Intelligent life is all around us.

venerdì, marzo 30, 2007

Democrazia VS Eugenio.


Allo svincolo che unisce l'acropoli ateniese con il salotto di casa mia, trasfiguro al grido di don't touch my Eraclito.

Spad, Puè, Cecrope e l'amaro Montenegro ringraziano.
Io rinprego.

giovedì, marzo 29, 2007

Lame.


Una meravigliosa collezione di freaks.

Suicidi, reietti, allucinati, autistici, tossici, anarchici, fannulloni, isterici, schizoidi, compulsivi, deviati, pornodipendenti, disagiati, rimastoni, travestiti, alieni ed alienati.

Non vi è parola dal significato più vacuo di “normale”.
“Media” va bene: è matematica, fredda, non ha connotazioni.
Si calcola e basta.

La tua dignità la devi difendere a denti stretti.
Lo capisci o no, cazzo?!

Che chi l’attacca, spesso, non è così meglio.
Nella foto: Perry Farrell da Rotterdam.

mercoledì, marzo 28, 2007

Lava Lamp - Lezioni di logorrea.

ORA DI FILOSOFIA

Una luce fioca e bollosa illumina la stanza.

L’ultima vestigia dell’ennesimo azzardo amoroso privo di lieto fine, un ricordo di qualcosa che duole ricordare, sia per le mancanze del soggetto che dell’oggetto della rimembranza.

La verità è che a furia di ripetere polemicamente che la mia vita non mi riguarda, la mia vita ha finito per non riguardarmi più per davvero. E l’apatia non giova ai rapporti.

Desculpe, ma qui non c’è niente in cui potessi darti un benvenuto. A volte penso che non ci sia niente e basta: solo un metodico quanto involontario scambio ossigeno-anidride carbonica, applicata al quale la definizione di “vita” risulta un tantinello pomposa e fuoriluogo.

E per quanto lo facessi a fin di bene, il ripetermi della sensazione di rassegnazione o disagio che si avverte parlando con me non era esattamente l’argomento che preferivo affrontare. Sarò strano.

Ma le spiegazioni si danno per rassicurarsi e mettersi la coscienza a posto: semplicemente, un “non era cosa” vale tanto quanto. Ed è anche più preciso.

Tanto, per le occasioni malinconiche, c’è quella luce fioca da guardare.
O quel film: la migliore prova che qualcosa di buono c’era.
Con un cristiano anche vagamente normale, probabilmente sarebbe bastato quello. Come avrai ben compreso, non era questo il caso.

E se ti preoccupi del mio ego sul punto di esplodere, ti prego:
pensa ai cazzi tuoi.

Che a fare i precisi sui conti delle altrui tasche, siam bravi tutti.

ORA DI STORIA

Quando fondammo Atene, eravamo in 4: io, Spad, Malapuella e Cecrope, che poi divenne il primo re. Lui si proclamò da solo, contando che era un grosso omone con la coda di serpente, non obbiettammo granchè. Se ne prese atto e così fu.

Un oracolo del Fato aveva stabilito che questa polis sarebbe divenuta la più ricca e prosperosa di tutta la Grecia. Per questo Poseidone e Atena se la contesero facendo un dono a testa a noi cittadini: il dono preferito avrebbe stabilito il nume tutelare della neonata città.
L’esito della sfida non era la cosa più importante (per quanto dal nome del posto non sia difficile immaginarlo), la ficcata stava nel fatto che per la prima volta erano i mortali a giudicare l’azione divina e non viceversa.

Non a caso, la leggenda scelse Atene come teatro di questa sfida e il popolo ateniese come giudice.

Infatti, un par de millenni, 9 re, svariati Arconti di origine nobiliare più tardi; dopo Draconi e Soloni, le Timocrazie e le successive tirannie pisistratiche e non, ad Atene nacque la Democrazia.
Clistene l’Aclemonide la inventò, modificando la Timocrazia solonica e istituendo la bulè o Consiglio dei 500, dove le 10 tribù in cui era suddivisa l’intiera regione attica facevano eleggere dal popolo 50 delegati per essere rappresentate alla bulè.

Per Malapuella ciò ostacolò il Genio, quel moto dell’animo soggettivo che eleva un individuo sopra la media dei suoi simili.
Il rispetto del volere collettivo - disse - limita il singolo campo d'azione.
Lei in verità detestava anche i filosofi, colpevoli di star lì a menarsi il torrone sui massimi sistemi, mantenuti dai poveri cristi.

