Intelligent life is all around us.

martedì, ottobre 31, 2006

Lassù qualcuno, qui io.


Era quel genere di mondo dove “Valentino Rossi” si pronunciava “Kevin Schwantz”.
Che magari non vinceva tanto, ma cazzo come pennava! A ogni uscita di curva!

Per cercare un “Valentino Rossi” nel senso di “vince sempre lui” dovevi guardare l’NBA, e gustarti quell’incredibile uomo che rispondeva al nome di Michael Jordan.
Era uno spettacolo senza precedenti: un talento infinito. Così tanto che tifavo Karl Malone.

Era un mondo di giustificazioni, due a quadrimestre, e di occupazioni, una all’anno. E di canne nei cessi all’intervallo, e di presidi che chiamavano a casa, chiedendo di parlare coi tuoi. E mentre loro parlavano tu uscivi di casa. Alla chetichella.

Era il tempo di “io m’iscrivo a Filosofia, tu?”. Come se fosse scontato arrivare alla Laurea. Poi a Filosofia mi ci iscrissi pure, ma l’anno dopo non ero già più iscritto.
E con i miei due esami feci anche una porca figura con gli amici.

Erano gli anni di “la metto rasa sul palo lontano”, “sul ritornello entra col distorto”, “Ma tu non hai mai provato a farlo in tre?”.
Tutto nuovo, tutto eccitante, tutto da scoprire.
Poi l’ho fatto in tre, in quattro, in sei: a volte eravamo più uomini, altre più donne. E ho trovato preferibile la cara e vecchia formula a due. Quasi sempre.

E ora mi chiedo in che recondito recesso di quella realtà che mi appariva infinita, fosse contenuto l’embrione di un oggi così pieno di limiti: così problematico, così incommensurabilmente trentenne. Ma non disperate: contratti, affitti… tutto questo non è reale. Sono solo alienazioni, maniacalità: nulla di meno, nulla di più.

Perché come gli americani non sono stati veramente sulla luna, come Nostradamus non aveva la più pallida idea del futuro, come il Codice Da Vinci non ha alcun fondamento scientifico, ecco che io riconosco il fittizio in me e in quello che mi circonda.

E come Virgilio raccomandava a Dante, scelgo di non curarmene.
Ma guardo e passo.
Nella foto: lasciate ogni speranza. Poi, sperate di nuovo: è umano.

venerdì, ottobre 27, 2006

Last exit.


Stava lì, affacciato, con una sigaretta nella mano e il fumo negli occhi.

Non aveva una gran voglia come al solito e non provava nessun senso di appartenenza: il distacco classico di chi non può essere certo della propria autocoscienza.

Quando si sentiva così, persino la luce del sole gli scivolava addosso.
Pensava alla relatività allargata, a quale potesse essere l’entità del campo magnetico che aureolava stoico la sua figura. O se fosse dotato di abbastanza forza gravitazionale per produrre un significativo increspamento nella porzione di Spazio-Tempo che lo circondava.

A onor del vero, nutriva dei seri dubbi a riguardo.
E, va detto, non senza le sue buone ragioni.

La sua limitatezza lo desolava, al pari dell’isolamento autoimposto (ma ben assistito), delle occhiaie e dei capelli grassi. Forse anche per questo rivolgeva la propria attenzione su questioni assolute come le tematiche Eraclito-Parmenidee, o sui grandi misteri irrisolti come Tunguska, l’origine dei Nazca, il comportamento fisico dei fulmini globulari e cosa cazzo indicasse la sigla IRPEF: entità mistica che, a dispetto della sua etimologia sconosciuta, stava assumendo un ruolo di primo piano nell’implacabile esaurirsi del suo Conto Corrente.

- Andiamo tutti alla cieca, perché nessuno lo ammette?

Era una delle tantissime cose che lo piccavano non poco.
Come l’ereditarietà delle cariche statali, l’assenza di meritocrazia, l’obsolescenza del suo spazzolino da denti.
Ma anche l’innalzamento sostanziale della temperatura media terrestre, il bombardamento sistematico d’informazioni quasi sempre di scarsa o nulla rilevanza per il suo limitato microcosmo o l’apparizione improvvisa di Ezio Greggio sullo schermo del suo piccolo televisore di casa.

- Mediocre, ma decorativo. Perchè mai non sono nato come costui?

