Peccati Capitali - part VI: invidia.
Sono il figlio del direttore di un giornale.
Nulla di conosciuto, per carità: era un giornale settoriale, rivolto interamente ai calzaturieri e ai pellettieri italiani, ma era un'attività molto conosciuta nel suo settore ed altrettanto florida.
Quando mio padre ne parlava a me e ai miei fratelli, diceva che era addirittura la più importante testata giornalistica nel suo genere, e forse era proprio così. Anche se da quando lavoro in pubblicità raramente ho incontrato Aziende che non si proclamano "leader di settore" e con l'andare del tempo ho smesso di crederci.
Credo che l'inghippo stia nel fatto che si può settorializzare all'infinito il mercato, di modo che tutti ne siano i leader. Per esempio, il dentifricio Paperino's è il leader del settore "Dentifrici WaltDisneyani", Vanity Fair di quello "Riviste chiamate Vanity Fair" e così via.
It's all business.
Fatto sta che sto benedetto giornale andava bene e fatturava abbastanza da permettere a mio padre di crescere tre figli in una zona "fighetta" di Milano lasciando mia madre a fare la casalinga.
Attenzione eh: si sta parlando di benestanti, non di ricchi.
Mio padre provò in tutti i modi a convincere almeno uno dei tre a rilevare l'attività, ma tutti gli tirammo sonore picche. A quell'età avevamo troppe idee che ci ronzavano in testa, volevamo trovaredasolilanostrastrada e cagate così. Quando io, il terzogenito, rimbalzai l'offerta, mio padre si rassegnò e vendette tutto prima di andare in pensione. Bestemmiando non poco, va detto.
In pratica, ho buttato via un futuro tranquillo e agiato, un futuro da "capo", per un peccato di superbia. Tanto per rimanere in tema.
Ora, io non sono pentito come uomo della mia scelta - tutti i figli del capo che ho conosciuto sono grosse teste di cazzo che non saprebbero allacciarsi le scarpe da soli - ma se penso a quanta merda mi sto mangiando per lavoro, senza possibilità di uscirne, pressato dalle spese e senza una cazzo di lira in tasca; ecco, io provo grande invidia.
Invidio quei coglioni dall'occhio lungo che non si sono fatti tutti i miei problemi e adesso mi guardano dall'alto in basso, girando comodi in Cayenne e sputtanando soldi e aziende per scarsezza di capacità e sale in zucca.
Forse un giorno arriverà la rivincita dei nerds come me e questi maledetti imbecilli periranno tutti incocainati al volante, liberando il mondo una volta per tutte della loro sgradevole presenza. Per il momento, però, guardando me che rosico da solo e loro che scopano belle fighe viziate a bordo di lussuose fuoriserie, fatico a definirmi uno che fa la cosa giusta.
Del resto così va il mondo: forse dovrei dire "onore ai vincitori".
Per il momento, preferisco ancora lo slogan "a morte il lusso".
Nella foto: be yourself, no matter how hard it might be.
6 Comments:
Ti ringrazio. A dire il vero era tutto tranne che il mio genere, ma c'abbiam provato ;-)
17:53
aNore, mi hai tralasciato l'unico link utile che metti sempre alla fine dei post sui vizi capitali: il link della foto in cui sei bonoh anche se fai la boccaccia.
ma perchè ti devo dire tutto??
23:27
Ho fatto anch'io una scelta simile alla tua (sono l'unica a non lavorare nella "fabbrichetta" di famiglia) e sono convinta di aver fatto la scelta giusta.
Per quel che ho letto finora sono convinta che abbia scelto bene anche tu.
E se già faticavo a immaginarti al volante di una Smart, figuriamoci su un Cayenne...
16:33
Pensa qunado il tup amico delle superiori ti dice lavora con me e tu no no no perchè lui fa il fornitore per pasticcerie e ha appena iniziato e tu ridi poi dopo sei anni cha 3 Porsche (1 Cayenne e due 911) una villa di 250 mq una donna modella altre cose che non sto qui a dire e tu un'aziendina da pochedecinedimila euro di fatturato all'anno. Poi vinene da te e dice, perchè no ci aprimao un'attività a Boston insieme? Che rispondi te?
00:44
Pecca di invidia, Musa', ma non di luoghi comuni...
00:53
Duole ammetterlo, JD, ma anche se so_ common_placely scrivo certe cose perchè le ho viste, e non poche volte.
Ma capisco il tuo disappunto: anche a me stranisce veder camminare gli stereotipi.
Pensa che, a mio modo, sono uno stereotipo io pure.
Isn't ironic, don't u think?
02:06
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