Intelligent life is all around us.

giovedì, maggio 31, 2007

De Andrè e Bianciardi si sarebbero piaciuti.

Questo val proprio la pena di guardarlo.

Un paio di volte.
Una per leggere dal video, una per leggere da De Andrè.
Che, comunque, non era l'ultimo dei coglioni.
Grazie a ucalcabari per il magnifico video.

Ragionamenti di Altrove.

Si esprime come un genio
ed è probabile ragioni altrettanto,
per quanto volutamente asservito ai suoi labirintici timori.

Ma lo spirito - quello che in altre sedi chiamano "anima"
rimane invariabilmente villico.
Come fanciullesco è il suo sentenziare
e approssimativo lo spirito di osservazione.

E questo, in altre sedi, è definito "spreco".

C'è sempre una paura, stolido, di cui vivere schiavi.
E non venirmi a dire che non lo sai.

mercoledì, maggio 30, 2007

Nosebleed.

Occhi bassi, quando cammini
Dentro ai piedi che tesoro hai?
Occhi bassi, dritto in faccia non mi guardi mai
E hai pianto per un film
E hai chiuso da poco
Con chi non t'ha capita e forse non ti capirà mai
Occhi bassi, dritto in faccia non mi guardi mai

Uh uh uh uh uh uh uh

Occhi bassi, pelle di neve
Dentro ai piedi che tesoro hai?
Occhi bassi, dritto in faccia non mi guardi mai
Dice che ha le gambe corte
Non ha preso da sua madre
Suo padre chi lo vede, suo padre?!
Quando finirà la scuola poche cose da imparare
Alcune le hai già viste, alcune da provare:
Ehi, ehi baby molto sex
Coca cola, testa vuota, vuota come la decidi tu
Io nuovo gioco, fuoco, ciao, rock'n roll
La parola chiave la decidi tu

Ehi, ehi baby molto sex
Coca cola, testa vuota, vuota come la decidi tu
Io nuovo fuoco, gioco, ciao, rock'n roll
La parola chiave la decidi tu

Occhi bassi, quando cammini
Dentro ai piedi che tesoro hai?
Occhi bassi, dritto in faccia non mi guardi mai
E hai pianto per un film
E hai chiuso da poco
Con chi non tha capita e forse non ti capirà mai
Occhi bassi, dritto in faccia non mi guardi mai
Occhi bassi - Tre allegri ragazzi morti


A furia di schiacciarti contro le vetrine, un giorno ti sanguinerà il naso.

lunedì, maggio 28, 2007

Cut.

Gaia: il pianeta mattacchione.

Il planetoide potenzialmente mammifero (oviparo? Ovoviviparo?) di divina origine adegua il clima al rincoglionimento dell’umana specie.
Non so da voi, ma qui pioviggina con il sole sotto un gran diluvio e c’è un freddo umido d’incredibile calore già da un tot di giorni.

Puoi vestirti come preferisci.
Dallo slip al montone foderato: per 5 minuti sarà perfetto.
Per andare sul sicuro io sono uscito col kimono d’oro.

Gaia: il pianeta incazzosello.

Praticamente, sembra che ogni tot ci sia un bando di concorso per subcreature.

Cioè: Lei c’ha un ordine in testa, elastico. All’interno di quello le varie specie possono cercare di conquistarsi il posto più al sole possibile. Ogni tot milioni di anni però, un parassita vince su tutti gli altri e si mette in testa di questionare su quell’ordine. Per ricavare maggior gloria dalla sua già privilegiata posizione.

Le divinità c’hanno i coglioni facili al giramento per antonomasia e infiniti modi per farlo capire. Questa nello specifico ha glaciato (asteroidato? Carestizzato?) i serpentoni in un amen. Con noi si divertucchia con tsunami, terremoti, nubbifragi, uragani, vulcani e cataclismi vari.
Un poco alla volta.

Evidentemente, gli anni l’han resa sadica.

Tutti pazzi per Merio.

Cara, vecchia icona nazionale!
Vedessi che sceneggiate!
Amori, intrighi, passioni, indicibili stronzate...
...quanto ti piacerebbe, tutta ‘sta fiction.

Non ce n'è: sono schiavo del reality.

La rausa a pranzo

Ristoratori pieni: nei bistrot, tagliole e tagliagole.

