.
Fluttuazioni chimiche deterministe guidano i discorsi dall’attivismo ai massimi sistemi prima, dai massimi sistemi alle inevitabili confidenze poi.

Al termine del percorso lei è in lacrime.

In lacrime, musampa e folgorata: sono fottuto.
Infatti mi dà il numero, ventilando ipotesi di birrette insieme.
Alla luce dei recenti accadimenti, so per certo che sarebbe meglio evitare. Quindi, conto di chiamarla entro tre giorni.

Tanto, in caso, ormai sulle bestemmie c'ho lo sconto.
Nella foto: ivi vissero una felice Luna di Miele.
Speronando baleniere nei mari del nord.

venerdì, giugno 08, 2007

Giù le mani da Tiziane.


Tutti ti osteggiano, in questa grande O-limpi-adè.
Tutti ce l'hanno con te.
Ma io no, Tiziane.

Io sono come te: icsverso.
Nella foto: va là che bel giuìn.

giovedì, giugno 07, 2007

Antartide.

Tutto sta per rompersi, finalmente.

Calpesta l'ipertrofico orgoglio.
Umilia la vacillante dignità.
Punisci la tracotanza.
Il divino castigo.

Attendo.
A piè fermo.

Tutto sta per rompersi.
Sotto, il ghiaccio si assottiglia.
E sotto il ghiaccio, il gelo mortale.

Le lotte epiche esigono tributi.
Mi prendi per un mediocre?
Che eroe ed antieroe muoiano lottando.
Sprofondino per la salvezza di stocazzo.

Tu sei il mostro finale.
Ti aspetto da un po'.

Non è perchè o si fa l'Italia o vaffanculo.
Non è per nulla di serio.
Ma tutto ciò che sarà dopo, passa da qui e ora.

Tutto sta per rompersi.
Finalmente.

Gong.

mercoledì, giugno 06, 2007

Karma piatto.

Non è che mi possa definire un accanito freudiano.

Prendi quella cosa dei lapsus: dice che se ti dimentichi qualcosa in qualche posto vuol dire che il tuo inconscio desidera tornarvi. Se ciò s’intona al telefono rimasto sul letto stamattina, lo applico con più fatica alle chiavi di casa che mi hanno accolto sulla scrivania dell’ufficio. No, Sigmund: tu chiami inconscio i cicci. Credimi.

Che poi a me il subconscio è sempre sembrato un lùmero per allòccole.
Un brillante espediente al servizio dell’empirico: non si vede, non si sente, non si misura. Ma se succede qualcosa che non ci capisci una fava, allora c’è il suo zampino.

Un po’ come quando fai le presentazioni al cliente: prima pensi qualcosa che può funzionare di puro istinto, poi e solo poi t’inventi un percorso logico per spiegargli come ci sei arrivato. Del tutto fittizio, ma che trae origine, miracolosamente e invariabilmente, dalle caratteristiche del suo imperdibboli prodotto. Leader del settore.

Il suo prodotto leader, il tuo subconscio settoriante: quale mirabile duo.
E dovresti vedere la clientesca facciona felice di quando se la beve.
Sempre ammesso che se la beva e non finga (com’è probabile).

Rubrica: La notte è piccola per noi, troppo piccolina.
Simpatici giochini d’inchiostro simpatico, una spolverata di bile, un fitto scambio di opinioni con Damien (Io: “massì che Lisa ti garbava. Eccome. È che sei un po’ protags: ti avrà fatto girare come un babbazzo e mò ti brucci’o’pepperone. Ne uscirà un bell’album”. Lui: “and this lean on me, like a rootless tree”), gli arretrati di Alita, la lettera alla fine dell’albo 60 di Berserk, a nome Vanni Santoni (?), e l'attimo di stranimento. Un pensiero per Judeau: non te lo meritavi, vecchio mio! Un pensiero per il pianeta Terra: io ti dominerò. Per renderti un mondo iniquo quanto prima, ma più conscio.

In un un concetto unico: sono un minimo in debito di sonno, aiuto.
E ora scusa, ma pensavo a quanto è inutile farneticare.

E non ridere: ci pensavo per davvero.
Nella foto: ipotesi di reincarnazione telecomandata.

martedì, giugno 05, 2007

L'androide sentimentale.

Nulla ci verrà restituito, lo sai?
Nemmeno le ore di sonno che perdiamo.
Battere tasti... a 'sto punto tanto varrebbe la tisana della nonna.
O una sbronza colossale.

Quanta angoscia si può sopportare prima di esplodere, uomo di latta?
Chi cazzo mai ci dovrebbe salvare?
E perchè?

Siamo il fondo del barile.

Ingranaggi autonomi, paradossi viventi. Pagliacci chiusi in scafandri spaziali dalle minacciose punte. La saturazione degli amplificatori a transistors. Non come quelle testate Marshall dalla calda distorsione valvolare - oh, no davvero! - solo errori di equalizzazione, dissonanze senza possibilità di passare per effettistica. Il terrore del fonico, l'errore tecnico che manda a puttane il concerto. E manco la compiacenza di fingerci dispiaciuti o in colpa.

C'è gente che fa passare la merda nei barattoli per arte, pensa.
Noi si suscita disagio. Attraente, finchè filtrato da uno schermo.
Finchè lo puoi guardare o leggere sbafando pop corn e commentarlo dando di gomito a qualcuno che ti sta accanto.

Qualcuno di sano.
Magari con una bella pelle liscia e giovane.

Ma ad averlo davanti, il disagiato mette a disagio.
Guarda tutti con occhietti piccoli e malvagi.
Porcini, quasi.
E loro non sanno davvero il perchè.
Pensano: "ma che cazzo vuole questo? Ce l'ha con me?"

