Intelligent life is all around us.

mercoledì, novembre 29, 2006

La berceuse.

Gli organismi monocellulari si riproducono per mitosi.
Questo mi dà speranza.

Deaglio è stato indagato per diffusione di notizie false e tendenziose, atte a turbare l'ordine pubblico in base all'articolo 656 del Codice Penale.

L'ultima persona indagata per questo, sosteneva che una certa diga non s'avesse da fare. Fu assolta: magra consolazione.

Chopin stasera è in gran forma, mi ritiro a deliberare con un Notturno.

Lo sporco imbroglio Ritter Sport?


Il casermone polifunzionante dove negli ultimi 2 giorni un invasato ha cercato d’inculcarmi il funzionamento di Macromedia Flash è una sfida aperta alla geometria euclidea nonchè all’estetica tutta.

Un puma del tutto reale se si esclude lo spessore di pochi millimetri, mi occhieggia dalla vetrina di un’agenzia viaggi con atteggiamento ferino mentre approfitto della pausa pranzo per fumare un paglione. Il contenuto proteico dei miei pranzi è in effetti di molto inferiore alla media, ma riesco a bilanciare la situazione grazie ad un esubero di nicotina non indifferente: la cosa mi rincuora.

La Laurea in cazzi miei continua a funzionare alla grande a giudicare dalla mancanza di compagnia che accompagna le mie giornate lavorative, ma ho voluto io la bicicletta e il pedalar mi è dolce in questo mare.

Il quesito che mi tormenta è: perché mai un’agenzia che ti rinnova il contratto per soli tre mesi, anticipandoti che è solo un modo per darti il tempo di trovare qualcosa d’altro, si piglia la briga di spendere 1800€ per insegnarti ad usare un programma che a un copy, peraltro, non serve?
La risposta mi giunge forse stamattina insieme al contratto stesso, che ad un attento calcolo si dimostra di 5 mesi, con decorrenza a marzo.

Nel mio piccolo continuo a non capire, ma non ha poi troppa importanza: dopotutto è meglio così. Forse.

Tuttavia il pensiero va a depositarsi in automatico su quel buffo mondo dei cioccolatai, con una punta di ammirazione per colui che studia il Marketing alla Ritter Sport e alla sua brillante idea d’inventarsi 7 milioni di gusti diversi in 5 cm di quadratino gudurioso. Senza nulla aggiungere o togliere alla bontà del prodotto, offrire un’ampia varietà di scelta all’utente è da sempre un ottimo viatico al ristagno di un’impresa: poco importa se la scelta è fittizia e l’utente un babbione.

Anzi: a onor del vero importa moltissimo.

E mentre parallelizzo la mia situazione a questo brillante esempio mi sorge un dubbio: io sono l'utente babbione del contratto o lo scaltro cioccolataio?
Mi manca la risposta, quindi vado a pranzare con una canna.
Poi, al posto del caffè, un cappuccino. Con un sacco di cacao.

venerdì, novembre 24, 2006

Archive - Again

You're tearing me apart
Crushing me inside
You used to lift me up
Now you get me down

If I
Was to walk away
From you my love
Could I laugh again?

Again, again, again...

You're killing me again
Am I still in your head?
You used to light me up
Now you shut me down

If I
Was to walk away
From you my love
Could I laugh again ?

If I
Walk away from you
And leave my love
Could I laugh again ?

Without your love
You're tearing me apart
With you close by
You're crushing me inside
Without your love
You're tearing me apart
Without your love
I'm dowsed in madness
Can't loose the sadness

I can't loose the sadness


Canzone strepitosa, video incredibile.

O Rmone, Where Art Thou?

Il tempo è una merda, il lavoro è una merda e sono in andropausa a 30 anni.

Ma il venerdì è sempre frizzanteria.
Sssst: non roviniamo lo stato di grazia, please.

giovedì, novembre 23, 2006

Buone intenzioni.