Amore per l'individualità e spregio del privilegio.
Tutto ciò è bene, ne convengo.

Ma ciò io ti chiedo, o Puè:
non è forse il Genio, per sua natura, indipendente da ciò che lo circonda?

Di più: non è proprio l’indipendenza dalle leggi che governano il mondo, la manifestazione più chiara dell'individuo di genio?

Il Genio, inteso come mix d'intuizione, carisma, etc, se ne sbatte di chi governa.
Anzi, è il più adatto a demolire qualsiasi espediente adottato per governare: lui vede oltre.

Quel che vede è già nello spirito dei tempi, ma lui l'ha così chiaro da poterlo trasmettere. Ed (of course, Spad) è l'identificazione dello spirito del presente, che scandisce l'alternarsi delle ere.
In pratica il genio passa, capisce un tot, fa/dice quello che deve fare/dire e cambia la vita di tutti. Spesso venendo massacrato nel processo.

Non è solo self standing, è unselfish. Inconsapevole.
Non avverte genialità nei suoi gesti o nelle sue parole, si comporta così solo perchè così è il suo modo di essere.

Non sottostà nè alla legge del demos, nè a quelle dell'Aristocrazia.
Lui serve qualcosa che lui solo sa. Proprio qui sta la grandezza: chè tu lo guardi e ti vien voglia di fare lo stesso.

E con ciò arriviamo alla cicuta di Socrate: il genio influenza in modo sostanziale la collettività.
Come a dire: chi non la pensa come il genio, dopo un suo discorsetto potrebbe scoprire di pensarla esattamente così.

E a chi ha il timone, questo non sempre fa piacere.

"o miei concittadini di Atene, io vi sono obbligato e vi amo; ma obbedirò piuttosto al dio che a voi, e finché abbia respiro, e finché ne sia capace, non cesserò mai di filosofare e di ammonirvi[…] tu che sei ateniese, cittadino della più grande città, non ti vergogni a darti pensiero delle ricchezze per ammassarne quante più possibile, e della tua anima, affinché essa diventi quanto più possibile ottima, non ti dai cura?"

In pratica: la pensate come me.
Vi ho fottuto.

*SMACK*

lunedì, marzo 26, 2007

Letters from a porcupine - III

Che ci volete fare, mi è partita la fissa.

Walk - Blind Melon

Find myself singing the same songs everyday
Ones that make me feel good when things behind the smiles ain't OK

Around and over and in-between the seas
I need to be on top of a mountain
Where I can see everything
Cause this paranoia is getting old

Now as I open my eyes to start another day
I'm in a pile of puke empty bad of excuses
My love for friends and family
You know I need'em

And under a sun that's seen it all before
My feet are so cold
And I can't believe that I have to bang my head against this wall again
But the blows they have just a little more space in-between them

Gonna take a breath and try and try again


E se non capite le parole vi perdete 3/4 di godino.
Giuro.

P.S. Malapuè e Spad, non ho mica rinunciato, eh?
Solo che l'argomento è lungo: entro la fina della settimana pubblico.

Letters from a porcupine - II

E affanculo anche a youtube.

Skinned - Blind Melon

I'll make a shoehorn outta your shin
Ill make a lampshade of durable skin
And oh, don't you know that i'm always feelin able
When I'm sittin home and I'm carvin out your naval
I'm just sittin here carvin out your naval

When will I realize that this skin I'm in
Hey, it isn't mine
And when will the kill be too much
Meat for me to hide on

Hey, I could really use a couple of hands
To complete one hell of a plant stand
Oh, don't you know that I'm caught here in the middle
Making rib cages into coffee tables
Im just makin'em into coffee tables

And when will I realize that this skin I'm in
Hey, it isn't mine
And when will the thrill be too much
Meat for me to find anymore

Oh, because you know I can't hide but oh, how hard I try
But this is just the shape I'm in
And though you know I can't hide but oh how hard I try
But this is just the shape I'm in

giovedì, marzo 22, 2007

Letters from a porcupine.

Ciò che amavo di Shannon Hoon era il dono della sintesi.

Una perla preziosa di musica e testo, qualcosa che nutriva per mesi le tue fantasie di spalti gremiti o amori impossibili, racchiusi in 122 secondi di canzone.