Nemmeno un ciccetto: carestia economica anche lì.
Mi siedo buono buono davanti a una grossa pozzanghera in Paolo Sarpi.
Aspettando il passaggio di un mezzo molto veloce.
Invano.

Toni tenui: Rambo Prodi e il lavoro.

Prodi dichiara che il precariato distrugge un'intera generazione.
Usando proprio questo gergo militaresco: "distrugge".

Che macho.

Chissà quest'uomo chiamato Energia che reazione ci tirerà fuori ora.
Vai Johnny: raccogliti la fascetta.

domenica, maggio 27, 2007

What do we do, now?

Uh, quanto ce ne ho messo.

Ecco cosa: bisogna far differenza tra troie e puttane.
Riscriviamo il vocabolario, che se le une sono una delle tante piaghe del mondo le altre sono assolutamente degne di ogni rispetto.

Premetto: per troie e puttane, è risaputo, ci voglion magnaccia.
Gente brutta, sporca e catif: mica babbacchioni.
Che un magnaccia sa esattamente quanto una troia vale. Non se la mena a pigliarla a schiaffoni, all'occaso. Del resto una troia si merita gli schiaffoni. Chè, come le cagne, non capisce altro verbo.

Ma tornando a bomba: le troie son quelle che mentre ti dicono qualcosa che sanno ferirti ti dicono anche che sanno che non te la dovrebbero dire. Quelle che ti fanno le peggio azioni meschine (tipo fottersi il tuo migliore amico, che evidentemente è ancora più abbietto e repellente delle troie in questione) a sgamo e, una volta che i nodi arrivano al pettine, piangono dicendoti che sono "cattive", "confuse" e "proprio a te che non te lo meritavi". Minchiatine così. Patetiche. Quasi quanto i coglioni che se le bevono, le minchiatine. Per dire. Patetici minchioni che pensano di trasformare ruote in quadrati.

Giàggià: coglionazzi.

Le troie non frequentano le strade ma gli uffici, i pub, le disco e ovunque abbondino i gonzi con scarso sale in zucca. Questo perchè si nutrono esclusivamente d'innumerevoli capricci e, non valendo nulla, necessitano del babbo che li soddisfi. Tutti. A uno a uno. In più raccontano a questi mediocri esemplari maschili (e a loro stesse) profonde puttanate nomandole "tormenti". Perchè a chiamar le cose con il proprio nome son poco avvezze e necessitano dorate e romantiche fantasie per evitare di riconoscere nel loro agire l'unico impulso veritiero a rigor di logica: il prurito della vagina. Ed è proprio lei, la vagina, l'unica merce di scambio che detengono. Ma attenzione: pur essendo quest'organo così vitale per la loro sopravvivenza, non è assolutamente detto che lo sappiano usare con maestria. Che spesso non son buone nemmeno per scopare. Per quanto incredibile a dirsi. Ma d'altronde, per patetiche caricature di uomini, una chiavata arrangiona con una patetica caricatura di donna è già molto di più di ciò che le seghe davanti a un monitor offrano.

Cioè, molto di più del pane quotidiano.

Le puttane di per contro sono povere criste dall'alta consapevolezza della natura umana. Stanno per strada perchè sanno che la gente è laida e va a mignotte, pagano per la protezione perchè sanno che la gente è sciacalla, riservano al vecchio bavoso e al figlio di papà in libera uscita lo stesso trattamento. Che tanto i soldi son gli stessi da qualsiasi parte provengano. Ma a parità d'intento, va riconosciuta una maggiore onestà a quest'ultime. Un minor potere di deflagrazione e destabilizzazione.

Forse perchè non sono "cattive".
O forse perchè non sono "confuse".
O soprattutto perchè se sei lì, sanno che anche tu "te lo meritavi".

E ora, un nuovo giochino: andiamo tutti a fare in culo!
All togheter! Inzieme! One more time!
Evvivaaaaa!
Siiiiiii!
Yuppieeeeeeeeeeee!


...


YUPPIEEEEEEEEEEEE!

sabato, maggio 26, 2007

Come boomerang stellari.

PROLOGO
Perchè racconto i cazzi miei davanti a tutti?

Mi viene chiesto abbastanza spesso, ci penso altrettanto.

Protagonismo, sfogo, palestra per le dita, cosmesi per la scrittura, esibizionismo, voglia di successo, voglia di confronto, difesa del mio diritto a un'opinione. Più Varie ed Eventuali.

