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lunedì, dicembre 11, 2006

Litanie in Lo-Fi.

Acuire i sensi a scapito della ragione.
Sentire, vedere, toccare, gustare, annusare.
Fondermi con un altrove.

Non mi vorresti fare male?
Non vorresti vedermi stramazzare a terra, finalmente vinto?
Non vorresti che calpestassi il mio orgoglio in tuo nome?

Piuttosto menti, anche se non ne sei capace.

Mi ricordo di quando il vento aveva un significato.
Mi ricordo delle piogge autunnali. Così persistenti.
Così radicalmente diverse da un temporale d’estate.

Non mi vorresti fare male?
Non vorresti vedermi stramazzare a terra, finalmente vinto?

Prima era tutto vita. Io non avevo gli attacchi di panico notturni.
Tu forse non esistevi nemmeno.
E l’affetto dei genitori, da solo, non basta.

Non mi vorresti fare male?
Io non aspetto altro.



Frattanto, nel mondo reale, Lele Mora si fa massaggiare i piedi dai suoi eunuchi. Gli dedico un compassionevole disgusto di cui non saprà che farsene.
Del resto anch'io trovo lui alquanto superfluo.

In più, il progetto di cagare sulla scrivania del mio capo sta diventando una vera ossessione. Se mi concentro, sento anche l'odore della merda.

Quante cose fantastiche non potrò mai fare: è un vero peccato.

2 Comments:

Blogger il blebo said...

mmmmh che piacere!pregusto la scena!!
un peccato davvero.

00:01

 
Blogger Musashimaru said...

Prima o poi attuerò il mio diabbolico piano®.

17:16

 

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