Man mano che procedeva sul sentiero dell’afflizione cercava di rendere il suo parlare sempre più forbito e il significato delle frasi sempre più sfumato, con un processo rassomigliante nelle motivazioni a quello che spinge le ragazze che vengono lasciate dal fidanzato a vestirsi bene e ubriacarsi tutte le sere: un’elaborata strategia del contrappasso emotiva, così l’avrebbe definita volentieri. Si appuntò mentalmente la definizione, casomai gli potesse tornare utile in un’ipotetica discussione dotta. O anche solo casomai.

Frattanto la Marlboro era bruciata fino al filtro, ed emanava quello sgradevole odore di plastica bruciata in tutto e per tutto simile a quello che avrebbe emanato una Lucky Strike (o una sigaretta di qualsivoglia altra marca) nell’analoga situazione.

giovedì, ottobre 26, 2006

Ready or not.

Sono cose che vanno così: un giorno hai un lavoro, quello dopo stai a piedi.

Ti arriva tra capo e collo, mai troppo prevista per uscirne senza segni e abbastanza grave da… beh, potete arrivarci anche da soli.

Vorrei tanto riuscire a pensare qualcosa d’intelligente, inventarmi un’uscita a sorpresa o architettare un’ultima guasconata, ma la mente va in loop sull’evidenza del concetto e su un’unica, implacabile domanda:
e ora?

Già, ora?
Che ora è ora?

Credo che fossi uno dei pochi esemplari di disadattati a medio raggio rimasti, quelli che nonostante un’evidente problema con la società riuscivano ad essere abbastanza integrati da reggersi il lavoro nelle zampette, ma il nuovo status di reietto widescreen mi ha sottratto anche uno degli ultimi motivi di autostima.
Per dirla tutta, sono cazzi amarissimi.

E ora?

mercoledì, ottobre 25, 2006

L'odore acre della redenzione.


Causa invasione barbarica di amiche capitoline, io e il buon Fuser ci siamo dovuti spartire il lettone: stanotte e (salvo clamorosi miracoli ormonici) domani.

A parte le reminescenze da colonia estiva e la potenziale depressione di due maschi italici, sani, che non solo non trombano, ma si ritrovano a condividere il letto come rigghioni, tra le chiacchiere è venuto fuori uno spunto interessante.

Fuser è infatti un agente supersegretissimo della TV, cioè uno di quegli sfigati che nei servizi delle Iene o Striscia la Notizia riprendono i truffatori a loro insaputa tramite le microcamere, e mi ha confidato un piano diabolico per redimere decenni di TV spazzatura.

In pratica ho appreso della sua intenzione di fare da ospite ad una trasmissione tipo La Vita in Diretta o Buona Domenica (gli agganci dopotutto ce li ha) con aria da gnorri, e una volta interpellato su una qualsiasi questione sorprendere tutti calandosi veloce i calzoni, dando il culo alla telecamera e repente cacando in diretta, generando sommo imbarazzo negli astanti e un qual certo fetore di merda.

Per poi come se nulla fosse rialzarsi i pantaloni (particolare sublime riferito da lui medesimo: senza pulirsi il culo) e andarsene declamando:

- Dedicato a chi sostiene che in TV non c'è mai nulla di nuovo.

So che sulle prime può sembrare una provocazione tanto gratuita quanto inusitata, ma riflettendoci bene non dubito che troverete anche voi una sorta di perversa genialità nell'idea di combattere la merda ad armi pari.
Nella foto: che incredibile audacia, questo giovane.

lunedì, ottobre 23, 2006

Dream a little dream of me.


Ieri sera è venuto a cena da me Jeff Buckley.

Abbiamo mangiato bene, preso il caffè discorrendo amabilmente e cantato Grace in duetto. Poi io, fissandolo negli occhi, ho detto:

- Certo che, Jeff, morire così... che brutto gesto da parte tua.

E lui, stringendosi nelle spalle e sospirando, mi ha risposto:

- Lover, you should've come over.

Davvero: è stato incredibile.

venerdì, ottobre 20, 2006

La maschera di fesso.


Mi presento: sono don Quijote de la Mancha.
A dispetto del mio nome, abito a Milano da quando sono nato. Anche se più volte ho provato ad evaderne, senza successo.
Un tempo dividevo le mie avventure con il fedele Sancho Panza, ma lui si è stancato di combattere insieme a me e si è trovato una ragazza.
Pensate che prima di andarsene mi ha addirittura detto che i miei nemici non sono altro che mulini a vento.

Insolente e marrano: mulini! Proprio così ha detto!
Non giganti che per anni anche lui ha combattuto, ma innocui mulini. Alla stregua di un pazzo, di un patetico folle mi ha trattato: infangando il mio onore di cavaliere e il mio stesso nome.