Nel nulla nutriamo le nostre paure
Dal buio lasciamo emergere volti
Riempiamo gli istanti con piccoli assurdi
Frammenti che in vita chiamiamo ricordi
Negli occhi cerchiamo dei nuovi colori
Che sappiano darci le motivazioni
Vedere appassire le rose e con loro
Le nostre buone intenzioni.

Otto Ohm - Le nostre buone intenzioni

mercoledì, novembre 22, 2006

Jose Gonzalez - Heartbeats

One night to be confused
One night to speed up truth
We had a promise made
Four hands and then away

Both under influense
We had devine scent
To know what to say
Mind is a razorblade

To call for hands of above
To lean on
Wouldn't be good enough
For me, no

One night of magic rush
The start a simple touch
One night to push and scream
And then releaf

Ten days of perfect tunes
The colors red and blue
We had a promise made
We were in love

To call for hands of above
To lean on
Wouldn't be good enough
For me, no

To call for hands of above
To lean on
Wouldn't be good enough

And you
You knew the hands of the devil
And you
Kept us awake with wolf teeths
Sharing different heartbeats
In one night

To call for hands of above
To lean on
Wouldn't be good enough
For me, no

To call for hands of above
To lean on
Wouldn't be good enough

martedì, novembre 21, 2006

Tra porno e poesia.

[...] e sui suoi occhi, lacrime e sborra.

Si arricchisce l'elenco di siti pseudohardcore che linkano miei post.
Così, cerco di adeguarmi. Ossequi a lorsignori.

lunedì, novembre 20, 2006

The cable.

Tante piccole cose a cui non avevo mai prestato attenzione.

Cose come il progressivo solidificarsi di quel magma emotivo che da sempre mi porto nella bocca dello stomaco. Ero così abituato a percepirlo liquido da non pormi nemmeno la questione se potesse solidificarsi o meno.

Cose come l’evaporazione a livello cutaneo del terrore atavico che il mondo mi provocava e, a volte, ammetto, mi provoca tuttora. L’ho sudato via. Senza pensarci, senza capire: e pensare che mi ci sono impegnato così tanto a combatterlo. Bastava chiedere al mio derma.

Cose come il cessate il fuoco dei paragoni con i miei fratelli maggiori, con i miei idoli e ideali; cose come riconoscere come ectoplasmi le aspettative di chissàchi, che vorrebbe io fossi chissàcosa.

Cose come non consultare più le enciclopedie comportamentali, quelle della correttezza, quelle della lealtà a se stessi, a una patria, a un amico prima di prendere ogni decisione. Semplicemente decidere, demandando a dopo le considerazioni. Dopotutto si tratta solo di dire la mia, su di me.
Almeno in quello, dovrei essere l’Esperto.

La vocina nel cervello c’è sempre, invece. Purtroppo. Ha sempre il solito tono saccente e stridulo che prendo in prestito quando sono spaventato, ma, in definitiva, tra quelle piccole cose c’è anche ascoltarla senza lasciarsi incalzare o maltrattare troppo. Sorridendo a lei e non più a se stessi.

Essere stanchi dell’Ostile, dello Stupido, del Ribelle che si cela bamboccioso e non-invitato in qualche meandro della coscienza. E sapere che con o senza il Suo appoggio, fai quello che ti senti in dovere di fare. Che ti piace fare. Che fai.

Sono tutte queste cose, che stancamente osservo e vivo, che mi portano a pensare che lentamente, impercettibilmente, in accordo alle tanto odiate leggi che governano la razza umana e la sua buffa società, io cresco.

Ciònonostante, sorprendentemente, piango ancora per i violini.
Senza per questo farmi pietà.
Nella foto: monsignor Buonarroti, mi consenta.

sabato, novembre 18, 2006

Ordem e progresso.

Ciò che mi affascina del disordine è che non è mai troppo da non poter essere cancellato completamente. La scopa passa caparbia ma rilassata, senza false motivazioni. Ha ben chiaro il meccanismo: un manico, una paletta, la pazienza. E in terra non rimarrà nemmeno un granello di polvere, ci fossero anche i cadaveri.

