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martedì, giugno 20, 2006

Fortysix & 2.


Io sono un bluff. Non mi considerate, non affezionatevi, non cercate di suscitare in me alcuna reazione: rimarreste delusi. Mi viene in mente ieri, passato di corsa a far finta di essere agitato per una presentazione, a far finta di avere un ruolo a una riunione, a far finta e tanto basta. E poi mi viene in mente un post di Dhalgren, che diceva di non parlare mai di se stessi perché bene che vada diventi patetico. Sei bravo Dhalgren, mi piace quel che dici e scrivi molto bene: quindi vaffanculo. Vaffanculo te e tutti gli altri che scrivono pagine sagge, sensate, disperate. Vaffanculo all’illusione che scrivendo si possa essere meglio di ciò che si è. O si possa essere se stessi. Come se bastassero questi pochi centimetri di schermo ad impedire di assumere pose, o di dire quello che pensi invece di quello che pensi che la gente voglia sentire da te. Come se bastasse guardare un minimondo in 1024x768 pieno di concetti assurdi per dimenticarti dell’assurdo nulla che popola il maxipianeta in cui viviamo. Vai a fare in culo come vuoi, a modo tuo col muso duro o come faccio io in maniera malinconica e scanzonata: tanto sempre a culo si va a finire. E già che ci sono ci andrò parlando di me stesso, che di essere patetico non me ne frega un cazzo. E poi sono egocentrico, e nulla ho di meglio da dire. Quindi perché ero a sentire chili di spompinamenti reciproci e paroloni, bagni di vanagloria tra boriosi cresciuti nella bambagia e vacue giustificazioni di scelte prese in realtà per pura necessità?

Boh, non lo sa nessuno.

Fatto sta che ero lì e il tempo andava al rallentatore. E io pregavo per un black-out che appiattisse il tutto al buio, all’intimo e confidenziale buio che annulla le differenze e fa cacare addosso tutti allo stesso modo. E se questa cazzo di elettricità non dovesse tornare mai più? A cosa servirebbero i plasma, i software, i compressori, i mixer, i blog e ‘sta manica di cazzate che ci portiamo appresso? A nulla. Ma il Black-out non arriva, e al cliente qualcosa bisognerà pur raccontare per convincerlo a darci i soldi. E allora guarda che visione prospettica, la nostra location. Ma guarda che materiali opalini, per Dio, come fai a non entusiasmarti? Guarda guarda, coglione. Che se non guardi o ti sgamo che sbadigli, ce ne sono 10.000 là fuori pronti a guardare come e meglio di come fai tu. E loro non si farebbero tutti i problemi che ti fai a prendere un decimo di quanto piglio io lavorando 10 volte tanto. E non si crederebbero così bravi. Allora, stai guardando?

No, non me ne frega un cazzo lo stesso.

E allora stasera disdici tutti gli impegni che hai preso, perché si rimane qui fino a che IO non ho deciso che tu stai guardando come ti ho ordinato di fare. E ti tengo qui non perché ci sia bisogno di te, ma perché devi imparare a stare al tuo posto. E qual è il tuo posto lo decido io, sia chiaro. E smettila di pensare ad altro. Tu non puoi avere una vita tua. Io sì, e sai perché? Perché questa è la MIA attività. Quando anche tu ne avrai una, potrai pagare un povero stronzo come sei tu adesso perché la faccia andare avanti al posto tuo mentre tu fai il figo in Ferrari al mare. Fino a quel momento dovresti ringraziarmi e morire alla tua scrivania: almeno tu lavori. E vedi di essere bravo, ma non troppo: altrimenti mi fai fare figure di merda e io lavoro in questo campo da 30 anni, per Dio. Tu hai appena iniziato e cosa vuoi saperne?! Sei solo uno spocchioso come tutta la tua generazione. Avete appena finito di ciucciare il latte dalla mamma e vi sentite già arrivati. E in più pretendete di parlarci alla pari, con i vostri orecchini agli occhi e i tatuaggi, non è così?

Si, è così.

Ecco, lo sapevo! E magari stai ancora attaccato alla sottana della mamma, vero?

Con lo stipendio che mi dai non ti dovresti stupire, comunque abito per i cazzi miei. E la mia mamma mi manca, per inciso.

Fai pena, io alla tua età avevo già un figlio. Avete avuto troppo, questo è il vostro problema. E adesso vai pure al concerto, ma solo perché avevi già chiamato i tuoi amici per disdire il tutto e io invece non sono così stronzo come credi. Vedi che non sono così stronzo? Ti avevo detto che non tiravamo le 9 e adesso sono le 8 e mezza e io prima o poi ti starò simpatico perché non credere che se sono arrivato ad avere tutto questo sia un caso. Ci sono arrivato perché sono bravo e intelligente, come e più di te che credi di esserlo e te ne stai lì tutto incazzato perché io che lo sono per davvero spaccio per mie le tue idee che se le spacciassi per tue non le cagherebbe nessuno. Perché io sono un vincente, hai capito? Io sono capace di tenerti qua fino all’ultimo per niente e poi darti il mio beneplacito come il papa proprio all’ultimo momento o eri fottuto. Vero che adesso mi stimi di più?

No, ti odio. Comunque grazie, vado al concerto.
Nella foto: wear your grudge like a crown of negativity.

4 Comments:

Anonymous Anonimo said...

Beh, tutto fuorchè patetico. Musashimaru, stringi i denti e le chiappe. E' l'unica cosa sensata che possiamo fare noi, della nostra generazione, che abbiamo avuto troppo e quindi hanno iniziato subito a chiedercelo indietro. Subito. E pure con gli interessi.
Un bacio

00:44

 
Blogger Musashimaru said...

Grazie, Malapuè.
Non sai quanto.
Accetto il consiglio e ricambio il bacio.

09:36

 
Anonymous Anonimo said...

Il tuo capo ti dovrebbe mandare affanculo. 1024x768. Stronzo.

21:01

 
Blogger Musashimaru said...

Minchia, è vero!
Scorreggo.

09:43

 

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