Sull’impeto del momento avrei certamente spiccato la sua testa dal collo, per lavare l’onta subita, ma il fato ha voluto altrimenti.
Ed è stato un bene, poiché gli amici sono una delle poche benedizioni che il tragitto che percorriamo ci offre, e bisognerebbe essere sempre grati loro per averci accompagnato per un pezzo di strada.

Quanto lungo, non importa.

Così un bizzarro personaggio dal nome francese ora mi affianca, e dal lunghissimo naso. Cyrano de Bergerac, così si chiama.
Poeta, guascone e spadaccino.
Lui ama di un amore impossibile: alto quanto la vetta delle montagne e puro come l’acqua che sgorga dalle loro sorgenti. Dal tempo in cui lo conobbi egli non si dedica che a questo: amare Rossana che non l’ama e struggersi.

Rossana io la conobbi e la trovai incantevole, ma non declamai per lei i versi che il mio buon amico scriveva. Perché già da tempo il mio cuore apparteneva a Dulcinea di Toboso: meravigliosa pulzella in nome di cui combatto, anche se sospetto esista – ahimè – solo in quel miscuglio di ricordi e fantasie che mi fanno da bagaglio e che probabilmente mai più rivedrò.

E così che ci offriamo al mondo, Cyrano e Quijote: antieroi anacronistici fino al parossismo, io con le mie battaglie e le mie cause perse, lui con i suoi sentimenti a perdere. Imbronciati, traditi, tristi.

Ma ancora in grado di stupirci e ridere per niente: a guisa di bambini che si sono persi sulla via, ma che si contentano della loro mutua compagnia e di condividere dolcissime fantasie.
O come certi personaggi dei romanzi: quelli che pagano ogni giorno il salato fio riservato all’innocenza da un mondo che d’innocente non ha più nulla.

Tranne forse l’amore.
E le dolcissime fantasie di chi ancora non riesce proprio a rinunciarvi.

giovedì, ottobre 19, 2006

2+2=5

L'attuale baraccopoli dell'Advertising, altro non è che l'applicazione pratica del bispensiero orwelliano teorizzato in 1984.

Sensazione personale: se la neolingua sostituisce l'archelingua, i cazzi saranno sempre più amari.

Prosit.

mercoledì, ottobre 18, 2006

Vote for Ciccio Graziani.


Ma non è questo il punto.
O almeno, non quello di partenza.

Il bar, ecco dove accompagnavo placido il ritardo e le occhiaie con un cappuccino e una brioche.
Il cappuccino, secondo il nuovo, esaltante trend dei bar milanesi, presentava un affresco di Caravaggio sulla schiuma, e tra arabeschi e svolazzi in cacao mi è arrivato già freddo. L’ho osservato perplesso, a lungo: restio a rovinare così tanta arte pucciandoci dentro banalmente un croissant. Indi l’ho lasciato lì, intonso; chiedendo in cassa se ne potevo serbare almeno una foto ricordo.

Sailcazzo: al Louvre la Gioconda la puoi mica fotografare.

Whatever.
Come dicevo, il punto non è tanto Ciccio Graziani, che trovo un uomo dalla saggezza antica e fortemente sottovalutata (un po’ come la musica di Niccolò Fabi e Samuele Bersani), quanto l’esigenza di sbarazzarmi al più presto dell’idiozia che dilaga nel mondo sotto forma di George dabeliù, che una volta di più ha dimostrato di essere un’immensa testa di cazzo.
Cosa che in un mondo di teste di cazzo gli assicura vieppiù un certo seguito, ideologico ed effettivo.

Nel frattempo lodevole iniziativa di Greenpeace ad Amsterdam, nessuno se la cagherà ma è un modo leggero, ironico e garbato per esprimere le proprie opinioni. Meglio sicuramente che esporre quel troione di Pamela Anderson nuda in una vetrina.

Ma a partire dal cappuccino fino ad arrivare a Pamela Anderson, passando per quell'inezia lì dell'uomo più potente del mondo (AHAHAHAH!!!!) che legalizza la tortura, l'eccesso sembra sempre più il marchio distintivo di 'sti tempi infami e della loro becera gente.

E pensare che io, che di fare il censore da 2 lire mi sono strarotto i coglioni, ancora aspetto la legalizzazione della ganja.
Nella foto: il cappuccino è (un') arte.

martedì, ottobre 17, 2006

My wonderful job.



Poche linee guida che potrebbero servire.

POSTULATO

Il cliente ha sempre ragione, finchè ha ragione.
Altrimenti ha torto.

