Non che ci fosse il bisogno di un altro pulp fiction.
Da tutto il giorno mi rigira in mente quella volta che presi a calci la macchina del mio buon amico 'zelli a causa di una gengivite. Eravamo tutti 'bbriachi, mi aveva chiuso il dito nella portiera: io da fuori gli urlavo di aprirla e lui rideva senza capire un accidente.
Ciònonostante, la colpa era della gengivite.
Quando si ha il vizio di fare tutti quei bei ragionamenti logici tanto saggi e ammalianti agli occhi del prossimo, bisognerebbe ad un certo punto ricordarsi che i nessi tra i pensieri e quel che succede sono volatili. Pesano pochi grammi, stanno all'aperto dove non è detto che tiri vento, ma se tira prendono a comportarsi un po' come cazzo gli gira. Senza nemmeno avere la compiacenza di dare spiegazioni. Che poi equivale a dire che tutta quella fantastica logica di cui sopra serve giusto a far seghe alle farfalle, al limite. Con tutto il rispetto per gli abili oratori.
Il ragionamento empirico, valido strumento dell'intelletto in quanto deduttivo, presuppone come condicio sine qua non e punto di partenza il prendere atto di quanto è successo. Passivamente, non c'è compiacenza in questo: nessuno spazio per ego bisognosi di coccole o solletichini. Come le macchine: prendere freddamente atto.
Spesso, gli abili oratori tendono a subire più di tutti gli altri il fascino del loro stesso eloquio. Finendo inevitabilmente a bearsi della loro bella materia grigia. Insomma, giungono a crederci davvero. Identificano presupposti e implicazioni di una vicenda in base al grado di coerenza delle loro supposizioni. Dimenticando che se c'è una cosa che il fluire degli eventi non si è mai cacato manco de pezza è proprio la coerenza stessa.
Il deprecabile sta nel fatto che guai cercare di far notare a un abile oratore o pensatore che tutto 'sto affidarsi alla logica è una debolezza: egli ti manderà sempre a cacare. Ma come: tu, patetico insetto di merda, ti permetti di far notare a 'sto popò di materia grigia un vizio di forma?! Ma chi cazzo sei?!
Analizziamo il caso-gengivite con gli occhi dell'abile pensatore: è chiaro che la portiera di 'zelli l'ho scalciata per il dito nella portiera, perchè ero 'bbriaco o perchè al massimo avevo del rancore inespresso nei confronti di 'zelli. Ma ciò è falso: poichè se tutto si fosse limitato a questo magari avrei pianto dal dolore, o lui sarebbe partito trascinandomi appresso appeso per il dito, ma mai e poi mai mi sarei permesso di sfasciargli a calci la macchina. No, come già sappiamo, c'era una gengivite in più che col suo dolore costante m'atossicava il cervelletto ed è il motore primo dell'evento. Motore che, in quanto variabile casuale non deducibile, per sua maestà Cervellone non esiste.
Eppure è senza dubbio classificabile come "debolezza" un atteggiamento che ti porta a seguire uno schema, per quanto complesso. Un furbacchione che ti sgama lo schema lo troverai sempre. E a quel punto sarai manovrabile, come un bel pupazzone. Un bell'Arlecchino pieno pieno d'intelligenza mal riposta.
Attenzione poi: che la differenza l'abbia fatta proprio la gengivite e non, chessò, l'alcool, lo si capisce facilmente procedendo per confronto ed esclusione.
1. Io e 'zelli ci siamo 'bbriacati altre volte senza che gli sfasciassi il mezzo.
2. Il dito mi era già rimasto in qualche porta senza fallo per la vettura.
3. 1 & 2 erano già successe in contemporanea, senza carrozziere.
Un po' come questo post, che a un certo punto giuro che parla delle somiglianze e delle differenze tra me e i miei 2 fratelli.
E, giusto in caso qualcuno arrivato qui se lo stesse chiedendo: certo che vi piglio per il culo. Gli altri bloggher o amicifeisbuc o scrittori o vicini di casa cosa credete che facciano?
E voi, cosa credete di fare con gli altri?