La risposta manca anche a me. Non lo so.
Ma da quando lo faccio mi è caro.

Penso troppo, faccio troppo poco, mi manca il palco: forse voglio solo una pubblica gogna a cui consegnare le minchiate che mi passano per il cabezon. Non ho l'essere umano con cui vorrei farlo. Non lo trovo. Allora lo faccio davanti a tutti. Davanti ai più bravi e i meno bravi, davanti a chi passa, cercando di fare il minor casino che la mia maldestra natura renda possibile. Nessuno è fatto per star solo. Pochi cazzi.

Mi sono riletto tutto ieri. Ho rivissuto tutto.
Io che non credevo di potermi leggere addosso più di così.
E sezionarmi. E spronarmi. E farmi forza.
Sempre ammesso che abbia capito cosa questo vuol dire.
Sempre ammesso che qualcosa voglia dire davvero.
Io non so quanti siate, ma di sicuro 'ste cose le ho lette più volte io.

Perchè racconto i cazzi miei davanti a tutti?
Perchè in fondo sono l'unico a cui interessano.
E questo è un po' triste.

CAPITOLO 1
Non reputo la mia pagina insulsa rispetto alle altre.
Reputo tutte le pagine insulse allo stesso modo.

Questo inseguirsi attraverso monitor che dolgono alla vista.
Questo ragionato (non) esporsi cristallizzati in istantanee senza odore.
Questo affidare alle parole cose che erano state fatte per gli sguardi. Questo dare allo strumento più manipolabile e mendace dell'uomo cose che dovrebbero rimanere incorrotte e immutabili.

Quando addirittura il tutto non si esaurisce all'io sono più bravo perchè ho più accessi di te. O perchè scrivo meglio di te. O perchè mi linkano più persone che a te. O persone più fiche. Gerarchie. Persino sull'intimità.

Non è che tutto questo sia il male assoluto, intendiamoci.
A modo suo fa anche un'incredibile tenerezza.
Se qualcuno è ancora capace di provarla.

A me per esempio fa diventare un po' triste.
Come quando penso che gli affari miei non contino per nessun altro.

CAPITOLO 2
Iniziò tutto per i Simpson.
E per nascondere un tradimento doloroso.
Un tradimento a un amico.
Una storiaccia.
Sapevo una cosa importante per lui, non gliene feci menzione.
Forse per un buon motivo, forse per viltà.
E lui ora la paga amara.
Di là, addormentato sul mio divano.
Con una faccia da Resident Evil.
E io che cerco di stargli vicino non mi sento un po' triste.
Mi sento proprio una merda.

EPILOGO
Ipocrisie, rifiuti, conti, calcoli, schiavitù consumistica causa scarico_per_partita_IVA, incapacità comunicative, la solitudine della donna, la desertificazione: festeggiate, perchè tutto torna.

Il più è riuscire a riprenderlo al volo.
Per scagliarlo ancora.

Si spera il più lontano possibile.

Tutto cominciò coi Simpson.

Ne avevo scritto uno di 10.000.000 di caratteri.

Era sagace, vetriolico, parandroidolitico, referenziante, citazionista ma l'ho cancellato inavvertitamente con un click. Senza salvarlo.
Mi è molto dispiaciuto.

Immagino che anche voi non ci dormirete stanotte.

Riassumendo:

Tanti auguri, mia insulsa e indispensabile pagina.
Volemose bbene.


E questa è la colonna sonora del compleanno.

giovedì, maggio 24, 2007

Un cervo di adiposi.

Un altro dei miei soliti giochini per giustificare il fatto che non mi piace l'ananas (o, se preferite, l'ananas).

E ora capitemi.
Basta questo.

mercoledì, maggio 23, 2007

You'll never walk alone.


Ci sono cose nel mondo che sono belle a prescindere.

Non mi fraintendete, o infami milanisti, sono felice della vostra vittoria.
Sinceramente e completamente: stasera tifavo per voi.

Ma quando a fine partita li ho visti con le sciarpe orgogliosamente distese, cantando a squarciagola nonostante tutto, io desideravo essere tra loro.

E magari le mie sconfitte fossero state dignitose come quella dei reds.

Sono usciti a testa alta, guardando negli occhi gli avversari fieramente.
Sconfitti ma non vinti.

