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lunedì, febbraio 12, 2007

Sub.

È una tragedia tutta tua: non la puoi prendere “bene” o “meglio”.
Comunque ti comporti, alla fine di questa discesa troverai dolore.
Nero, per sua definizione.
E profondo come l’abisso.

Non posso fare altro che mettermi una muta e scendere con te.
Non so essere saggio di fronte a queste cose.
Vicino sì, ma non saggio.
Nessuno mi ha mai scritto la ricetta della saggezza.

Curioso, vero?
Le viviamo come opposte, eppure vita e morte si assomigliano molto.
Arrivano non richieste, non sono decifrabili e sottolineano impietose la nostra impotenza.
Ma sono il nostro Alfa e Omega, e tutti passeremo dall’una all’altra.
Spesso senza mai aver avuto ben chiaro entrambe.

Oggi ti tocca vedere qualcuno precederti sulla via.
Qualcuno di caro.
Qualcuno che ai tuoi occhi non dovrebbe essere lì, a fare quello che fa.
Lo guardi, e piano ti immergi.
Senza possibilità di evitarlo.
Senza poter soffrire un po’ meno di quanto stai soffrendo.

Non te ne accorgere, è giusto che sia così: ma io la muta l’ho già indossata.
Dal momento che ho saputo.
E scendo con te: inutile e ridanciano come uno stupido.
Sii ingiusta se ti fa stare meglio.
Graffiami e mordimi: fammi sanguinare.

Me ne starò lì accanto.
Al massimo brontolerò. Come sempre.
Privo di saggezza, ma con un grandissimo rispetto.
Per te e per quello che stai affrontando.

Scusa se non ho portato una torcia: lo sai quanto sono distratto.
In compenso, resterò al buio tutto il tempo che occorrerà.
Finchè non verrà il tempo di tornare in superficie.

E allora ti indicherò il cielo, sempre al suo posto nonostante tutto.
E ti regalerò tutta la luce che troveremo ad aspettarci.
Stupido come prima, lamentoso e incapace.
Ma spero ancora lì, dove ho scelto di stare.