Mica gli si è dato del coglione, eh: capita.

POSTULATO II

Il capo ha sempre ragione.
E un sacco di cazzi disegnati a penna sulle sue fotografie.

POSTULATO III

Se mandi affanculo il capo, sai quanti altri ne trova come te?
Nel senso che lo mandano affanculo.

POSTULATO IV

La flessibilità porta grandi vantaggi al mondo del lavoro.
E questo è nulla.

Pensa che D'Annunzio, con una costola in meno, si succhiava il cazzo da solo.

POSTULATO V

Più spendi, più fai girare l'economia.
In rotazione sincrotica coi tuoi stessi maroni.

POSTULATO VI

Lavoro-guadagno, pago-pretendo.
La troia sotto casa mia sarà lieta di sentirtelo dire.

POSTULATO VII

Se facessi 6 al Superenalotto non smetterei di lavorare.
Di fantasia.

POSTULATO VIII

I più grandi imprenditori si fanno da soli.
Anch'io rollo mica male.

POSTULATO IX

Meno male che c'è NOME IMPRENDITORE che fa girare un po' i soldi.
Per sua natura, un "giro" finisce dove inizia: nelle tasche di chi fa girare.

Quant'è bella giovinezza
Che si fugge tuttavia!
Chi vuol esser lieto, sia
Di doman non vi è certezza.

lunedì, ottobre 16, 2006

Ma basta lì.

È ufficiale: da domani divertirsi sarà considerato illegale in 2 nazioni su 3.
Stasera festeggerò la notizia ubriacandomi in via definitiva.

domenica, ottobre 15, 2006

Old Dan Tucker (Live in Milan)

E considerate che a Verona è stato meglio assai.

Che uomo, cazzo.

venerdì, ottobre 13, 2006

Turn me OFF.

Ama e ridi se amor risponde
Piangi forte se non ti sente
Dai diamanti non nasce niente
Dal letame nascono i fior


- F. De Andrè

giovedì, ottobre 12, 2006

Ottimi motivi per scalare marcia.


Ti rendi conto di quanto valga il tuo tempo.

Poi magari è una nozione che prendi e lasci lì come tutte le altre, tant'è che però ormai lo sai.

L'avverti in un pigro martedì pomeriggio, quando il tuo punta e clicca su indirizzi internet inizia ad avere un non so che di compulsivo, giureresti quasi morboso.

Lo senti mentre maneggi la lametta in contropelo, per tagliare qualcosa che non vedi nemmeno più, in nome di una buffa convenzione sociale.

Ti è chiaro quando festeggi il 300esimo ingresso da solo nel letto consecutivo: proprio tu che ti sei sempre sentito un guerriero dell'hammore, proprio tu che stanotte sai già che festeggerai anche il 300esimo attacco di panico consecutivo. E sospetti fortemente che tra le due ricorrenze sussista un mica tanto oscuro legame.

E allora vuoi salire di giri.

Corri come uno stordito, come Forrest Gump: senza apparente destinazione, senza criterio, senza lo straccio di un progetto a lungo termine.

Corri come solo un milanese sa correre: corri anche camminando.
Saresti persino propenso a farti infilare un propulsore nel culo, pur di alzare il tuo ritmo di 2/3 km/h.

Voglio questo, più questo, poi questo e questo: I want it all, I want it now.

E mentre ti affanni per sfondare la barriera del suono, le tue opinioni diventano sentenze, poichè in tale forma necessitano di meno tempo per essere enunciate e discusse, e maledici le curve: ree di ostacolare il tuo opinabile diritto di avanzare per la via più breve, la linea retta, dal punto A al punto B.
E stracolpevoli di farti staccare un microsecondo il piede dall'accelleratore, per timore della tua incolumità.

E in men che non si dica sei più imbecille di prima.
Meno innocente.
Più aggressivo, verso te e verso gli altri.
Con la differenza che tu te la sei cercata perchè ti sei fatto prendere dalla fotta, mentre gli altri magari passavano solo lì per caso.

E lo scopri proprio per quel cassiere lì del bar dietro il tuo ufficio.

Quello che sei sicuro abbia tatuata la rosa camuna sul petto, che secondo te ti guarda male ogni mattina per i tatuaggi, il piercing, i capelli scarruffati, i jeans e la magliettina in un mondo di giacca-cravattati.
Quello che, insomma, hai stabilito di tua sponte, vero come l'oro, attui il metodo Borghezio per approcciare la vita. E che odi con tutte le tue forze, come del resto fai con tutti i leghisti.

