Guignol.
Notte.
Confortante, neutra, silenziosa.
Gli innocenti, i timorati, consegnati all'abbraccio di Morfeo.
E così i savi e i vati.
Anche il ghigno del Gatto Mammone dissolve.
Cosa me ne faccio ora del campo da ping-pong?
Magari lo butto.
Mi serve solo un altro poco, Lewis: porta pazienza.
Tre note alla volta.
Massimo quattro. Un ritmo più tollerabile, una viola.
Archi. Un piano.
Un moschino vola per camera mia.
Si posa tra l'Eriador e l'Enedwaith.
Più a nord, i Rifugi Oscuri: a che ora salperà l'ultima nave per Aman?
Ogni volta che mi si scuote il terreno sotto i piedi.
Ogni ultima volta.
Le voci si fanno stridule.
E i nasi dei formichieri si mutano in rostri.
Uno spettacolo grottesco: da rimanerne sgomenti.
Le dame ammiccano.
Le più sgraziate anche masticando il chewing gum.
I gentiluomini lustrano i monocoli.
Hanno quasi tutti baffi e denti gialli.
Il teatrino si sdegna.
Ma che è sto sipario che cala in verticale?!
Sembra la mannaia dei boia medievali.
Veloce come una ghigliottina.
Attimi e l'attore goffo se lo piglia sulla testa.
Il pubblico: strano animale.
Mai contraddirlo.
Mai imbarazzarlo.
Non ci sarà savoir faire che tenga.
Non è lo sceneggiatore che scrive i dialoghi: è il pubblico.
Potevamo stupirvi con effetti speciali e colori ultravivaci.
Ma la Telefunken ci avrebbe fatto causa.
E poi, francamente, non c'era il budget.
Nè il motivo: fatevene una ragione.
Uh, si è fatto tardi.
17 Comments:
io a ping pong ci giocherei.
cioè, è il mio sport preferito.
potremmo organizzare tornei a fianco di manifestazioni più prestigiose, tipo il concorso di bestemmia creativa.
12:22
Eh eh eh, è che siamo in tanti, più di quel che non si creda...secondo me c'era qualche messaggio subliminale in Candy Candy ;-)
15:44
Facendoti eco:
notte
nero giaguaro
zanne d'oro e rubini
semini stelle azzurre
per ingannarci
e illudere noi
solitari naviganti
nel cuore del nero.
(...altro che confortante)
Miriam ;)
15:56
Eddie: ma ce l'hai, la Stiga?
Ubi: tipo il frame nascosto di Fight Club?
Miriam: monsignora, che dire? Io nel buio ci sto meglio spesso e volentieri. Mi piace sapere di essere ancora sveglio quando gli altri dormono. Mi sembra di avere meno casino nel cervello, come quando fuori piove. Mah, sarò un empate.
20:16
Finzione è credere che l'attore provi davvero dolore; ma è finzione anche credere che non ne provi affatto.
(Onorata nel leggere il mio nome qui a fianco. Io non lo so, che son novella a certe cose, ma sta male se ringrazio?)
23:51
Passo spesso di qua solo a curiosare.
Oggi te lo lascio un commento. Solo per farti i complimenti, scrivi proprio bene.
Mi piacerebbe leggerlo un libro scritto così. Sì sì.
Alla prossima
e.
00:46
Se il pubblico scrive i dialoghi, lo sceneggiatore è quello che si fa pagare spacciandoli per suoi?
Qualcosa non mi torna.
Ma del resto, è tardi e sto sclerando.
Ma quel moschino, è poi partito per Aman?
Un caro saluto..
01:14
ce l'avevo, ma poi mi si è rotta (diomio, non gioco a ping pong da secoli).
tra l'altro il claim diceva "la fortuna è cieca, ma la stiga ci vede benissimo"
12:05
Ma la stiga cos'è? Una macchina sovietica prodotta a Togliattigrad assieme alla Zigulì (cadillac popolare e democratica al gusto frutta)?
14:27
Sei un em-patè di fe-gatò.
Ripigliati, dai.
La storia di Sai Baba Muhammad Alì e della discepola contusa (nella testolina), e del romantico consolatore del parco mi ha rattristato.
Cambiamole il finale.
Prima dalle giù duro anche tu una bella manica di botte.
E poi parlale con dolcezza e arcana sapienza..
e poi giù con la ballata dei topi
Irene La Medica
17:48
White: no, non sta male. Ma non ti preoccupare: non l'ho fatto per quello.
E: non credo ne avrai mai l'occasione. Grazie, comunque: aloha.
Simo: ti torna tutto perfettamente. In pratica: lo sceneggiatore è un cialtrone.
Eddie: se mi prometti che non ti alleni prima, è già organizzata. Però ci si gioca almeno il Millenium Falcon.
Ubi: la Stiga è quella via dove le donne pagano un sacco le scarpe, vicina a Montenatoleone.
Medica: non so, ma tu parli come se mi conoscessi, per la confidenza che ci metti. Io, di mio, non so chi sei: salutami Kitty.
03:02
Oi, achei teu blog pelo google tá bem interessante gostei desse post. Quando der dá uma passada pelo meu blog, é sobre camisetas personalizadas, mostra passo a passo como criar uma camiseta personalizada bem maneira. Até mais.
03:17
occhei. ma devi portare una stiga anche per me (ubik, "stiga" è il diminutivo di "stigazzi")
(io però mica ce l'ho il millenium falcon)
10:35
Secondo me voi due non me la contate giusta e non volete dirmi che stiga è la versione del fiume dell'Ade disegnata da Dolce&Gabbana...
11:54
Uh madonna.
credevo che nel mondo virtuale si facesse così.
Pregiatissimo Dott. Musashimaru,
la prego di voler perdonare la confidenza che ho ritenuto di prendermi nei Suoi confronti, pur non avendomela Ella concessa.
Al punto in cui si sono spinte oggi le cose, per parte mia posso unicamente garantire che non si ripeterà cotanta leggerezza.
La saluto caramente (se posso permettermi).
Sig.na Irene La Medica
Come da Sue cortese richiesta, Le saluto Kitty. Hello Kitty.
12:25
In fondo poi, mi scusi, dott. Musashimaru, mi pare che sia Ella stessa che, raccontando in questo spazio pubblico financo quasi della sua prima masturbazione , abbia legittimato da parte mia una confidenza anche molto maggiore rispetto a quella che ho ritenuto di prendermi.
Ci rifletta.
Sig.na Irene La Medica
12:43
Rodrigo: la camisetas personalizadas! Come, come vivere senza?!
Eddie: e no, dai. Che in verità io la Stiga l'ho persa da un sacco. (cercavo di turlupinarti anche sul premio: io al massimo posso giocarmi la metropolitana, se riesco a trafugarne una.)
Ubi: mi arrendo, non ne riesco a trovare più. Ma rilancio sul claim, con un "la Stiga, t'istìga"
Medica: va bene, va bene, sono un coglione. In fondo al cuore lo so anch'io. Desculpe.
13:06
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