Ciò che mi affascina del disordine è che intendendolo come un sistema dinamico, ha solo connotazioni positive. È un sistema estremamente semplice: ogni volta che lo desideri puoi intervenirvi per riportarlo all'ordine, che è cosa buona e giusta, ed è proprio da questo che trae valenza positiva.
Un comodo, gestibile, tranquillo deposito di fiducia da cui attingere quando l'autostima va a picco.

"Guarda come sono bravo: c'era la merda e ora tutto brilla".

L'ordine sta agli antipodi.
L'ordine è un sistema asettico, perfettamente logico: tutto è dove te lo aspetteresti. Ad ogni azione compiuta in un sistema ordinato deve corrispondere una reazione perfettamente bilanciata per mantenere l'equilibrio. L'ordine è un composto instabile, perennamente a rischio. Bello ma effimero, pronto per sua natura ad esploderti nel culo proprio sul più bello.

La cosa non accade a caso.

L'ordine non è tuo, non ti appartiene. Non ce l'hai nelle corde, non è nel tuo bagaglio, ti manca nel DNA: con dolore genererai figli, e quei figli non saranno puliti quando usciranno dal tuo grembo. Saranno sporchi di sangue, cazzo, e liquido amniotico. E ti faranno casino in casa. Difficilmente aiutandoti a rimetterla a posto.
Forse che non li amerai per questo?
Forse che abbandonerai tu uomo la donna che ami e tu donna la tua progenie per questo? O, ancora peggio, vi vedrò al telegiornale come i coniugi Franzoni?

Io spero che non sia così.

Non asservitevi all'ordine, non ve ne fidate: ammettete a voi stessi prima che agli altri che andate a cazzo e i vostri rari momenti di gioia dipendono proprio da questo. Se siete religiosi prostratevi per questo, mortificatevi: direte che l'ordine è divino e questo vi basterà ad esserne esentati, ma fatelo.

La vostra vita è caos, il vostro ambiente è caos, il vostro cuore, il vostro cervello, il vostro stomaco sono caotici: Q-U-E-S-T-O è l'ordine delle cose.
A pensarci bene: non è divertente?

venerdì, novembre 17, 2006

Time's up, Callaghan.


Nicodemuselide fu incaricato di intervistare Clint Eastwood durante il di lui soggiorno a Bracciano.

Realizzò un’ora e mezzo di filmato: ricco di spunti, riflessioni e sagaci argomentazioni. Riuscì persino a farsi confessare qualche particolare piccante della vita privata del grande mito Hollywoodiano.
Due giorni dopo uscì il servizio per TGF1 – il notiziario veloce come un bolide.

Recitava più o meno così:

Nicodemuselide
Buongiorno, Clint! Lei un vero mito qui in Italia, lo sapeva?

Clint Eastwood
No, ma è un onore scoprirlo.

Nicodemuselide
È stato un grande piacere.
E ora linea alla regia per un brevisssimo spot, restate con noi!

Shame on you.

Perchè quelli che cantano/scrivono bene, spesso non hanno un cazzo da dire?

Meno tecnica, più idee. Grazie.

mercoledì, novembre 15, 2006

The Magister.

Se ti vesti in acetato, vieni subito accettato.

Wuodanoh's: grazie di esistere.

lunedì, novembre 13, 2006

Mister tally man, tally me banana.

Oggi batto i record, pur senza avere nulla da dire.

Però, però...

Io Technorati non so mica come funzioni: per consultarlo vado sul blog di Malapuella (scusami Puè, passo a sgrunfia) e clicco sull'iconcina, una volta lì inserisco l'indirizzo del blog per vedere se qualcuno mi ha linkato.

Va bene niente counter e statistiche, ma poi sono curioso.

E così oggi ho scoperto che un mio post è stato linkato dal prestigioso sito Foto di belle fighe, a sua volta linkato dai prestigiosissimi Cazzi superdotati, Giovani puttane e German girls.

Di più: un altro post ha interessato molto gli utenti di Sesso libero gratis, segnalato tra l'altro dall'imperdibile La topa.