Partiva in quinta e proseguiva diretto, triste o allegro che fosse.
E cantata da lui, la malinconia era quasi aspirazionale.

Ciò che amavo di Shannon Hoon era la scanzonata disillusione.

L’opposto esatto del cugino fortunato, quell’Axl che con il suo machismo teppistello conquistò il mondo. Scrivendo peggio di lui, cantando peggio di lui.

Ciò che amavo di Shannon Hoon era quel che diceva.
Soprattutto per come lo diceva: come lo avrebbe fatto un folletto.

Per questo, dopo il caffè con Jeff, con lui mi bevo il cordialino.
Alla sua salute, s’intende.

Hell – Blind Melon

I have no fingertips
They were burned away from too many stove trips
Can't find no fingernails
I ate them off cause I was hungry as hell
Can't read, can't clear my mind
So here I go I've got to get into this lifetime

I think I'm gonna build a fence
To keep inside what little sense
The sense of taste
The sense of smell
The sense to sit here and feel like hell
To feel like hell

The sun, the moon, the stars
Is that what you're thinking that you are
As I'll disintegrate over time
If I expect my Body to try and keep up with my mind
Today everything's mine
Today everything's mine
Today everything's mine


Alla tua.

Black Blog.

Da dietro un monitor, da sopra un piedistallo.
Un tale autocompiacimento da sborrarsi nei pantaloni ad ogni parola.

Acclamato, venerato, di successo: un giorno ti sveglierai più consapevole del solito e diventerai il nuovo Alfio Bardolla.
Con in tasca e nelle dita il segreto soggettivo che migliorerà il mondo oggettivamente. Lo stesso che scriverai in punta di tastiera per nobilitare la tua utenza, pronta a illuminarsi di fronte al tuo essere fortissimamente blogger.

Più o meno consapevole, nel tuo intimo, che quello che facciamo sul web è in tutto e per tutto simile al riempire la smemo del liceo con milioni d'insulsi TVTB. Ma questo, dal punto di vista del marketing, non si dice, giusto? Eh no, hai ragione.

Dio, quante ne sai!

mercoledì, marzo 21, 2007

Il Musashi e Margherita.


Per alzarmi faccio appello a tutta la mia forza di volontà.
Lei risponde placida "assente", si gira dall'altra parte e si rimette a dormire.

Così tento con l'appello ai santi del calendario.
La scelta si dimostra sensata: anche oggi posso andare a lavorare.

Yuppie.

Il nuovo ufficio risiede nel bel mezzo di Chinatown. Già che ci sono opto per acquistare dalla Cindy Lauper di Pechino una cinta Dinlao & Guangzhou per la modica cifra di euri 4, di modo da presentarmi finalmente con il culo all'interno dei jeans.

Lei esibisce fieramente un ciuffo rosso acceso in puro stile Mirko dei Bee-Hive. Vorrei dirle che Time after time era una canzone sopravvalutata, mentre Girl just wanna have fun faceva molto Goonies, ma non credo capirebbe.

Non saprei dire perchè, ma giurerei che la passeggiata mattutina a Shangai mi giovi parecchio. Sì, insomma: amo sentirmi straniero a Milano.

Prima di varcare il portone, un tizio con le mani pulitissime e l'unghia del mignolo molto lunga mi domanda chi scelgo tra Gesù e Barabba.
Io voto Jesus, ma mi affretto a precisare che è "solo per sentito dire" e che "personalmente mai avuto problemi con nessuno dei due".

Ma lui mi guarda torvo e la mia fede vacilla, repente la sfilo dal dito e la getto in un tombino gridando "Merdoso di un Sauron!" prima di ritrattare dicendo che "però in effetti Barabba è un nome più musicale".
Adesso mi sorride affabile, e io comprendo per l'ennesima volta che salire sul carretto dei vincitori è sempre l'idea migliore. Poi mi siedo buono buono in attesa di dimenticarmene quanto prima, mentre Ponzio si appresta a rigirare la domanda a un altro tizio di passaggio.

Prima di andarsene però, mi lancia un ultimo interrogativo:

Pilato
Quell'anello che hai buttato chi te l'aveva dato, la Maddalena?
Musashi
No, quella zoccola di tua sorella.

Mi risveglio a Seattle, in una pozza di sudore e con in testa una corona di spine e una creatura viscida che mi chiede del suo Tesssssoro. Dal calendario di Frate Indovino sul comò apprendo che corre l'anno 2020.