Fino a che lo vedi accogliere l'omino delle brioches, cingalese, come se fosse suo fratello: sorrisi, pacche sulle spalle e cappuccino-brioches in omaggio.

E tu lì, con il piede affondato sul pedale sbagliato, con questa vaga sensazione di essere una testa di cazzo che piano piano si radicalizza, fino a tramutarsi in qualcosa di più che un sospetto, ancorchè poco meno di una certezza.
E per non cascarci più, almeno fino alla prossima volta, decidi che è il caso di mettere il tutto nero su bianco.

Nella malriposta speranza che un giorno, l'averlo fatto, ti potrebbe servire a qualcosa.

martedì, ottobre 10, 2006

Cosmogonia pisana.


Se un giorno vi svegliaste col buzzo giusto, potreste tranquillamente mettere insieme una teoria sul destino ultimo dell'universo di pari dignità di quelle già esistenti.

Questo perchè qualsiasi teoria parta da un assioma, non può avere nè maggiore nè minore veridicità di una basata su un altro assioma, per quanto dissimile.
Unico criterio valido in tal senso, oltre Wittgenstein ovviamente, risulta essere un principio di aderenza alla realtà della teoria presa in esame: realtà intesa in questo caso come empirico comportamento dei fenomeni posti sotto osservazione.

Se un giorno voleste quindi riscrivere la termodinamica, partendo dal presupposto che sia il freddo a trasferirsi da un corpo più freddo a uno più caldo senza bisogno di energia esterna, dovreste solo premurarvi di riuscire a motivare la sublimazione, la solidificazione, la condensazione etc etc in maniera convincente alla luce di questo presupposto. E ovviamente non disdegnare la spiegazione di come funzioni il vostro frigorifero, che in siffatta teoria risulterebbe essere oggetto dalle dinamiche magiche e divine.

Tutto questo perchè ho appena deciso che le particelle costituenti l'atomo sono non solo senzienti, ma in verità molto più evolute dell'uomo stesso.
E me le immagino discutere tra loro sdraiate su un vetrino da microscopio, mentre osservano un occhio gigantesco che le osserva a sua volta, per ore.

Protone
Sicchè? Ma che ni prende a questo? S'andasse a spiare 'r budello della su' mà!

Neutrone
Deh, c'hai ragione. Sarà pisano.

(le particelle subatomiche sono quasi tutte di origine livornese, ad eccezione degli elettroni, che però stanno quasi sempre zitti e si limitano a comunicare tramite cenni col capino, quasi sempre di diniego)

Di conseguenza, l'universo mi si presenta agli occhi come l'immenso palazzo che gli atomi stanno costruendo da milioni di anni a questa parte servendosi di noi come nulla più che semplici vettori o gradienti, uno dei tanti a loro disposizione.
Lo fanno loro perchè loro hanno preso l'appalto (chiamato poi Big-Bang) da una non meglio specificata divinità, e non gli zipisinski, altri corpuscoli materici da cui saremmo tutti quanti formati a quest'ora se l'esito del bando di concorso fosse stato differente.

Il vantaggio di questa teoria sarebbe di poter spiegare sia la scoperta che l'universo sta accelerando la sua espansione (la divinità vuole il 'lavoro finito' entro, diciamo, 2 milioni di anni), sia il principio antropico (in effetti, l'intelligenza, nella teoria da me elaborata, è già immagazzinata negli atomi, che ne fanno anche un ottimo uso). Unica incongruenza: nel principio antropico originario si sostiene un ruolo privilegiato dell'uomo nei confronti dell'universo; nel mio, l'uomo è subordinato (a sua insaputa) persino alle sue stesse parti costituenti.
A conti fatti è una cosa da niente.

In più, essendo gli atomi livornesi in forma elementare e diventando sospetti pisani nel composto complesso denominato 'uomo', darebbe anche una discreta spiegazione ai moti autodistruttivi a crescita esponenziale di cui la nostra specie (ci tengo a sottolinearlo: la più bieca e bassa espressione della Natura in my opinion) è protagonista fin dall'alba dei tempi. Come a dire: agli atomi gli uomini stanno sui coglioni di parecchio.

Si vocifera perchè estremamente rassomiglianti agli odiati zipisinski.
Nella foto: il presunto sembiante di uno zipisinski.

lunedì, ottobre 09, 2006

L'insieme dei numeri razionali - Z.

E così è arrivato finalmente il mio nuovo coinquilino, al cui confronto potrei essere a buon diritto appellato Jimmy Allegria.