Confuso e commosso da tanta attenzione sono andato su Foto di belle fighe: dopotutto se mi leggono può darsi che una bella figa mi voglia anche tuttocaldoebagnato. O, al limite, ho pensato che potevo spugnettarmi allegramente qui dalla scrivania del mio ufficio su una sua foto (di bella figa, nda), visto che tanto col contratto sono agli sgoccioli (tanto per rimanere in tema).

Ma con somma delusione, nonostante il nome, nel sito non c'è alcuna foto siffatta: solo questo.

Tutta questa storia mi ha molto intristito: per evitare che qualcun altro, arrivando qui, provi la mia stessa, tremenda delusione, ho pensato che posterò quanto prima un close up del mio riverito scroto, ripreso dal basso.

Magari con tanto di assonometria isometrica o cavaliera allegata.
Eh, son soddisfazioni.

Damien Rice - 9 Crimes

Dulcis in fundo: il singolo del nuovo album.

Leave me out with the waste
This is not what I do
It's the wrong kind of place
To be thinking of you
It's the wrong time
For somebody new
It's a small crime
And I've got no excuse

Is that alright? Yeah...
Give my gun away when it's loaded
that alright with? Yeah..
If you don't shoot it how am I supposed to hold it
Is that alright with? Yeah...
Give my gun away when it's loaded
Is that alright? Yeah...
With you.

Leave me out with the waste
This is not what I do
It's the wrong kind of place
To be cheating on you
It's the wrong time
but she's pulling me through
It's a small crime
And I've got no excuse

Is that alright? Yeah...
Give my gun away when it's loaded
Is that alright with you?
If you don't shoot it how am I supposed to hold it
Is that alright? Yeah...
Give my gun away when it's loaded
Is that alright
Is that alright with you?

Is that alright?
Is that alright?
Is that alright with you?
Is that alright?
Is that alright?
Is that alright with you?

No...

Damien Rice - woman like a man

Sul sito di Damien Rice è disponibile il link per ascoltare tutto il nuovo disco via internet. Caldamente consigliato.

Mi fanno ridere quando sono medio.

Blog
Never Covered a Musashi, Never Covered a Musashi: rispondi Musashi.
...
Niente: depresso anche oggi. Tu ne sai qualcosa?

Pleistesciò
Lascia stare: mi ha sfrucugliato i tasti fino a notte, ha perso e se n'è andato bestemmiando come un ossesso.

Blog
Beh, meglio: quando non è con te guarda i Cesaroni...

Pleistesciò
Ehm, mi ha acceso appena DOPO i Cesaroni.

Blog
O mio Bill Gates: ancora? Si è completamente rincoglionito! Bisogna intervenire.
JUSTIIIINEEEEE!

Chitarra
Yawn, che c'è?

Blog
Qui si è un po' preoccupati per il boss, tu ne sai qualcosa?

Chitarra
Macchè: mi suona ogni morte di papa.
Considerato che quando lo fa suona solo il "pianto del cavallo tradito" in bemolle, quasi preferisco così.

Pleistesciò
Sei un'acida.

Chitarra
Si, vabbeh, ma lo suona anche male! E poi che vuoi da me?
Lo strizzacervelli è lui! (indicando il blog)

Blog
Un attimo: credete che non ci abbia provato?! Glielo dico sempre che non c'è alcun complotto contro di lui, che non sono tutte tragedie, che poi passa, ma se c'ha la testa di legno io che centro?!

Chitarra
... io se lo sento ancora lamentarsi mi distruggo le corde.

Pleistesciò
... io mi getto dal comodino, con tutti i joypad.

Blog
... io gli genero autonomamente insulti tra i commenti.
Oh, zitti: sta tornando!

Musashi entra dalla porta di casa, molla la borsa, si siede sul divano.

Musashi
Che vita di merda.

Rumore di apocalisse, silenzio statico.

Square one.

Da un po' di giorni, mi ronza in testa questa frase di Chris Martin.

From the top of the first page
To the end of the last day
From the start in your own way
You just want
Somebody listenin' to what you say
It doesn't matter who you are


È troppo trilla.

venerdì, novembre 10, 2006

Peccati Capitali - part VI: invidia.