Fallire, per riprovare: Dio benedica gli inglesi.

Che se non era per loro, peraltro, oggi ci si salutava tutti in tetesco.

martedì, maggio 22, 2007

Nessun cialtrone (esercizi di stizza).

L’amaro Montenegro è sapore vero.

Andiamo, su: chi di noi non ha mai sperimentato l’ebbrezza di condurre un Chessna verso una tempesta di sabbia, per trarre in salvo 3 cerebrolesi che sono andati a recuperare l’anfora del mio vinaio, nel bel mezzo del Sahara?

Sapore vero.

Il roditore scorreggione salva la foresta.
Lei ionizza i suoi bei capelli. E li stira coi cristalli di giada.
Evidentemente, vuole assomigliare a Sailor Moon.

Coccinelle sbarazzine fottono su cruscotti climatizzabili.
Celebri miliardari telefonano a sbafo.
Il ciccione, miliardario anch'egli, magna il suo riso omonimo.

Mucchi e mucchi di papocchie: profumate, idratate, protette.
Marangone, in certi casi.
Paperèle. Stèline. QuattroQuattroQuattro.
Trasgressione, fashion, stilisti ricchi e ricchioni.
Vladimir Luxuria in parlamento: UA-TAH! Bella mossa.

La tua pelle? Giovane.
Anzi, di più: G-I-O-V-A-N-E!!!
Niente merdose bollicine, gringo: parola di P-Diddy.

E fiumane di bambini.
Un’invasione paciocca, sorridente, di teneri virgulti.
Crescono savi e folti, si cacano in pannolini fantascientifici a fasi lunari, giocano a pallone interrazzialmente generando i Ringo, si sporcano i vestiti di merda, camminano nel sole. E sorridono.
A manetta, roba da svitarsi i denti.

Sono il tuo futuro.
Il NOSTRO, futuro.
Sì, anche il mio: chiedi a tua moglie.

Fu nel mentre che tu accendevi il mutuo intelligente.
Gravato dal peso di tutti 'sti futuri.
Quello col tasso che si può solo abbassare.
E le scrittine in sovrimpressione piccolissime.
Che non sai che dicono, ma you’re loving it.
O magari mentre eri a mignotte.
Non so, non ricordo bene.

Ma una cosa mi è rimasta impressa:
lei, anche bagnata, rimaneva asciutta.

venerdì, maggio 18, 2007

Cristopher Cogliombo.

Ridatemi il nord.
Dai, mi serve.

giovedì, maggio 17, 2007

Spun (amami, tassista!).

[Verse 2]
See we got nowhere to run and we got nowhere to go
True love is all I need and to never to be alone
So I take a sip and chill while I take a dip and chew
Lookin' for a quick escape but it all wears off too soon
All the girls they love to lie some girls I'll never trust
But it's all a compromise maybe I expect too much
Maybe if I close my eyes maybe then I'll finally see
Maybe then I'll finally die maybe I'll be finally free

[Chorus]
Here we go one more time here we go one more time
Now we Spinnin yeah we spinnin'
Yeah we spinnin' now we spun
Here we go one more time here we go one more time
Now we Spinnin' yeah we spinnin'
Yeah we spinnin' now we spun
Flipsyde - Spun

Puff!
Riappaio.

In ritardo di 3 ore e mezza sul luogo di lavoro, reduce da una sconfitta a calcio dove ho giocato con la grazia e l’efficacia di Luther Blissett, incrociando all’entrata una tasca piena di Kriptonite e non sapendo assolutamente che faccia farle.

Opto per passare come il vento che passa, che tanto ne ho ben donde.

Non ti offendere: non è rabbia, solo un quintale d’imbarazzo.
Se vivessimo su un nastro magnetico potremmo spostare la testina avanti e indietro, cancellare i brani registrati che non ci piacciono o ci piacciono troppo: ma il tempo oggettivo, quello no. Quello va solo avanti. E a furia di avanzare ci lascerà indietro. Noi e le nostre canzoni mal suonate. E quando il ricordo sfumerà com’è nella sua natura, il dolore sarà diventato malinconia e non farà più male.
Nè mi riempirà di vergogna.

