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venerdì, aprile 20, 2007

Champagne!

Mi hai strappato il più sincero, caldo e spassionato sorriso da quella ognimaledettadomenica.

Sai, la cagata l’ho combinata io, volendo.
Le ho detto più di quanto non dovevo, volevo, potevo dire.
Quella minchia di frase su cui tutti si fissano, in un modo o nell’altro.

Era mattina, c’era il sole, per non so bene quale bizzarro caso del destino il mio buonamico Fuser era lì con noi a fare colazione. Sotto casa sua, al bar. Voglio dire, era troppo da sopportare.
Troppo per non dirla, intendo.

Il fatto è che guardavo questi due mondi così diversi interagire tra loro: il mio coinquilino orso, compagno di liceo e disavventure, e questa incredibile novità.
Questa insperata fortuna, questa assurdità del sistema, questa divina idiozia, questa monumentale cretina, questo violino antropomorfo, questa figurina Panini appiccicata al mio album cerebrale. Questo strano oggetto, insomma, che ai miei occhi contiene tutto il resto del mondo conosciuto.

Li guardavo e mi sembrava di essere dentro una pellicola. Era così bello vederla insieme alla persona che mi è più familiare e far finta che fosse familiare anche lei. Parlavano insieme. L’alfa e l’omega del mio piccolo, minuscolo mondo.
Come se fosse cosa normale, di tutti i giorni.

E lei è uscita. È stata un’esigenza improvvisa, forte: me ne stavo già andando a casa, sono tornato indietro e gliel’ho detta. E te lo giuro: lo sapevo che avrebbe reagito così.

Quindi perchè mai l’ho fatto?
Boh. L’ho fatto perchè in un certo senso sentivo che andava fatto.

È uscita piena di polvere. Quando ragionavo sull’eventualità di dirla ancora o meno, ero sicuro che in bocca mia sarebbe sembrata sghemba, buffa, grottesca. E invece suonava bene: in quella breve affermazione sorridente, ad ascoltarla bene, c’era tutto.

Carezze, sesso, discorsi strani, affinità, l’imbarazzo di aver russato molto poco poeticamente tutta la notte disciolto in una risata, le unghie sulla schiena, la voglia di mordersi, il mattino, stica e anche qualcosa in più.

Sai cosa mi dà incredibilmente al cazzo? Ci sono cose che uno si centellina per non farle confondere in ‘sto mare di merda, ci sono cose che non vengono fuori mai quando dovrebbero e finisci per darle in pasto a chi non sa che farsene. Sempre.
Invariabilmente. Attimi e ti devi pure scusare per averle dette.

(non lo leggo ora: lasciami finire di scrivere. E poi, cazzo, mi vuoi lasciare almeno l’inutile soddisfazione dell’ultima parola?)

Come se non ti sentissi già abbastanza un coglione di tuo a provarle, come se non ti facesse incazzare da matti ‘sta idealizzazione dell’argomento, utile solo per dare l’impressione a bambocci mai cresciuti che la scopata rimediata grazie alla magica frasetta sia in effetti qualcosa di più.

E poi che cazzo ancora? Ora che sei lo stereotipo del patetico e livoroso stronzone che ha preso fischi per fiaschi e stressa il cazzo al mondo dalla sua paginetta web. Ora che la tua sensazione di essere fermo ai 14 anni ha una nuova e convincentissima base su cui poggiarsi, ora che cazzo dovrebbe succedere?

Miracoli divini?
Altri 7 anni di fondale marino?
Un valido spunto per quel libro che ti piacerebbe scrivere?

Cosa, cazzo, cosa?!
Cosa se non il tuttougualeaprima che rompe così tanto i coglioni?!

Lo so, lo so, porco il Dio: lo so che succede a tutti ogni cazzo di giorno se solo ci si piglia la briga di esistere almeno un minimo invece di vegetare. Lo so che non è una tragedia, lo so che sono un viziato, lo so che non sono obbiettivo e lo so, porco il Dio, lo so.
Ma io era da un po’ che vegetavo e non ci sono più abituato. E in più, bastarda la Madonna, credevo di avere una difesa impenetrabile, invece quel coglione del portiere ha ceduto al primo tiro in porta un minimo angolato.

Questa minchia di moto dell’animo con cui ci si riempie la bocca, questa cazzata tremenda che ti riporta alla realtà, questa infinita puttanata che nessuno sa più cosa cazzo sia, tanto è stato detto e scritto a riguardo.

Ecco, lo so descrivere benissimo anch’io cosa vuol dire innamorarsi:
a me, innamorarmi, fa incazzare abbestia.

E ora basta, vado a casa o finisce che bestemmio sul serio.
Dio’ane.