Sono il figlio del direttore di un giornale.

Nulla di conosciuto, per carità: era un giornale settoriale, rivolto interamente ai calzaturieri e ai pellettieri italiani, ma era un'attività molto conosciuta nel suo settore ed altrettanto florida.

Quando mio padre ne parlava a me e ai miei fratelli, diceva che era addirittura la più importante testata giornalistica nel suo genere, e forse era proprio così. Anche se da quando lavoro in pubblicità raramente ho incontrato Aziende che non si proclamano "leader di settore" e con l'andare del tempo ho smesso di crederci.

Credo che l'inghippo stia nel fatto che si può settorializzare all'infinito il mercato, di modo che tutti ne siano i leader. Per esempio, il dentifricio Paperino's è il leader del settore "Dentifrici WaltDisneyani", Vanity Fair di quello "Riviste chiamate Vanity Fair" e così via.

It's all business.

Fatto sta che sto benedetto giornale andava bene e fatturava abbastanza da permettere a mio padre di crescere tre figli in una zona "fighetta" di Milano lasciando mia madre a fare la casalinga.
Attenzione eh: si sta parlando di benestanti, non di ricchi.

Mio padre provò in tutti i modi a convincere almeno uno dei tre a rilevare l'attività, ma tutti gli tirammo sonore picche. A quell'età avevamo troppe idee che ci ronzavano in testa, volevamo trovaredasolilanostrastrada e cagate così. Quando io, il terzogenito, rimbalzai l'offerta, mio padre si rassegnò e vendette tutto prima di andare in pensione. Bestemmiando non poco, va detto.

In pratica, ho buttato via un futuro tranquillo e agiato, un futuro da "capo", per un peccato di superbia. Tanto per rimanere in tema.

Ora, io non sono pentito come uomo della mia scelta - tutti i figli del capo che ho conosciuto sono grosse teste di cazzo che non saprebbero allacciarsi le scarpe da soli - ma se penso a quanta merda mi sto mangiando per lavoro, senza possibilità di uscirne, pressato dalle spese e senza una cazzo di lira in tasca; ecco, io provo grande invidia.

Invidio quei coglioni dall'occhio lungo che non si sono fatti tutti i miei problemi e adesso mi guardano dall'alto in basso, girando comodi in Cayenne e sputtanando soldi e aziende per scarsezza di capacità e sale in zucca.

Forse un giorno arriverà la rivincita dei nerds come me e questi maledetti imbecilli periranno tutti incocainati al volante, liberando il mondo una volta per tutte della loro sgradevole presenza. Per il momento, però, guardando me che rosico da solo e loro che scopano belle fighe viziate a bordo di lussuose fuoriserie, fatico a definirmi uno che fa la cosa giusta.

Del resto così va il mondo: forse dovrei dire "onore ai vincitori".
Per il momento, preferisco ancora lo slogan "a morte il lusso".
Nella foto: be yourself, no matter how hard it might be.

giovedì, novembre 09, 2006

Mors tua, era ora.

A un primo sguardo, potrebbe sembrare che io goda per la sconfitta elettorale di Bush negli Stati Uniti.

Ma mettendoci più attenzione, potrete notare che in verità io sono in visibilio per la sconfitta elettorale di Bush negli Stati Uniti.

Ci tengo che sia chiara la differenza.
Nella foto: casa Musashi offre una sobria reazione alla notizia delle dimissioni di Rumsfeld.

mercoledì, novembre 08, 2006

Cnaus, sei figo ma un po’ peloso.

Le scritte sui muri delle stazioni contengono grosse verità.

Durante il mio excursus in quel di Carpi (Modena) ho così avuto modo di constatare come quel lieve problema di Cnaus non infici particolarmente il suo fascino. Rallegrandomene alquanto, considerato che l’affermazione di base la sento molto mia.