A furia di alzarmi tardi sono diventato una sorta di leggenda tra i tassinari della mia zona. Mi salutano per nome, applaudono quando mi vedono arrivare in ritardo di più di un’ora e non hanno assolutamente bisogno che gli dica dove portarmi. Quello di oggi (Marco, 37 anni, potenzialmente un anarchico insurrezionalista, due figlie e una risata contagiosa e genuina) ha promesso che la prossima volta che mi carica la corsa sarà gratis. È bello poter contare sugli amici.

Poteva essere davvero un bel weekend, ne avevo anche una discreta voglia considerando che non ho mai voglia di fare un cazzo. Ovviamente c’è la magagna e non farò un cazzo nemmeno stavolta, ma almeno ho spiegato tutto a chi di dovere che sembra non essersela presa. Hai fatto male a darmi quel numero, sappilo: lo userò.
Sì, è una minaccia: cazzi tuoi.

Non so, sarò uscito completamente di senno, ma ho una gran voglia. Di tutto: di fare il regalo che non credevo più di poter essere, di giocare, di guardarsi, di divertirmi.
Di parlare di quanto ci si può sentire meglio senza il cervello, di quanto a poco serva preoccuparsi delle cose, di quanto è strano e meraviglioso il destino, sia che ci abbia o che non ci abbia fatto incontrare. Non mi ricordavo più tante cose di chi sono, ora mi sembra di averle tutte ben presenti. Non capite? È semplice se avete visto baci e abbracci: qui non si soffre più. E non per legge ma per inclinazione.

Sono un idiota, mi sono bruciato il cervello ogni giorno da quando avevo 15 anni tra canne, alcool, trip, pastiglie, barella e ogni altra cazzata possibile. Il brutto è che ho la capacità di concentrazione di un lombrico, il bello è che mi dimentico davvero tutto: anche che sto male. Anche il motivo per cui ci sto.
Sentirsi bene nella propria pelle, con le proprie miserie, con i propri errori e sofferenze è un potere notevole, stronzi, tenetelo bene a mente. E infilatevi Zuperman dove non batte il sole, che non solo non lo sono, ma non sento nemmeno bisogno di esserlo.
IlmioDio, in più, ne ha combinata un’altra. A me basta quello.

E poi... puff!
E scompaio di nuovo.

martedì, maggio 15, 2007

Sborrafobia.

Non è la verità, che colpisce. Nessuno se la caca, quella.
L'elemento oggettivo, la feroce consapevolezza dell'analisi.
Il masochistico puntiglio nel dettaglio, l'essere disposti a ledere la propria stessa dignità in nome del rasoio di Occam. In un tempo di mitomani ciò che impressiona è questo atteggiamento deviato, dettato da personalità paranoicompulsiva, atarassica nella migliore delle ipotesi.
Che non è quella qui posta sotto esame.

Finire i post alla cazzo: mai provato prima.

lunedì, maggio 14, 2007

Rock the alien, in 25.

Da Judi.

01. Seven words – Deftones
02. The pot – Tool
03. Jesus Christ’s pose – Soundgarden
04. Woman like a man - Damien Rice
05. Me vs you – Therapy?

06. Come out and play – Offspring
07. Smack my bitch up – Prodigy
08. Lump – Presidents of USA
09. Been caught stealin’ – Jane’s Addiction
10. Rearviewmirror – Pearl Jam

11. Milk it – Nirvana
12. Burn – Nine Inch Nails
13. Grace – Jeff Buckley
14. 3 libras – A Perfect Circle
15. Again – Archive

16. Give peace a chance – J. Lennon
17. Cashout – Fugazi
18. Bullet in your head – Rage Against The Machine
19. Sunday, bloody sunday – U2
20. Born in the USA – Bruce Springsteen

21. No one knows – Queens of The Stone Age
22. Hello, I love you – The doors
23. Sympathy for the devil – Rolling Stones
24. 21st century schizoid man – King Crimson
25. Chop suey – System of a Down

Sembrano a cazzo, ma in effetti lo sono.
Però renderono l'idea.

Stray dog strut.


Non so, non capisco.

Dovrei avere i miei bei punti cardinali, dovrei cavalcare la rosa dei venti, dovrei fare il cazzo che voglio. Ma in verità non faccio un cazzo.