E io, oggi come allora, ancora non ho combinato un cazzo.
In definitiva è un vero peccato.
Nella foto: ma che bel pianetino.

lunedì, marzo 19, 2007

Top spin.

Ruota, ruota.

Figlia del moto, simbolo del propagarsi inesorabile del movimento.
Dinamica per definizione, schiava di un beffardo destino.

Fato avverso, direbbero gli omerici eroi. Che vuole te sola, in mezzo a tanto muoversi, condannata a un unico, ossessivo spostamento.
Sempre uguale, attorno a un perno: dal punto A a sè stesso. E ritorno.

Intorno cambiano panorami, climi, facce e storie: dalla tundra al deserto, dalla città a un piccolo borgo in riva al mare. Ma tu nulla ne sai, e giri.

Costretta dalla tua stessa natura a un solo, ciclico spostamento.

Dal punto A a sè stesso. E ritorno.
Quanta pena.

OVERTIME

In perfetto ritardo, tramando anch'io una catena in movimento.
6 blog da leggere per non perdersi qualcosa:

- Dhalgren: odioso genio della scrittura.
- Eddiemac: l'area 51 dei cantoni svizzeri.
- Bleba: amabile fanciulla.
- Preci: per tutte le volte che hai voglia di rabbia pura.
- Lafata: ficah e fierah.
- Puè: blog a forma di dama settecentesca.

Lo so, li avevo tutti nel blogroll.

Del resto:
a) oltre a quelli del blogroll non ne leggo molti altri.
b) anche gli altri del blogroll li raccomanderei (obviously).

OVERTIME II

A proposito di cose da non perdere: ieri ero al concerto di Damien Rice.
Certo: chi non lo ascolta non è punibile per legge.
In compenso è stupido.

Prosit.

mercoledì, marzo 07, 2007

Il mattino ha l'oro in bocca.

