The next best thing.
Come se non sapessi che l'aria emessa dal phon profuma di lacca anche quando lo usi per asciugare l'interno bagnato delle tue scarpe da ginnastica. E del contrasto insanabile tra capelli morbidi e impomatati e la pelle marcia che protegge il piede dall'affondare direttamente nella neve. Come se non sapessi delle supreme illusioni a cui si crede per paura di un non meglio precisato peggio, che è peggio a prescindere: peggio di tutto. A tal punto peggiore che senza un qualche appiglio non lo si affronta, per quanto fittizio il tutto possa essere o apparire. Come se non sapessi che queste parole arrotolate sono a mio esclusivo beneficio, senza un motivo nè pretese di giustificarle. E non è questione di star lì a sindacare, che se tu ascolti Raf e io i Marta sui tubi non avremo mai nulla da dirci o da spartire (il che probabilmente è vero e sacrosanto), quanto piuttosto una limata di superba coerenza: la sua subordinazione alla placida serenità che ti ci vuole per andare avanti col lavoro/ragazza/hobby che è già difficile così e ti ci vorrebbero le giornate di 36 ore per riuscire a non combinare una mazza lo stesso ma con più calma. Perchè se c'è una cosa che m'infastidisce sopra ogni altra sono proprio queste carenze, questo gioco a premi del cazzo, questa corsa infinita a crearsi ostacoli da soli per poi sentirsi bravi e belli nell'averli superati e poterlo raccontare a mezza bocca per non dare l'impressione di essere uno/a di quelli/e che un po' se la tirano. Potrei continuare all'infinito, ma forse non è il caso.
E sfido chiunque a sostenere il contrario.