Eppure in quello sguardo intristito dal mondo, in quella consapevolezza lucida e spietata dei propri limiti, in quella incapacità congenita di godersi il presente, io mi ci ritrovo.
E mi viene da sorridere.

Mio buon Fuser, in algebra moltiplicando un meno per un meno si ottiene un più, e anche se la matematica non è mai stata il nostro forte, ci tocca appigliarci a questa speranza.
Mi ritornano in mente i giorni del liceo, quando ai compiti in classe di matematica facevamo i cazzoni per un’ora prima di sceglierci il voto con la profammazzadraghi.

Alla campanella della prima ora di compito Fuser e musashi sono gli unici due che non hanno la testa chinata sul foglio almeno da 55 minuti. La prof decide che basta così.

Profammazzadraghi
Fuser e Musashimaru, l’intestazione del foglio è giusta.
Peccato sia l’unica cosa scritta.

Fuser
Beh, è già qualcosa. Mezzo voto in più?

Profammazzadraghi (guardandolo torva)
Su, non perdiamo tempo: pari o dispari?

Fuser & Musashi (in sincrono)
Dispari, sempre.

Profammazzadraghi
Allora vi do uno.

Fuser
Se sceglievamo pari era due?

Profammazzadraghi

No, zero.

Musashi
Ma prof, come lei ben c’insegna lo zero non è né pari né dispari: è un numero neutro!

Profammazzadraghi (gelida)
Per voi è pari.

O anche la tua brillante relazione che aumentava di 50 righe ad ogni stronzata.

Profammazzadraghi
Fuser, visto che non riesci proprio a stare zitto, per la prossima lezione mi dovrai portare un saggio dal titolo “Aule scolastiche e cocktail Party”, di almeno 100 righe.

Fuser
Prof, sento di poter fare meglio.

Profammazzadraghi
150 righe.

Fuser
Ecco, meglio.

Profammazzadraghi
200 righe.

Fuser
Ma…

Profammazzadraghi
250.

Penso che sia stata l’unica volta in cui ti visto concederle l’ultima parola.
Tra l’altro l’avrei voluta leggere di brutto, quella relazione.

Ed ora eccoci qui, 10 anni più vecchi, a condividere lo stesso tetto come un tempo facevamo con le nostre mattinate scolastiche.
E se è vero com'è vero che il tempo ci ha reso più seri e tristi, è altrettanto vero che l'algebra è, come tutta la matematica, LA scienza esatta.

E in algebra, meno per meno continua a fare più.
Benvenuto.

Peccati Capitali - part V: gola.


Desiderare la roba d'altri è un peccato di gola, no?
Ecco: la morale è sempre quella, fai merenda con Girella.

Lussuria.
Ira & superbia.
Accidia.

Nella foto: se Keira Knightley sta con qualcuno, chiamatemi golosastro.

venerdì, ottobre 06, 2006

Posso avere un autografo?

Anche Ultraman ha messo su un blog.
Grazie: saperti là fuori m'infonde una calda sensazione di sicurezza.

Born in the USA, you was.


Se ne fossi anche il presidente, my unbelievable boss, o fossero tutti come te laggiù, girerei con le magliettine stars'n stripes da mane a vespero.
Cazzo che spettacolo: respect.

giovedì, ottobre 05, 2006

Non chiedermi perchè non sono felice.