Fuori da me, qui non c'è niente da rubare, andate fuori da me, qui non c'è niente da rubare. Fuori da me, qui non c'è niente da rubare, andate fuori da me, qui non c'è niente da rubare. Fuori da me, qui non c'è niente da rubare, andate fuori da me, qui non c'è niente da rubare. Fuori da me, qui non c'è niente da rubare, andate fuori da me, qui non c'è niente da rubare. Fuori da me, qui non c'è niente da rubare, andate fuori da me, qui non c'è niente da rubare. Fuori da me, qui non c'è niente da rubare, andate fuori da me, qui non c'è niente da rubare. Fuori da me, qui non c'è niente da rubare, andate fuori da me, qui non c'è niente da rubare. Fuori da me, qui non c'è niente da rubare, andate fuori da me, qui non c'è niente da rubare. Fuori da me, qui non c'è niente da rubare, andate fuori da me, qui non c'è niente da rubare. Fuori da me, qui non c'è niente da rubare, andate fuori da me, qui non c'è niente da rubare. Fuori da me, qui non c'è niente da rubare, andate fuori da me, qui non c'è niente da rubare. Fuori da me, qui non c'è niente da rubare, andate fuori da me, qui non c'è niente da rubare. Fuori da me, qui non c'è niente da rubare, andate fuori da me, qui non c'è niente da rubare. Fuori da me, qui non c'è niente da rubare, andate fuori da me, qui non c'è niente da rubare. Fuori da me, qui non c'è niente da rubare, andate fuori da me, qui non c'è niente da rubare. Fuori da me, qui non c'è niente da rubare, andate fuori da me, qui non c'è niente da rubare. Fuori da me, qui non c'è niente da rubare, andate fuori da me, qui non c'è niente da rubare. Fuori da me, qui non c'è niente da rubare, andate fuori da me, qui non c'è niente da rubare. Fuori da me, qui non c'è niente da rubare, andate fuori da me, qui non c'è niente da rubare. Fuori da me, qui non c'è niente da rubare, andate fuori da me, qui non c'è niente da rubare. Fuori da me, qui non c'è niente da rubare, andate fuori da me, qui non c'è niente da rubare. Fuori da me, qui non c'è niente da rubare, andate fuori da me, qui non c'è niente da rubare. Fuori da me, qui non c'è niente da rubare, andate fuori da me, qui non c'è niente da rubare. Fuori da me, qui non c'è niente da rubare, andate fuori da me, qui non c'è niente da rubare. Fuori da me, qui non c'è niente da rubare, andate fuori da me, qui non c'è niente da rubare. Fuori da me, qui non c'è niente da rubare, andate fuori da me, qui non c'è niente da rubare. Fuori da me, qui non c'è niente da rubare, andate fuori da me, qui non c'è niente da rubare. Fuori da me, qui non c'è niente da rubare, andate fuori da me, qui non c'è niente da rubare. Fuori da me, qui non c'è niente da rubare, andate fuori da me, qui non c'è niente da rubare. Fuori da me, qui non c'è niente da rubare, andate fuori da me, qui non c'è niente da rubare. Fuori da me, qui non c'è niente da rubare, andate fuori da me, qui non c'è niente da rubare. Fuori da me, qui non c'è niente da rubare, andate fuori da me, qui non c'è niente da rubare. Fuori da me, qui non c'è niente da rubare, andate fuori da me, qui non c'è niente da rubare. Fuori da me, qui non c'è niente da rubare, andate fuori da me, qui non c'è niente da rubare. Fuori da me, qui non c'è niente da rubare, andate fuori da me, qui non c'è niente da rubare. Fuori da me, qui non c'è niente da rubare, andate fuori da me, qui non c'è niente da rubare. Fuori da me, qui non c'è niente da rubare, andate fuori da me, qui non c'è niente da rubare. Fuori da me, qui non c'è niente da rubare, andate fuori da me, qui non c'è niente da rubare. Fuori da me, qui non c'è niente da rubare, andate fuori da me, qui non c'è niente da rubare. Fuori da me, qui non c'è niente da rubare, andate fuori da me, qui non c'è niente da rubare. Fuori da me, qui non c'è niente da rubare, andate fuori da me, qui non c'è niente da rubare. Fuori da me, qui non c'è niente da rubare, andate fuori da me, qui non c'è niente da rubare. Fuori da me, qui non c'è niente da rubare, andate fuori da me, qui non c'è niente da rubare. Fuori da me, qui non c'è niente da rubare, andate fuori da me, qui non c'è niente da rubare. Fuori da me, qui non c'è niente da rubare, andate fuori da me, qui non c'è niente da rubare. Fuori da me, qui non c'è niente da rubare, andate fuori da me, qui non c'è niente da rubare. Fuori da me, qui non c'è niente da rubare, andate fuori da me, qui non c'è niente da rubare. Fuori da me, qui non c'è niente da rubare, andate fuori da me, qui non c'è niente da rubare. Fuori da me, qui non c'è niente da rubare, andate fuori da me, qui non c'è niente da rubare. Fuori da me, qui non c'è niente da rubare, andate fuori da me, qui non c'è niente da rubare. Fuori da me, qui non c'è niente da rubare, andate fuori da me, qui non c'è niente da rubare. Fuori da me, qui non c'è niente da rubare, andate fuori da me, qui non c'è niente da rubare. Fuori da me, qui non c'è niente da rubare, andate fuori da me, qui non c'è niente da rubare. Fuori da me, qui non c'è niente da rubare, andate fuori da me, qui non c'è niente da rubare. Fuori da me, qui non c'è niente da rubare, andate fuori da me, qui non c'è niente da rubare. Fuori da me, qui non c'è niente da rubare, andate fuori da me, qui non c'è niente da rubare. Fuori da me, qui non c'è niente da rubare, andate fuori da me, qui non c'è niente da rubare. Fuori da me, qui non c'è niente da rubare, andate fuori da me, qui non c'è niente da rubare. Fuori da me, qui non c'è niente da rubare, andate fuori da me, qui non c'è niente da rubare. Fuori da me, qui non c'è niente da rubare, andate fuori da me, qui non c'è niente da rubare. 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Fuori da me, qui non c'è niente da rubare, andate fuori da me, qui non c'è niente da rubare. Fuori da me, qui non c'è niente da rubare, andate fuori da me, qui non c'è niente da rubare. Fuori da me, qui non c'è niente da rubare, andate fuori da me, qui non c'è niente da rubare. Fuori da me, qui non c'è niente da rubare, andate fuori da me, qui non c'è niente da rubare. Fuori da me, qui non c'è niente da rubare, andate fuori da me, qui non c'è niente da rubare. Fuori da me, qui non c'è niente da rubare, andate fuori da me, qui non c'è niente da rubare. Fuori da me, qui non c'è niente da rubare, andate fuori da me, qui non c'è niente da rubare. Fuori da me, qui non c'è niente da rubare, andate fuori da me, qui non c'è niente da rubare. Fuori da me, qui non c'è niente da rubare, andate fuori da me, qui non c'è niente da rubare.