Bestemmiare come satanassi, farsi il vuoto attorno
e poi lamentarsi che nessuno comprende.

Ah, ma noi non ci lamentiamo: quasi e me lo scordavo.
Noi non dobbiamo chiedere mai.
Noi non chiediamo mai.

Perchè siamo duri&puri e belli_o_brutti_ma_sempre_maledetti
o solo perchè siamo grossi sfigati?

E quindi, se noi non ne siamo capaci,
e dagli altri nulla è lecito aspettarsi o dimandare
chi cazzo mai dovrebbe salvarci?

E perchè?

Il pietoso velo di Maya.

Forse era il 1996.

C'era un sacco di luce, piccole case bianche ammassate l'una sull'altra, il declivio dei colli direttamente sul mare.
Un meltin' pot difficile da spiegare, le ultime finali di Michael Jordan contro Stockton - Malone da guardare nelle TV dei pub.
Il castello di St. Peter si ergeva al centro dell'insenatura, proprio come si ergerebbe oggi, a stargli davanti (non tutto muta, non tutto).
I suoi affreschi, le armature e gli arazzi. E il giardino coi pavoni.

Che non facevano mai la ruota.

La faccia di Kemal Ataturk ovunque, il canto del muazzin all'alba e al tramonto. Aneliti europei, radici ottomane: i bazaar e la problematica curda. La propria parte di terrorismo da scontare, un male che oggi sembra necessario. Un servizio militare lungo 2 anni che i giovani non vedevano l'ora di prestare. Corazzate ormeggiate coi cannoni puntati verso Kos: Cipro e il boicottaggio del turismo a mezzo prezzo dei traghetti, quadruplicato dall'andata al ritorno.

Ma anche Galatasaray, Denisz, Raki, Hakan Sukur, Bilal "mastertattou", Tozzi, Radio Eko, l'avlu pub. Le lasagne di Mandrake al giovedì, i Frinda Tavà al martedì. Il BBC, il dolmus, la cala di Mazi, Pamukkale. Clinton e Gurgugnù, che poi è passata da Clinton a Ciro, di ristorante italiano in casa milanese, continuando a vivere felina in compagnia di canidi e allevandomi al paradosso. E mi si strofina contro ancora oggi quando vado a trovare i miei, prima di graffiarmi.

Quasi a volermi ricordare che.

E invece, mi sono improvvisamente ricordato perchè scelgo spesso l'apatia: si torna sempre ai ricordi migliori.

Inizio a oscurare i significati: ne avrà piacere chi ama editare.
Che a chi non dice un cazzo, puoi fargli dire qualsiasi cosa.

Tra un po' sarò più vacuo di Beniamino Mansueto.
E sì che avrei voluto evitare.

lunedì, giugno 04, 2007

Il sudoku del villaggio.


Ok, lo ammetto: mi sono divertito.
Mea culpa.

Weekend istruttivo.
Imparo un sacco di cose nuove:

- casa di Ubik è un tesseracto.
Lo faccio notare, mi pigliano tutti per il culo.
Ma 35 cristiani in 30 mq me li spiego solo a cagione di ciò.

- Non tutti al compleanno accendono tanti torciotti quanti sono gli anni compiuti.
Tra l’altro: la festeggiata può confermare che erano meno.

- Io sto con gli UFI crudeli.
Poichè il custode dell’Universo nell’ordine:

1. osteggia le mie ambizioni da amanuense.
("Non sai miniare");
2. Nega l’indiscussa dignità del mio mestiere.
("Ma che è: un mestiere quello?!");
3. Mi dileggia tutta sera per quella cosa del tesseracto.
(Aizzando il resto della folla, il pezzo-merda)

Occhio, eh: ti verso lo zucchero nel radiatore dell'Enterprise.
Non si eschersa con Jesus.

- Giocare contro Lebron James dev'essere fastidioso.
Anche Detroit esce: porterò mica sfiga?
Che adesso non si azzardi a perdere contro quei bovari di San Antonio.
Fenomeno dei miejcojoni.

- Mark Knopfler frequenta le colonne di S.Lorenzo.
Sotto forma di punkrasta. 21enne. Carioca. Che ti chiede la chitarra
“1 secondino” e ti suona tutta Sultan of swing perfettamente, CON TANTO DI ASSOLO. E alla domanda “suoni in qualche gruppo?” ti risponde placido “in metropolitana, per fare due soldi”.

Rubrica: donne e tanto, tanto buonumore.

Caso Clinico 1 - Amnesiac
- Io non mi ci vedo a fare sesso con te.
Wonderful. Per inciso: è già successo.

Caso Clinico 2 - The gentle art of making enemies
Al primo giorno chiami: non risponde.
Dopo poco, SMS:
"Se vuoi sono a bere qui con altre tremila persone. Se venite prendetevela comoda, che sto facendo altro."
Venite? Io? Mah.
Il secondo giorno chiami: non risponde.
Molto dopo, SMS:
"Non lo sento proprio! Ora lo spengo che sono al cinema. Poi vado là con le 3000 persone etc etc"
Sì, ok: se vengo io ce la pigliamo comoda noi. Chiaro.
Non chiami più.
SMS:
"Oh, non siamo là, ma..."
CANCELLA MESSAGGIO? - MESSAGGIO CANCELLATO.

Movacaghèr, valà.
Nella foto: io a lavoro mi sbatto, che vi credete?

sabato, giugno 02, 2007

Nulla di cui preoccuparsi.

Vagliò, ma qui fa freddo assai.
Com'è che le zanzare non muoiono, cazzo?!