Sono giorni tesi, di grande incertezza. Il senso delle cose insiste sull’obliquo, continuo a non distinguere tra apotropaico e psicotropo e, per essere sincero, ignoro il significato di entrambi.
Il buio lo puoi guardare ed accettare o voltarti dall’altra parte: ma in ogni caso non aspettarti di vederci chiaro, che il buio esiste e quando c’è te lo devi succhiare tutto. Io me lo succhio senza battere ciglio, a mo’ di calippo, tanto più che la mia vita non mi riguarda. E poi che senso ha un occhio che attraversa i continenti per trovare il sole a Honolulu se tutta Italia dorme il sonno dei giusti?
Una manciata di concetti raffazzonati e sprecisi, tonnellate di rabbia ancestrale: mi chiedo se in una precedente vita non sia stato bruciato su una pira o sacrificato a Dei crudeli, per spiegarmi quest’idiosincrasia nei confronti del divino. Che poi non è tanto un problema teologico, è necessario a fini pratici capire le relazioni tra la natura e i suoi fenomeni: la luce proietta un’ombra tanto più scura quanto più è intensa, se la tua mira è di risultare illuminato completamente mettiti in fila lì, con Padre Pio e gli altri. Occhio, eh? C’è traffico di mitomani.
Sono timido o faccia di culo? Menoso o Peter Puzzle? Simpatico o stronzo? Ne parlo con i miei frammenti, ne sanno una sega, né tanto m’interessa.
Anche perché per piacerti ho sollevato maree, litigato con l’aria, letto i prospetti illustrativi, cavillato sui concetti, inghiottito banane dal culo, ululato ai lunedì, chiavato articolarmente. E ancora oggi racconto funghi, trovo travi, scavo tra i rovi, pubblico il privato e non c’è nulla da fare: non ti piaccio. Amate essere corteggiate? Sticazzi! Piace anche a me, come la mettiamo?
Ma prendiamo per buono quel discorso sulla reincarnazione e il progresso karmico, a che gradino hai detto che siamo arrivati? Io sono stanco, mi siedo qui e ti aspetto. È a spirale, no? Allora vedrai che prima o poi ripassi, magari in un’altra vita.
Pensa che quando avevo più o meno 16 anni, mia madre mi ha fatto il tema natale: le piaceva da matti, lo ha fatto a tutti e tre i figli. Così è venuto fuori che il mio ascendente è scorpione. Leone ascendente scorpione. “Figo” - ho pensato - “mi piace”. Questo solo perché gli scorpione sono pervertiti in campo sessuale: io mi spiegavo tante cose, ero fedele al mio quadro astrale e si viveva tutti in felice armonia. Ma disgraziatamente con l’avvento di Internet il quadro astrale lo puoi fare su qualsiasi sito e così l’ho fatto: per una puerile curiosità. Beh, indovina? Mia madre ha cannato, il mio ascendente è bilancia. E io non mi ci raccapezzo più. Allora perché sono così depravato?
Ma a te in fondo cosa t’interessa se vado a rotoli? Non mi ricordo di averti assunto come salvaumore, e se avessi i soldi per farlo ti affibbierei tutto un altro ruolo: un qualcosa a metà strada tra la geisha e la dominatrice, tra la lama e la torta da tagliare. Ti faccio schifo? Mi trovi monotematico e noioso? Non c’è problema: andando avanti, un giorno si spera non troppo lontano, ce ne faremo una ragione.

Nessuno ottiene esattamente con precisione quello che vuole.
Siamo fatti di luci e di ombre, baby.

Si ringraziano sentitamente i Juda per il titolo del post e i grandi animali marini per il primo dei due postulati finali.

Entropisterista.


Fumo di sigaretta.
Non è proprio come farsi una canna.
Pazienza.

Aspiro.
1 pacchetto al giorno.
Tutti i giorni.
Da quando avevo 15 anni.

- Ma è troppo! Dovresti diminuire.
- Sai cosa diceva sempre mio nonno?
"Prima o poi il cimitero tocca a tutti, perchè arrivarci sani?"

Una palla bella e buona. Credo sia di Pennac.
Ma che gusto squisito tenersi in tasca una frase ad effetto.
E avere la faccia da culo per dirla.

Più teatrale di un maghrebino.
Cresci a pane e Hollywood, sei suggestionabile... cose così.
Piccoli alibi.

Palco: la mia stanza.
Spoglia come sempre.
Disordinata come sempre.

Colonna sonora allucinata.
Black swan.
Le dita battono a tempo sulla tastiera.

Attore: io.
Liquido. Come sempre.
Vedo un contenitore, m'incuriosisce e ne prendo la forma.
Resto finchè non me ne stanco e passo ad altro.
Poi ancora una volta.
E ancora.

Tutto qui.

Finisce la canzone?
La si riporta indietro.
Poi ancora una volta.
E ancora.

Un'ossessione innocua.
Un gioco da adolescente.
Lo fai per 3/4 volte, poi decidi che la canzone è finita per davvero.

E vai a dormire come se fossi felice.
O magari proprio felice.

Felice sul serio.

martedì, ottobre 03, 2006

Awakening.

Anni e anni a difendere strenuamente la tua dignità di uomo, per poterti guardare allo specchio.
Poi scopri che i partecipanti di “La pupa e il secchione” ti suscitano un’invidia tremenda.

Proposito per il nuovo anno: parteciparvi in qualsiasi modo.
Ostacolo principale: sarei più credibile nel ruolo della pupa.

E andiamo avanti, rosicon-rosiconi.

lunedì, ottobre 02, 2006

Anattupalannodam.

...poi, quando alle 18.00 di un lunedì che volge al temporale, ti si rompe anche l'iPod, ti chiedi se davvero ne valga la pena.

Non prima di aver completato l'appello a tutti i santi del calendario, naturalmente.