Comunque, lo sbattimento ha funzionato: il colloquio è andato bene e forse riesco a buttarla nel culo alle forze del male anche stavolta. Nel frattempo mi porto a casa due stipendi fino a febbraio, mese in cui probabilmente (e via una grattatina ai maroni) riuscirò a realizzare il sogno di lavorare da casa, peraltro prendendo più o meno quanto piglio adesso.

Ovviamente godo, grazie.

Ma tornando a noi: collega Wodahno’s viene da Cagliary, ridente cittadina canadese nel bel mezzo della Sardegna. Ha 25 anni, ama l’hip hop e porta sempre i pantaloni larghi e bassi. La sua qualifica è di art director jr (cioè grafico, sostanzialmente), ma si diletta anche nell’arte del Djismo.
Per qualche oscuro motivo, quando io e Wodahno’s entriamo in contatto, i nostri intelletti si annullano anziché sommarsi: un po’ come capita alle onde sonore di pari ampiezza e frequenza ma opposta fase, tanto per fare un esempio che certamente ben conoscete anche voi.

Insomma, per farla breve: Wodahno’s mi piace molto.

Oggi, mentre condividevamo il lusso di una pausa pranzo al parco con cannetta incorporata, abbiamo scoperto che tutto il mondo è worldwide: questo nel mentre mi raccontava delle abitudini dei tamarri di Quarto, una sorta di quartierone popolare di Calgari, in tutto e per tutto similari agli atteggiamenti dei tamarri nostrani della bovisa o, tanto per rimanere simili nei nomi, di Quarto Oggiaro.
Stesso machismo, stessa idiozia, stesse formule persino nelle metodologie di spaccio della droga. E se qualcuno non ha presente quello di cui parlo che si guardasse Fame Chimica, che peraltro è un bel film.

Tutto per dire che Caglary, Milano, CarpiModena o le vostre riverite e sconosciute (al sottoscritto) cittadine traboccano tutte della stessa merda: categoria vieppiù diffusa ovunque che comprende tamarri, puttanelle e datori di lavoro che ti informano della mancata estensione del contratto a quattro giorni dalla sua scadenza. Magari al telefono, dal loro yacht di svariati metri e svariatissimi miliardi.

Il mondo è una merda, signori e signore, e anche questa è una grossa verità.

E in quanto tale, non mancherò di annotarla sui muri della Stazione Centrale.
Quanto prima: firmandomi, con infinito odio, "il vostro Musashi".
Nella foto: Cnaus.

venerdì, novembre 03, 2006

Canon in D minor.


Il canone in re minore di J.S. Pachelbel è a mio modesto avviso la più bella sinfonia su cui sia possibile poggiare le orecchie.

La frase va intesa in senso assoluto: non c'è Mozart, Beethoven o Rage against the machine che tengano. Di tutta la musica che la razza umana ha prodotto dai suoi albori fino a oggi, la palma d'oro la consegno a questo straziante crescendo di violini, capace di ribaltare l'anima come l'aratro fa con le zolle di terra.

Detto questo, posso iniziare a parlare del vero argomento del post, che con il canone non centra quasi un cazzo: Adam Morrison.

Questo ragazzo di 20 anni è la nuova promessa del basket NBA americano, un serio candidato al titolo di rookie dell'anno (il miglior esordiente della lega, nda) e un personaggio dal grandissimo carisma: dentro e fuori dal campo.

A parte per il look soseventies in un ambiente di hip-hopper e le tendenze strasinistroidi (che in America, se possibile, sono ancora più disprezzate che da noi), il giovane ha un altro tratto distintivo ben più caratterizzante: è diabetico.
Di tipo 1, insulinodipendente.

Questo vuol dire che a ogni pausa deve controllare il tasso di zuccheri nel sangue, e se necessario farsi un'iniezione d'insulina. Nel corso di una singola partita, la cosa si può rendere necessaria anche tre volte.

Il campionato NBA è da molti considerato il più massacrante tra i campionati professionistici: consta di minimo 82 partite, giocate ogni 2-3 giorni, cambiando sovente fusorario durante le trasferte. Insomma, non c'è proprio nulla che possa far supporre possibile il partecipare ad una tale competizione sportiva, portandosi appresso uno scomodo coinquilino chiamato diabete.