Ho pulito come uomo posseduto dal dimonio. Come se Katrina mi fosse venuta a piazzare l’occhio sopra il letto. O proprio all’interno del buco del culo, anche, giacchè sembravo un tarantolato. Persino i vetri tutti, persino dietro il tavolo del computer, persino sotto il letto. Che è un futon. Immenso. La polvere a un certo punto scappava da sola pur di evitare l’implacabile ramazza. I vestiti piegati e suddivisi nell’armadio, la lavatrice genuflessa nell’atto di richiedere una misericordia che giassà non le verrà concessa, la carta con la carta, la plastica con sè stessa, vetri e latte, cani e gatti che vivono insieme, le locuste. Ordine, pulito. Pulito, PULITO: ORDINE CAZZO! La musica del male in sottofondo, O fortuna, il Dies irae. La musica quella cattiva, urfida, di adrenalinica infanzia. Quella degli invasati.

Mi ha fermato Fuser: sparandomi un dardo soporifero tramite balestra.
E io ne avevo ancora da dare.

La bravata del Bancomat mi ha lasciato con la considerevole somma di 14.86 euro per arrivare a fine mese: indubbiamente un saldo prestigioso. Sappi che non ce l’ho con te, chiunque tu sia. Hai fatto bene, l’avrei fatto anch’io. È che di altri così coglioni al mondo non so mica se ce n’è. Dedicami un brindisino, dai, che con tutti quei soldi ti ci scappa.

Piano piano ritrovo il piacere di scrivere senza direzione. Piano piano.
Piano piano ricostruisco l’ennesima libreria infinita nell’iTunes dell’ufficio: piena piena. Che resterà a disposizione di qualcuno alla prossima scena de pazzo, com’è successo a svariate personalissime playlist prima di lei. Non importa se per adesso mi trovo bene: la storia è ciclica, e io una scena de pazzo, per un motivo o per l’altro, alla fine la faccio sempre. È matematica.

A volte mi sento come Spike. O come Fuser. Insomma, come i tantissimi che aspettano solo quella. A volte, mi sorprendo ad aspettare solo quella anch’io. Quando invece ho ancora tutto da fare. E la volontà per provarci all’infinito. E la rabbia per non aspettarla più. E la musica. Questa gabbia dorata che abito. Questa vetta esistenziale. Questa coltissima entità da cui ascoltare ogni tipo di saggezza, senza ahimè poter contraccambiare.

Fallisco e riprovo. Fallisco e riprovo: tutto qui.
Te, invece: che cazzo credi di star qui a fare?
Nella foto: see you space cowboy.

Zitilites.

Finalmente una storia a lieto fine.


Surfing the warm industry - Kashmir

I wanna run from the apathy
from the questioning tongues
and eyes that just won´t come off
And get a job in an industry
where a smile´s not required
and the complaints are always the same

Cause baby you must be so fed up
with the boy that keeps telling you
how much good he´s gonna do
When all that is happening ´round here
is happening in here
and nothing gets out there
except for the truth

it´s up to you
cause I´m absolutely numb
it´s up to you
cause I´m absolutely numb

I´ve been adrift on the silver surf
and I´ve paddled ahead of the fear
that I´d fall behind
I took drinks from the glitter smurfs
and their company dads who never
stood by in the crying

cause no one does and nobody ever will
there´s only space for one
and surely he gets killed
when the engine seizes up
you might call it existencial crisis
or simply call it the bravery of emptyness

It´s up to you
´cause I´m absolutely numb
It´s up to you
´cause I´m absolutely numb

domenica, maggio 13, 2007

Oh, galantuomo!

Pubblico malvasia, ne parlo con Fuser, la tolgo.
No reality: meglio così.

E siccome non sono sprovvisto del bretone sense of humour, vi dedico ciò.

How bizarre?

martedì, maggio 08, 2007

Being SO Musashi.

Ricapitolando:

- controllo il saldo (piango) e lo metto in tasca;
- prelevo 250 euro (più di metà del saldo) per pagare varie cose;
- ritiro il bancomat e lo metto in tasca;
- lascio lì i 250 euro e me ne vado.

Abbiate pietà: abbattetemi.
Vi prego.

lunedì, maggio 07, 2007

Dio vive sottacqua.

L'abbandono - Marta sui tubi

Le case in cui ho vissuto
erano cieli chiusi dentro ad una scatola
Ed ho lasciato tracce tanto chiare
che qualcuno male interpreta
L'educazione non prevede che
si possa andar via bene
senza stare un poco male
...per l'alba che c'è in me
In fondo anche un pianeta non è altro che una scatola un po' sferica
Le cose che non ho portato via
erano quelle
che non hai voluto
quelle che ho scartato
prima di andar via...