Scelgo di sbagliare da me.
Vi auguro ogni male.
Ogni male.
E rivoluzione.

giovedì, marzo 01, 2007

Lipton Ice Tea: feeenomenale!


Il mio telefonino ("mio" per estensione del termine, visto che l'ho proditoriamente razziato ad un amico piuttosto facoltoso) ha 2 display.

Il display esterno ha funzionato per ben 5 minuti da quando è entrato in mio possesso: da lì in poi si è fissato su un'immagine di rumore statico.
Fino a che se ne ha un secondo a disposizione, non è un gran problema.
In compenso, lo sputtanamento del secondo schermo avvenuto ieri in via definitiva, ecco: quello è un gran problema.

Ricevere un SMS quando non lo puoi leggere, per esempio, può generare disagio.
Anche scriverlo a tua volta, può.
E consultare la rubrica? Impostare la sveglia?
Possono.
Per dire.

Così ho sconfitto la repulsione che lo spendere soldi per l'acquisto di un oggetto che odio mi crea e mi sono recato al vicino concessionario.

Mi ha accolto Barbareschi: al mio ingresso stava magnificando con due universitari fighi e tecnologici l'ultima maraviglia hellòMotoo.
In ordine sparso: radio, sveglia, telecamera giroscopica, cuccuma, sparachiodi, accendisigari, Mocio Vileda, pupazzino di Wojtyla che recita l'Angelus per utenti cattolici e tergidisplay di serie.
Pronti in panchina come optional: pupazzino di Ratzinger sodomizzato da Allah per islamici, 7 vergini da sacrificare per cultisti pagani o satanisti e da non sacrificare per ragazzi timidi, un Rembrandt originale, lo Starzinger e il Grande Mazinga.

Universitario tecnologico
Ma ce l'ha il Blufuf?
Barbareschi (accigliandosi)
Stai scherzando, ragazzo?
Universitario fico (con erre moscia nobiliare)
PVendilo, Alan Michael: lo spaVachiodi ce l'ha solo lui.

Conclusa la transazione per 10.000€ (modello base + 1 vergine a scopo OMISSIS) arriva il mio turno.

Musashi
Quello da 39 euri ce l'ha la sveglia?
Barbareschi
Stai scherzando, ragazzo?
Musashi
Lo prendo. Lei somiglia a Barbareschi, sa?
Barbareschi
Paghi e se ne vada, o chiamo la polizia.

Segue memorabile scena dell'inserimento SIM in nuovo cellulare.
Avete presente l'inizio di 2001: odissea nello spazio? Sostituite me alle scimmie, il telefonino ai computer e immaginatevi il rullo di tamburi.
Dopo minuti 30 di tentativi infruttuosi opto per lasciare la batteria allo scoperto.
In caso, posso sempre dire che lo faccio perchè fa trendy.

Più sul tardi mi dirigo verso il colloquio.
Il mio autocontrollo ferreo permette alla tensione di farmi spuntare due baffi mustacchioni lungo il tragitto, solo per poi farli sudare copiosamente.
Ma ho un asso nella manica: per la prima volta mi presento a un colloquio con camicia e giacca. Attimi e mi tolgo anche il piercing.

Perchè dignità e affitto non hanno mai fatto rima.

Anyway, attraverso via Sambuco e arrivo sicuro in p.zza 24 maggio, un 200 metri e 6 semafori più in là: è il luogo che mi hanno indicato come riferimento al telefono. Giunto in loco blindo uno e chiedo educatissimo: "mi scusi, per via Sambuco?". Me la indica.
Mi vede imboccare il percorso un po' meno educato di quando sono arrivato.
Probabilmente s'interroga a riguardo tra sè e sè.

Salgo e mi accomodo nell'attesa del Tizio: questo è il momento in cui solitamente mi calmo. Sì, perchè è l'attesa che mi snerva: quando poi si balla, ballo.

Poi Lui arriva e io riprecipito nello sconforto.

Ve lo giuro: sembrava Jack Sparrow.
Nella foto: Hansel. Un'ALTRA cosa che quest'anno và un casino.