Waltz for Zizi.
Ti chiamerei, ma che vuoi che cambi?
Non basta certo mettersi una camicia o stirare i capelli.
Poi per dirti cosa? Che si sta come a Babilonia i Traci?
Sai che ti frega.
Emano un alone di gelo fuori controllo.
Hai presente l’attacco solare, energia?
Ecco: una roba simile, ma al contrario.
Pensa che mi credevo una testa calda.
E quindi sì, ti ho pensato.
Ma ste robe di Web proprio non fanno per me.
Internet non va bene per questo.
Meglio starsene buoni al proprio posto.
Credimi: c’ho già provato.
Se ci fosse un prato su cui sdraiarsi, al limite.
Nuvole pronte a cambiar di forma.
Una coccinella da raccogliere su uno stelo.
E avessi finito l’Università.
Ah, Zizi!
Curiosa e impavida, come uno Sturmtruppen.
Sapessi quanti me ne danno 10 di meno.
Sapessi cheppalle, averne 10 in più.
E non aver rilevato nessun cambiamento.
Che non sia il freddo.
Ma non parliamone più.
Basta un attimo e ci si scorda tutto: lascialo passare.
Avremmo dovuto incontrarci in una balera.
Avremmo danzato una mazurca.
La stessa che ci siamo immaginati poi.
Ognuno a suo modo, in letti distanti.
Lo sapevi allora che ti stavo pensando?
Pensavi a me o ballavo da solo?
Non rispondere: te l’ho detto che non sono reale.
Tempo 10 minuti e ne parlerò con Jigen.
E poi, in fondo, ma che vuoi che cambi?
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