Sono un infinitesimo di me e di te e di me
solo una parte infinitesima
Sono un infinitesimo di me e di te e di me
solo una parte infinitesima
Sono un infinitesimo di me e di te e di me
solo una parte infinitesima
Sono un infinitesimo di me e di te e di me
solo una parte infinitesima
Sono un infinitesimo di me e di te e di me
solo una parte infinitesima
Sono un infinitesimo di me e di te e di me
solo una parte infinitesima


E poi ci si vergogna sempre molto.
Come quando si fa qualcosa di tremendamente sbagliato.
Come buffe e strambe creature.

Quali peraltro siamo.

Pubblicità al progresso.

Se l’anima avesse i denti, avrei in bocca le brache di Dio.
Genialando – Fluoricolori

La lavatrice lava e tu hai più tempo.
La calcolatrice calcola e tu hai più tempo.
Il fax invia e tu hai più tempo.

Ma tutto ‘sto tempo che risparmiamo, poi a che ci serve?
Nel senso: a voi pare di prendervela comoda?

venerdì, maggio 04, 2007

Primo maggio, secondo il prete.

È terrorismo lanciare attacchi alla Chiesa. È terrorismo alimentare furori ciechi e irrazionali contro chi parla sempre in nome dell’amore, l’amore per la vita e l’amore per l’uomo. È vile e terroristico lanciare sassi questa volta addirittura contro il Papa, sentendosi coperti dalle grida di approvazione di una folla facilmente eccitabile. Ed usando argomenti risibili, manifestando la solita sconcertante ignoranza sui temi nei quali si pretende di intervenire pur facendo tutt’altro mestiere.


E intanto, togati facilmente eccitabili mortificano altrui giovanissime carni, con gran sollazzo di cazzi molto poco liturgici.

Nel nome dell'amore.
Pur facendo tutt’altro mestiere.
Nella foto: manca solo la cordicella dello sciacquone.

giovedì, maggio 03, 2007

Linea editoriale.


Maccerto che ce l'ho!
Bella chiara, anche.

mercoledì, maggio 02, 2007

Noè non aveva scelta.

ON.

ON-ON-ON... cazzo, ma fa freddo.
Questo odore, così caldo, questo odore non è il mio.
È profumo, più che odore.
Profumo.

Ma le mutande?!
Iddio no: tutto ma non il primo giorno di lavoro maroni al vento!
Ci sono?
Ci sono.
Sembro una spremuta di sesso: doccia.

- Stai pensando alla mia patata, vero?
Eeeeeh, sì. Probabile.

Doccia.
Doccia aliena, come il profumo di prima.
Piano, piano: non fare casino come al solito.
Piano: non allaghiamo tutto. Ce la facciamo, Musashi?
Ok, piano: ce la POSSO fare.

E comunque, questo accappatoio è proprio figo.

La sveglio?
Qui si fa tardi, l’ufficio è in agguato.
Dio, checcarina.
Ok, proviamo con il caffè a letto.
...
...
...
... ok, proviamo con il Nescafè a letto?
E quanta bisogna metterne, di ‘sta roba?!

Ma che è, il diluvio universale?!
Guarda lì: manca solo l’Arca.

E se mi mettessi qui a fumare?

Non piove qui?
Non piove.
Fumo?
Fumo.

- Respiri male, hai l’asma?

Almeno quella del risveglio dovrei proprio cassarla.
Che vizio del cazzo.

Piove forte?
Piove fortissimo.
Si può davvero risvegliarsi così?

- Sono le 9.15, piove un sacco e qui c’è il Nescafè se vuoi.
- Le 9.15?! Ma è tardissimo!

Si stiracchia.

- Di solito lo prendo col latte. Ma ora va bene o non mi alzo più.

E sorride. Dall'oltretomba.
Checcarina.

Caffelatte, Nescafè... Nescaffèlatte?!
Mah.

Ma si può davvero risvegliarsi così?
Sentirsi un po’ bene. Per davvero, intendo.
E poi che altro: la pace nel mondo?!

Mah.

Grazie, soccia, grazie: rifarei tutto da capo.
E ancora.
E ancora.
E ancora.