Nella vecchia fattoria.


Da sempre (non) funziona così.

In una danza di Orwelliana memoria, mescoliamo goffamente realtà a fiction, finendo per fare da spettatori attoniti alla prima senza nemmeno il televoto proprio della seconda. Cioè: non contiamo un cazzo.

Le cose succedono ad altezze che manco intravediamo, ma anche quando finiscono sotto gli occhi di tutti, al massimo allarghiamo le braccia. Placidi, mansueti: tante ottuse mucche in branco che brucano l'erba.
Arrivato il pastore, una gran legnata sul culo a guisa di spiegazione e cominciamo a spostarci verso l'altro pascolo che ci è stato così gentilmente indicato.

Placidi, mansueti.

A distanza di anni qualcuno si rende conto che le spiegazioni non reggono e prova a muggire un po' più forte, col risultato che le altre mucche lo isolano e lo deridono. E se continua con quel muggito fastidioso, al macello ci finisce per primo.

Ancora adesso Kennedy, secondo la storia ufficiale, fu ucciso da Lee Oswald: poco importa se la dinamica fornita dall'accusa è una barzelletta. Si è sentito qualche muggito, ma le risate di scherno l'hanno subito coperto.

La bomba che negli anni di piombo dilaniò la stazione di Bologna?
Mùùùùùùùù.

Ustica?
Mùùùùùùùùùùùùùùù.

Almeno ai tempi per tenere buona la gente si riempivano i documenti di omissis, ora non servono nemmeno più.
Tutto si muove a logiche di soap opera tanto per far berciar cazzate alle papere: si batte il ferro per un paio di settimane, e, colato il grasso, basta un colpo di spugna per far tornare tutto come prima.

Prima dei mondiali, con calciopoli è venuto fuori un casino che era lecito aspettarsi un'insurrezione con esecuzioni sommarie di tutti i responsabili in piazzale Loreto.
Tempo di berciare un po' e poi chi ti piazzano in un'ottica di risanamento?
Matarrese, noto mafiusone.

Rivoluzione? Calcio in rovina? Popolino incazzato in piazza?

Manco per il cazzo.
Tutti a far l'abbonamento a Sky e for-za ra-gaz-zi!

E se funziona così in queste inezie, nulla fa pensare che in cose ben più serie non sia lo stesso.

Ma persino le mucche più intelligenti, piuttosto che portare i ragionamenti fino in fondo e accettarne le conseguenze, sono molto più propense a buttarla in caciara, che è poi un modo come un altro per dire "va bene così".

Sarà: secondo me È OVVIO che loro centrino qualcosa.
MÙÙÙÙÙÙÙÙÙÙÙÙÙÙÙ.
Nella foto: Musashi protesta.

domenica, ottobre 01, 2006

Back to the Gundam.

Alone, listless.

Avrei voglia di ubriacarmi, il che non è male per uno che si è alzato da un quarto d'ora. Considerato anche che sì: mi sono già fatto una canna.
E non me ne faccio un'altra giusto perchè è finita la droga.

Passa tutto, il tempo non fa sconti, e si chiude l'ultimo anno della mia vita, il primo passato a vivere senza la famiglia.
Ma con il mio migliore amico e la sua ragazza.
Una mia ex.

Non è stato facile per un cazzo proprio.

Infatti ho sclerato, più o meno al tempo dei mondiali, e ho aspettato questo momento con impazienza fino ad adesso.

E ora che è successo e in teoria dovrei essere sollevato, mi sento a terra come una ruota bucata. Non che ne sia più di tanto sorpreso, ma checcazzo: se ogni tanto riuscissi a razionalizzare direi che sarebbe una bella conquista, vista l'età.

Adesso vado a cercare lo sciacquone adatto ad annegarmi, che spesso e volentieri non riesco davvero a capire che cosa cazzo mai mi frulli per il cervello. Sarà che lo status di essere umano proprio non mi si confà.
Ma questo mi pare di averlo già detto.

Poi, come a volte accade, è il destino a venire in aiuto a Musashi: sotto forma di un messaggio della ex di cui sopra, proprio qui e ora.
Ovviamente è un messaggio del cazzo, ovviamente gli monta il nervoso già solo per le poche righe scritte sopra.
E siccome è una creatura dalle buone capacità di ripresa, fa un sorrisetto cattivo anche se pensa senza malizia alcuna: "in bocca al lupo, miegiuoie, spero sinceramente che si riesca tutti a godercela".
Ma te, cara mia, continui a non farcela.

SIPARIO.