Nulla, tranne Adam Morrison.

Spesso gli è stata rivolta l'ovvia domanda di quanto influisse il diabete nella sua quotidianità. Lui, per tutta risposta, ha scosso le spalle ed ha sempre risposto: "non è poi così grave, ti ci abitui".

Il canone in re minore di J.S. Pachelbel è la più bella sinfonia mai stata creata da un essere umano: un crescendo di violini che commuove nel profondo e ristora, un po' come ascoltare la voce degli angeli.

O un po' come ascoltare la storia di Adam Morrison.
Nella foto: unbelievable respect.

giovedì, novembre 02, 2006

Con il cacciavite in mano fa miracoli.


Quel gran genio del mio amico Fuser si è superato.

Ponete che siate patentati ma senza macchina.
Ponete che il vostro coinquilino sia nella stessa situazione.
Ponete che due amiche che avete ospitato a casa vi lascino le chiavi della loro macchina da fighetti sul tavolo e la macchina stessa parcheggiata sotto casa.
Per la precisione: una Smart con meccanismo automatico di scappotto tipo Z3, l'autoradio e una ricca collezione di CD, quasi tutti di prim'ordine.

Ci siete?
Bene.

La domanda è: sareste voi così corretti da non usarla nemmeno per un istante?

Sì?
Bravi, mi compiaccio.
Io no.

Eccomi quindi in viaggio verso la Brianza, a trovare i miei, a bordo di una macchina davvero cool. Mi sento molto in, guardo le belle milanesi incazzate al volante con la faccia del vero figo, la cappotta abbassata e l'autoradio a palla.
Se non mi conoscessi a fondo mi scambierei per uno della Milano-bene.

Uè, ciao Fiffi! Come sta Patti? E Lilli?
Gesù, ma stai benissimo! Fatti abbracciare! Bella la vita, baby!
E tutto quel genere di cazzate lì.

Sìssì: per una volta mi concedo il lusso di sentirmi un giovane rampante.
Lo so che è vomitevole, ma per inchiappettare una di quelle svampitissime ragazzine ricche e viziate che pullulano a Milano farei questo ed altro.
Con buona pace dell'uomo etico di Kierkegaard.

Anyway, per farla breve: sia io che Fuser abbiamo usato la macchina senza tanti problemi. Senonchè la notte scorsa qualcuno ha avuto la brillante idea di fottersi lo specchietto retrovisore del mezzo in questione.

Oh, merda: panico.

Ovviamente il tutto succede il giorno stesso della prevista restituzione. Straovviamente in un giorno di festa con tutti i negozi chiusi.

Ecco la seconda domanda: sareste voi stati così corretti da riferire il fattaccio e implorare perdono? Considerate che non era nemmeno colpa vostra, eh?

Sì?
Bravi, mi compiaccio.
Noi no.

Elaboriamo così la tattica-gnorri: lasciamo la macchina sotto casa loro, saliamo a riconsegnare le chiavi e non facciamo menzione dell'accaduto. Con l'inconfessata speranza che la loro xenofobia latente (abiteranno per sei mesi in via Settala) le porti a pensare che è bastato lasciare la macchina una sera in quella zonaccia perchè un marocchino la privasse dello specchietto.

Vomitevolissimi, lo so.

Una volta tornati alla nostra magione, Fuser risponde al telefono.

Proprietaria Smart
Ahò (la signorina è romana), ma manca uno specchietto! Ve n'eravate accorti?

Fuser
Ma davvero?! No, non ne sappiamo nulla!

A questo punto: la cazzata.

Fuser
Oltretutto me ne sarei accorto: ERA QUELLO DEL GUIDATORE!

Ecco: l'ultima notizia, in teoria, non gliel'aveva data nessuno.

Cazzo ragazzi, siamo così rincoglioniti che ci acciufferebbe persino Zenigata.
Nella foto: Fuser e Musashi mettono a punto il loro diabolico piano.